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Momento di confronto tra i produttori del comparto, organizzato da Made in Nature

"Il biologico è finito? No, ma va salvaguardato"

"Produrre biologico significa ridurre sensibilmente l'impatto sull'ambiente e rispettare quest'ultimo, proteggendo la biodiversità sia animale sia vegetale. Nel triennio di attività del progetto Made in Nature (dal 1° febbraio 2022 al 31 gennaio 2025, ndr), l'obiettivo ambizioso è promuovere, trasferire e passare a una cultura del biologico a 360 gradi, al fine di aumentare la consapevolezza di ciò che significa produrre e consumare bio".

A dichiararlo Luca Mari, project manager di CSO Italy e di Made in Nature, durante il digital press lunch tenutosi ieri, 11 ottobre 2022.


Luca Mari (project manager di CSO Italy e Made in Nature)

L'incontro ha rappresentato anche l'occasione per un momento di confronto tra CSO Italy con il direttore Elisa Macchi (vedi articolo correlato) e i produttori del comparto, tra cui Massimo Ceradini (amministratore di Ceradini Group), Paolo Pari (direttore di Almaverde Bio) e Vincenzo Finelli (direttore di Orogel Fresco). Contributi video ci sono stati da parte di food blogger, che hanno voluto raccontare cosa è il biologico, dal loro punto di vista, dopo aver ricevuto i prodotti delle aziende che partecipano al progetto.

"Made in Nature: Scopri i valori del biologico europeo" è finanziato dall'Unione europea e da CSO Italy, il centro servizi che associa al suo interno i principali produttori italiani di biologico.

A tre aziende che fanno parte del paniere delle sei imprese italiane che sostengono il progetto (Brio Alce Nero, Canova Almaverde Bio, Ceradini Group, Conserve Italia, Orogel, Very Bio Mazzoni), è stato chiesto cosa rappresenta il biologico a livello aziendale nel contesto di mercato attuale, e quali sono le prospettive/opportunità.


Massimo Ceradini, amministratore di Ceradini Group

"Abbiamo cominciato ad affrontare il mercato del biologico circa 10 anni fa, in un periodo in cui abbiamo assistito alla sua maggiore crescita - ha dichiarato Massimo Ceradini, amministratore di Ceradini Group - Sappiamo che l'Italia è il Paese europeo con la superficie più grande coltivata in regime biologico e, quindi, rappresenta un comparto molto importante. Per Ceradini Group il prodotto principale è il kiwi e lo vendiamo in tutto il mondo. Lavoriamo in tutta Europa, ma anche negli Stati Uniti: mercati molto attratti dal prodotto biologico. Ed è proprio grazie ai nostri clienti che abbiamo incrementato questo segmento".

"Quello del biologico è un settore molto importante, perché delinea anche uno stile di vita legato alla sostenibilità - ha continuato Ceradini - Una parola che abbiamo sulla bocca tutti i giorni e che accresce man mano la sua importanza. Pur essendo un settore che, negli ultimi anni, ha subito una frenata, il biologico ha bisogno ancor di più adesso di una forte comunicazione, che stimoli il consumatore a continuare ad acquistare bio e gli spieghi il perché dei prezzi più elevati. Allo stesso tempo, la comunicazione è necessaria per orientare chi non acquista bio a comprarlo".

"Nel biologico ci crediamo e, come azienda, puntiamo sempre più sulla sostenibilità. In generale, speriamo che i consumi tornino a crescere", ha concluso Ceradini.


Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio

"Rispetto all'andamento dei consumi di ortofrutta in generale, quello del biologico non è così negativo. Bisognerebbe tener conto anche di come è cambiata l'organizzazione dell'offerta negli anni e del posizionamento dei prezzi - ha sottolineato Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio - Stiamo affrontando un periodo ricco di incertezze, che va a impattare in generale sui consumi alimentari. Rimango però dell'idea che l'elemento dell'agricoltura (ortofrutta) biologica sia differenziante e strategico nel mass market e vada rivisto in termini di riposizionamento (frammentazione) dell'offerta".

Sintetizzando, il direttore di Orogel Fresco Vincenzo Finelli ha sottolineato: "Stiamo vendendo meno bio; il biologico che produciamo deve essere sempre più perfetto; i nostri prodotti bio sono venduti con un aggravio di costi sempre maggiore; il prezzo medio al chilogrammo si abbassa; il valore della merce bio di prima categoria flette, perché si è alzata l'asticella della qualità; i costi di produzione crescono. Detto questo, il biologico è finito? Assolutamente no! Questo segmento era uscito dalla nicchia e non deve tornarci, per non sparire completamente dopo qualche anno".


Vincenzo Finelli, direttore di Orogel Fresco

"Oggi, noi ci troviamo a vivere un momento di grandissima difficoltà, perché le vendite si riducono in volume. Negli anni passati si è registrata una crescita nella Grande distribuzione organizzata, che ora mostra una contrazione, soprattutto legata alla capacità di spesa, in termini finanziari, dei suoi consumatori. Si inizia a innescare un meccanismo, secondo il quale i prodotti più costosi saranno i primi a non essere acquistati dal consumatore. Non è però così scontato che se un consumatore medio avrà una capacità di spesa più bassa, di conseguenza non acquisterà prodotti costosi".

"Ci auguriamo quindi che la Gdo mantenga gli spazi - ha continuato Finelli - Inoltre, i retailer stanno alzando il livello qualitativo, cosa che crea problemi in campagna, dove già è difficile produrre biologico".

Secondo Finelli, va considerato anche un altro aspetto: il mondo industriale. "L'industria sta vivendo, forse, un momento ancora più complicato di quello del mercato del fresco e la redditività di un produttore bio viene intaccata in maniera importante".

Altro fattore da considerare è quello legato, in particolare, all'export sul mercato tedesco e al discorso dei fosfiti. "Un problema dibattuto negli ultimi 10 anni, con una normativa europea da un lato e le esigenze di alcuni clienti dall'altro. Discrasia che ci mette in grave difficoltà: alcuni mercati sono stati compromessi per via della presenza di fosfiti".

"Come azienda continuiamo a investire nel biologico e ci crediamo. Siamo però consapevoli che avremo davanti a noi anni di grandissima difficoltà. Il progetto Made in Nature dovrebbe servire anche a trasferire le problematiche che abbiamo ai politici che in Europa lavorano sulla strategia Farm to Fork", ha concluso Finelli.

Per maggiori informazioni: madeinnature.org