Il vento è sempre un elemento meteorologico da non sottovalutare, in agricoltura, poiché capace di danneggiare tutte le piantagioni, dalle
arboree, alle arbustive, alle erbacee, fino anche alle strutture delle coltivazioni sotto copertura. Se la specie è sensibile, o se sono presenti organi delicati, fiori e frutti, il movimento violento dell'aria può generare rotture e lesioni per effetto dello sfregamento delle stesse foglie e delle ramificazioni.
Frangivento con olivo, 6 anni dalla messa a dimora. La parete è più alta della struttura di copertura, garantendo così una protezione completa dell'impianto (limoneto).
Le pareti frangivento sono efficaci per proteggere i frutteti dalle raffiche violente e fredde. A tal riguardo, l'agronomo Vito Vitelli spiega: "Le raffiche diventano pericolose quando cominciamo a superare i 50-60 km/h, per poi diventare devastanti, per piante e strutture, oltre i 90-100 km/h. L'obiettivo, però, non deve essere quello di isolare completamente il campo dal movimento dell'aria, il quale invece risulta essere molto importante per evitare ad esempio i ristagni di umidità, per favorire la circolazione del polline o per la movimentazione degli insetti pronubi. Abbiamo bisogno di una barriera semipermeabile realizzabile con piante (chiamante frangivento vivo) oppure con pareti verticali di rete (frangivento morto)".
Mandorleto protetto da parete frangivento di olivo
Sono da preferire i frangiventi vivi, poiché, oltre a esercitare un effetto limitante della velocità del vento, svolgono una vera e propria funzione di filtro. E' stato dimostrato che le aree protette dal frangivento realizzato con piante, risultano essere più fresche in estate e più miti in inverno. Oltre all'effetto climatizzante, queste barriere a impatto positivo sul paesaggio e sulla biodiversità filtrano l'aria dal sale e dalle particelle a effetto fitotossico e abrasivo, trasportate dal vento. Il vento, se molto forte, non solo arreca danno diretto sulle piante, ma anche alle strutture di protezione, provocando così disastri e problemi economici ingenti.
Impianto kiwi dopo un nubifragio
In che modo realizzarle e per quali coltivazioni
Le specie più utilizzate per la realizzazione di barriere vive, nei climi mediterranei sono l'olivo, la canna comune (Arundo spp), i cipressi e gli eucalipti. L'agronomo spiega che occorre costituire una parete alta 6-7 metri, da realizzare lungo il perimetro della piantagione. La barriera non ha però una efficacia illimitata, in quanto andrebbe ripetuta ogni 80-100 m, sempre in direzione perpendicolare al vento.
Frangivento con canne
"Le pareti frangivento sono da suggerire per la protezione di tutte le colture esposte all'impeto del vento sia in condizioni di forze ordinarie sia di eventi straordinari devastanti, questi ultimi ormai sempre più frequenti a causa del cambiamento climatico. Sono inevitabili nei casi di coltivazioni pregiate ad altissimo reddito, negli impianti ad alta densità (limoneti, actinidieti) o super-intesivi (come pereti e meleti a parete) dove sono elevati gli investimenti economici in termini di piante e strutture".
Frangivento con eucalipto
Qual è la barriera preferita dagli agricoltori?
Negli ultimi anni, si sta proponendo l'olivo allevato a monoasse, essendo una specie molto diffusa in Italia, a rapido accrescimento, se viene correttamente gestita la fertirrigazione e la chioma, e a duplice attitudine, poiché alla funzione di protettiva si combina anche quella produttiva.
Pereto a pochi mesi dal trapianto e protetto da parete frangivento di olivo (Sicilia).
"L'olivo si presta bene come frangivento, perché è una specie facile da gestire e non invadente nei confronti delle coltivazioni da proteggere - continua Vitelli - Le piante sono poste lungo la fila a 1,80-2,20 metri e allevate a monoasse con l'aiuto, nei primi tre anni, di tutori e strutture di sostegno. Dal solido asse centrale si dipartano delle ramificazioni non molto lunghe, (massimo 1,00-1,30 m) resistenti e molto flessibili, orientate soprattutto nella direzione del vento. I rami vengono accarezzati dall'aria in movimento, ne assecondano il passaggio e riducono l'impeto. La vicinanza delle piante lungo la fila crea una relazione tra i sistemi radicali, generando moderazione dello sviluppo delle ramificazioni, autoregolazione dell'equilibrio vegetativo e una precoce entrata in produzione. Nella parete, la disposizione riavvicinata delle piante consente la gestione semplice della potatura, che viene eseguita manualmente ogni anno, agendo principalmente sui rami della base e consiste in pochi tagli di ritorno".
Per maggiori informazioni:
Agronomo Vito Vitelli
+39 3392511629
[email protected]
vitovitelli.blogspot.com