La vera opportunità per l'Africa meridionale, secondo sia Tommie van Zyl, amministratore delegato della ZZ2, che Charl Dubois, dirigente esecutivo della Capespan alla conferenza IFPA sta nel decentramento.
A lato: Charl Dubois della Capespan (foto: Brent Abrahams)
Charl ha parlato delle decine di miliardi di dollari investiti in Sudafrica nella terra, nella proprietà intellettuale e nelle infrastrutture realizzate dall'industria ortofrutticola ma, insieme, alle conseguenti sfide della distribuzione quando si spostano prodotti maggiormente deperibili su più mercati.
"Si consideri quello che sta succedendo in Namibia: hanno 2.000 ettari di uva da tavola, stanno pianificando 10.000 ettari di agrumi, progettando una nuova diga e c'è un operatore privato per il porto di Walvis Bay. Anche i porti di Luanda e Maputo hanno operatori privati".
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Un tema ricorrente tra i partecipanti alla conferenza è stata infatti l’aggiudicazione del contratto per la gestione del molo 2 di Durban alla International Container Terminal Services Inc. (ICTSI) con sede nelle Filippine che, secondo Charl, sposterà l'ago della bilancia.
Le aziende sudafricane sono desiderose di investire in infrastrutture, e il risultato più a portata di mano riguarda i porti poco performanti. Considerati i problemi energetici del Sudafrica, l’obiettivo principale è fare meno affidamento possibile sul governo.
L’emergenza legata alle interruzioni di corrente (che Tommie van Zyl preferisce a "riduzione del carico") ha offerto al Sudafrica una grande opportunità per il decentramento energetico.
"Dobbiamo allineare le nostre strategie e collaborare, invece di incolpare e mortificare", ha detto Tommie. "Dobbiamo solo portare a termine il lavoro".
Nell'ottica della sostenibilità, i prodotti ortofrutticoli vengono oscurati dai grandi marchiNel campo della sostenibilità, che è al centro di ogni grande azienda, sono i beni di consumo e i grandi marchi a tracciare il percorso, definendo l'agenda sulla sostenibilità, ha detto Tamara Muruetagoiena (a destra) alla conferenza dell'IFPA.
Tutti sanno quello che aziende come Patagonia o Nike hanno fatto per mitigare il cambiamento climatico perché hanno saputo raccontare molto bene le loro storie e hanno occupato lo spazio in cui le aziende possono parlare di queste cose.
Charl ha aggiunto: "In generale, l'agricoltura spesso ha una cattiva reputazione: è a monocoltura e utilizza agrofarmaci e agrofertilizzanti, ma nel campo dell'agricoltura rigenerativa stanno accadendo molte cose che dobbiamo raccontare. Abbiamo un ruolo importante da svolgere con la cattura del carbonio".
Questo è il ruolo che l'IFPA intende svolgere: dare voce all'industria ortofrutticola sulla scena globale per spiegare in che modo è parte della soluzione.
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Tamara ha detto che l'impronta di carbonio della catena di fornitura sta diventando più efficiente, dopo aver ricevuto la dovuta attenzione, ma abbiamo molte più opportunità per raggiungere la sostenibilità, considerato il cambiamento climatico, attraverso pratiche di produzione che sequestrano il carbonio e conservano la biodiversità.
Solo il 18% della terra della ZZ2 è coltivata in modo intensivo, ha detto Tommie alla conferenza, mentre il 62% è lasciata intatta, come corridoi verdi e habitat per fornire servizi ecologici all’azienda. La ZZ2 è stata un precursore nel portare dalla sua parte gli ecologisti.
Paulina Theologou-Criticos, l’amministratore delegato di Westfalia e Tommie van Zyl, amministratore delegato della ZZ2 (foto: Brent Abrahams)
In balia di disinformati regolatori degli imballaggi
Per Muruetagoiena, l'agricoltura rigenerativa e la mitigazione dei cambiamenti climatici attraverso le pratiche di produzione, sono le prossime frontiere della sostenibilità.
Ahimè, rimane da risolvere l'enigma degli imballaggi.
"A differenza di altre aree, nel settore degli imballaggi siamo dominati dalle autorità di regolamentazione, e la palla è nelle loro mani", ha affermato Muruetagoiena, esperta di sostenibilità nel settore dei prodotti ortofrutticoli prima di trasferirsi all'IFPA, dove dirige questo portafoglio.
In altre aree, i produttori possono prendere il toro per le corna - catturando il carbonio attraverso pratiche rigenerative (anche se Charl ha sottolineato che non possono ancora scambiarlo con crediti di carbonio in agricoltura, come in altre campi dell'economia) e riducendo la dipendenza dai fertilizzanti sintetici che rilasciano protossido di azoto. Ma, nel settore degli imballaggi, l'industria dei prodotti ortofrutticoli è completamente in balia delle autorità di regolamentazione, secondo Charl.
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Al momento non c'è alcun sostituto della plastica, anche se migliorare il riciclo e aumentare il contenuto riciclato è sicuramente la strada da percorrere, e invece di frapporre barriere, le autorità di regolamentazione potrebbero piuttosto aiutare l'industria con maggiori finanziamenti nell'innovazione.
"Dovremmo istruire le autorità di regolamentazione sul perché i prodotti ortofrutticoli hanno bisogno degli imballaggi", ha affermato Tamara Muruetagoiena. "Il Green Deal dell'Ue e le nuove normative sugli imballaggi preoccupano tutti".
Paulina Theologou-Criticos, amministratore delegato della Westfalia, concorda con il punto di vista di Tamara, secondo la quale la sostenibilità è un cambiamento di mentalità.
"Vogliamo cogliere le opportunità, nonostante le avversità. Qualsiasi risorsa su questa terra che utilizziamo per portare il frutto nel piatto, deve essere utilizzata in modo sostenibile, rinnovabile e al minimo. E non smetterà di essere venduto. Il trucco è produrlo in modo rigenerativo".