Secondo quanto riportato dall'Istat-Istituto nazionale di statistica in una nota, ad aprile 2025 l'inflazione si è mantenuta allo stesso livello di marzo (+1,9%). La stabilità del ritmo di crescita dei prezzi al consumo sintetizza dinamiche settoriali opposte: da un lato, persistono tensioni sui prezzi degli alimentari (+3,0% da +2,4%), che ad aprile si estendono anche a quelli dei servizi relativi ai trasporti (+4,4% da +1,6%); dall'altro, si osservano tendenze deflattive nel comparto energetico (-0,8%, da +2,6%), trainate dalla componente non regolamentata (-3,4% da +0,7%). È aumentato il ritmo di crescita dei prezzi del "carrello della spesa" (+2,6% da +2,1%) e dell'inflazione di fondo, che si attesta a +2,1% (da +1,7% di marzo).
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I prezzi dei beni alimentari evidenziano un profilo tendenziale in netta accelerazione (da +2,4% a +3,0%; +0,6% su marzo), che riguarda sia il comparto degli alimentari non lavorati (da +3,3% a +4,2%; +0,7% su marzo) sia quello dei lavorati (da +1,9% a +2,2%; +0,5% su marzo). In dettaglio, nell'ambito degli alimentari non lavorati accelerano sia i prezzi dei vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +4,4% a +6,5%; +1,7% su marzo) sia quelli di frutta fresca o refrigerata (da +3,1% a +4,8%; +0,7% su marzo).
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Con riferimento alle cinque ripartizioni geografiche, ad aprile 2025, la crescita tendenziale dei prezzi al consumo è più alta di quella nazionale nel Sud (nonostante il rallentamento da +2,1% a +2,0%), è uguale a quella nazionale nel Nord-Est (che decelera da +2,1% a +1,9%), mentre risulta inferiore nel Centro e nel NordOvest (entrambe stabili a +1,8%) e nelle Isole (in rallentamento da +2,0% a +1,7%). Tra i capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluoghi di regione con più di 150mila abitanti, l'inflazione più elevata si osserva a Genova (+2,6%), Padova (+2,5%) seguite da Bolzano, Napoli e Rimini (tutte e tre a +2,4%); la più contenuta si registra a Firenze (+1,2%), a Catanzaro (+1,1%) e a Parma (+0,9%).
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