In Italia, la coltivazione di noci, nocciole, mandorle, castagne, pistacchi e carrube interessa una superficie di circa 180mila ettari. La produzione media degli ultimi anni ammonta a circa 220mila tonnellate, ma i quantitativi raccolti oscillano fortemente da un anno all'altro a causa dell'impatto del clima sulle rese produttive. Se ne è parlato durante la conferenza organizzata a Macfrut, presso lo stand Misaf-Ismea.
In generale, esiste un forte legame della produzione con il territorio. Ad esempio, la produzione di nocciole è localizzata essenzialmente in Campania, Lazio e Piemonte; quella di mandorle in Puglia e Sicilia, quella di pistacchio in alcune aree specifiche della Sicilia (Bronte e Raffadali); la produzione di noci e castagne è diffusa in areali che vanno dal sud al nord dello Stivale. Lo stretto legame con il territorio ha portato al riconoscimento di diversi marchi a indicazione geografica (Dop e Igp) ma il successo economico di questi prodotti è stato fino ad ora parziale, in quanto ostacolato da alcuni limiti insiti nella struttura stessa di questa filiera.
Il principale utilizzo della frutta in guscio - in particolare nocciole, mandorle e pistacchi - riguarda l'industria dolciaria e agroalimentare in genere mentre per castagne e noci si ha una prevalenza del consumo tal quale. Per loro stessa natura, i prodotti del comparto intercettano naturalmente la crescente domanda di alimenti salutari a elevato contenuto nutrizionale facendo registrare una tendenza di crescita negli acquisti.
Per tutti i prodotti si registra, tuttavia, un deficit della produzione nazionale rispetto al fabbisogno interno e ciò spiana la strada all'importazione di ingenti quantitativi di prodotto dall'estero, come avviene ad esempio per le nocciole turche, cilene, georgiane e azere, per i pistacchi di Usa e Iran, per le mandorle di Usa e Spagna, per le noci di Spagna e Usa e per le castagne di Turchia, Portogallo e Spagna. Tutto ciò si traduce in importazioni per circa 1,4 miliardi di euro all'anno e un pesante passivo della bilancia commerciale dell'Italia che ammonta a circa 700 milioni di euro.
È evidente quindi che esiste una grande opportunità di aumentare il potenziale produttivo dell'Italia tenendo ben presente però i limiti determinati dalle caratteristiche pedoclimatiche dei nostri territori che non sempre si adattano alle diverse specie. Allo stesso tempo è necessario non sottovalutare la minaccia insita in un mercato internazionale gestito da grandi player in grado di influenzare il livello del prezzo mondiale.
Indice dei prezzi della frutta a guscio
Nel periodo 2017-2018 l'indice dei prezzi all’origine della frutta a guscio ha mostrato una sostanziale stabilità, sia nel confronto mese su mese, sia anno su anno. Nel 2019 l’indice ha segnato un incremento che è sostanzialmente ascrivibile all’aumento del prezzo all’origine delle nocciole (che come è noto risentono fortemente delle variazioni registrate sul mercato turco) e delle mandorle. Nel 2020 l’indice cala su base annua e si attesta ai livelli del 2018. Nel 2021 c’è stato un ulteriore calo dell’indice a causa soprattutto della flessione dei prezzi all’origine di mandorle e nocciole, seguito nel 2022 da una ripresa.
Negli ultimi anni le mandorle stanno riscuotendo un buon successo anche nel consumo tal quale. La produzione nazionale non è sufficiente a coprire la domanda. Un discorso analogo può esser fatto per le noci la cui produzione non copre la domanda interna.
Per maggiori informazioni: ismea.it