Per le imprese del settore metallurgico, degli imballaggi, della plastica e del legno questi primi cinque mesi del 2021 continuano a essere molto difficili dal punto di vista produttivo; non solo per le diverse problematiche causate della crisi sanitaria, ma anche perché i costi delle materie prime lievitano in modo costante e i preventivi presentati ai clienti, a distanza di pochi giorni, non sono più validi. Mesi movimentati, in cui si verificano nuovi record di prezzo, oltre che una vera e propria caccia alle materie prime.
I maggiori rincari si registrano sui metalli di base, con un incremento del +65,7% tra marzo 2020 e marzo 2021. In particolare, in un anno, il ferro ha visto un aumento dell'88%, il rame di oltre il 73,% e l'alluminio del 36% (Fonte: Fondo Monetario Internazionale). Nella morsa dei rincari rientra anche il carburante, il quale negli ultimi 12 mesi ha subito un incremento del 15% (dato riferito al gasolio).
Negli ultimi giorni, i polimeri utilizzati per la realizzazione di film termoplastici, ad esempio, sfiorano i 2 euro al chilogrammo, con un rincaro di circa il 100%. Situazione molto simile per il ferro zincato, molto utilizzato per la costruzione di strutture serricole, che al momento si attesta intorno a 1,65 €/kg rispetto a 1,05 €/kg di 12 mesi fa.
Una situazione generale, dunque, che scoraggia la ripresa economica del post-pandemia, tanto voluta quanto necessaria. Aumenti che ricadono sui consumatori finali e sulle aziende che decidono di investire, ma che spesso sono costrette a rinunciare.