Dal 1° febbraio 2025, gli Stati Uniti hanno imposto i dazi annunciati. Il Presidente Donald Trump ha firmato tre ordini esecutivi: due fissano imposte al 25% per l'importazione di tutti i beni provenienti da Canada e Messico, mentre un altro indica dazi al 10% per la Cina. Nel mirino di Trump anche l'Unione europea che, secondo quanto riferisce l'Ansa, si dice "pronta a rispondere con fermezza a qualsiasi partner commerciale che imponga dazi in modo ingiusto o arbitrario sui prodotti europei".
In una recente nota di Spediporto, si legge: "Secondo lo studio di Aurélien Saussay per il Grantham Research Institute, il Prodotto interno lordo (Pil) dell'Unione europea potrebbe calare dello 0,11%, con la Germania particolarmente colpita (-0,23%) a causa dei dazi sull'industria automobilistica. Per l'Italia, l'impatto sul Pil sarebbe minimo (-0,01%), ma settori chiave come macchinari e prodotti chimici potrebbero soffrire".
"Infatti, secondo i dati dell'Agenzia Ice di fonte Istat, elaborati dall'Ambasciata italiana, nel 2023 il comparto leader delle esportazioni italiane negli Stati Uniti è stato quello dei macchinari e delle apparecchiature per un importo di oltre 12 miliardi di euro; e, sempre secondo lo studio di Sussay, questo unitamente ai prodotti chimici (dei quali l'Italia ha esportato nel 2023 merce per quasi 3 miliardi di euro) potrebbe essere uno degli ambiti in maggiore sofferenza con l'applicazione di nuovi dazi".
Se i dazi fossero del 20% sui prodotti europei, l'export italiano verso gli Stati Uniti potrebbe diminuire del 16,8% (Fonte: studio del National Board svedese). "La diminuzione dell'export avrebbe effetti, ovviamente, anche sul settore marittimo: secondo il rapporto della European Maritime Transport Agency (Emta), infatti, una contrazione del 10% delle esportazioni verso gli Stati Uniti potrebbe ridurre il Pil marittimo europeo del 3-5%", continua la nota di Spediporto.
"Trump ha anche spinto per l'acquisto di Gnl (gas naturale liquefatto) dagli Stati Uniti, che sono il principale fornitore dell'Ue. Gli Usa sono, come da relazione annuale di Arera, il maggior fornitore dell'Unione europea con il 45,5%, mentre in Italia (dati Istat) gli Stati Uniti sono il sesto fornitore di gas con una quota del 7,6%. Nelle ultime settimane, il costo del Gnl per British Thermal Units (unità di misura adottata negli Usa) è cresciuto fino ad arrivare al 48% in più rispetto a tre mesi fa".