Sedici anni fa, Frédéric Poupard e sua moglie Laura Poupard intrapresero l'avventura del biologico. Oggi coltivano solo asparagi biologici, i bianchi su 40 ettari e i verdi su 30 ettari. La raccolta avviene dai primi di marzo fino alla fine di giugno.
La campagna di quest'anno è abbastanza estesa e finora sta procedendo bene. "Abbiamo temuto per le alte temperature che hanno fatto spuntare improvvisamente molti turioni, indebolendo il mercato. Sono seguiti dei giorni freddi che hanno rallentato la produzione. Con l'aumento della domanda prima di Pasqua, negli ultimi giorni il mercato è tornato stabile. Per quanto riguarda il gelo, anche noi ovviamente ne siamo stati colpiti ma, nella coltivazione degli asparagi, i danni non sono mai eccessivi. Proprio come l'anno scorso, abbiamo perso non più di 2 o 3 tonnellate".
L'azienda ora rappresenta la più grande produzione indipendente di asparagi biologici in Francia, ma ci sono voluti alcuni anni prima che si potesse trarre profitto dalla riconversione.
“Siamo passati all'agricoltura biologica perché volevamo un cambiamento. Dopo aver incontrato altri produttori, abbiamo deciso di intraprendere questa strada. I primi anni sono stati difficili, perché all'inizio non abbiamo potuto beneficiare appieno dei nostri asparagi bio. È nel 2013 che la situazione è migliorata. Una produzione biologica richiede un approccio a lungo termine, senza puntare sulle rese e con la capacità di prevenire. Per la protezione delle piante, ad esempio, ci assicuriamo di evitare le malattie e l’invasione di parassiti, lasciando più spazio tra i filari e orientando gli asparagi in direzione del vento. Dobbiamo prevenire i problemi, prima che sia troppo tardi. Ecco perché abbiamo scelto un modello biologico molto estensivo e con una bassa densità per ettaro. Naturalmente, anche la scelta della varietà ha un suo impatto. Ma ciò che è anche interessante è che, nel tempo, la pianta impara a proteggersi da sola e diventa più forte”.
Esitazioni nel commercio biologico
Frédéric e Laura vendono i loro asparagi a marchio Langeline, tramite reti commerciali specializzate, nei mercati, nonché a ristoranti e grossisti. Il commercio era ancora molto vivace, qualche anno fa, ma oggi è più difficile pure per gli asparagi. "Molti produttori e le grandi cooperative si sono convertite, e questo ha indebolito il mercato. Mentre l'anno scorso, a causa della crisi sanitaria, non l’abbiamo percepito, quest'anno è evidente. Il mercato è molto incerto, ma sono sicuro che prima o poi si stabilizzerà".
Un approccio al biodinamico
La stessa voglia di intraprendere ed esplorare nuovi orizzonti ha spinto la coppia a introdurre la metodica biodinamica nella loro produzione di asparagi. "Ne parliamo molto poco e non commercializziamo ancora la nostra produzione sotto l'etichetta Demeter. Abbiamo voluto testare questo nuovo processo di coltivazione soprattutto per divertimento e curiosità, ma anche come sfida e per consolidare il nostro impegno verso modelli produttivi sostenibili. Uno dei nostri dipendenti è appassionato di biodinamica e alla fine ci ha convinti a intraprendere quest'avventura. La biodinamica ci tutela anche dalle controversie sulle produzioni miste, perché con questo metodo di coltivazione è semplicemente impossibile mantenere un'attività convenzionale. L'azienda è dunque in grado di innovare senza rischiare eventuali conseguenze, quindi ci stiamo provando".
È un’esperienza molto illuminante, ma Laura e Frédéric non se ne fanno un vanto. "La biodinamica è soprattutto una questione di filosofia. Il rapporto con la terra è molto interessante. Questo ci ha permesso di incontrare persone appassionate e stimolanti, che credono in quello che fanno e sono molto coinvolte. Incontrare queste persone è stata un'esperienza utile. Siamo orgogliosi del nostro lavoro. Non si tratta di fare meglio degli altri, ma occuparci di biodinamica ci dà soddisfazione. Abbiamo ancora molti dubbi, ma ci sentiamo a nostro agio nel seguire questo approccio".
Per maggiori informazioni:
Frédéric e Laura Poupard
Langevine
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