I prezzi stanno gradualmente diminuendo: il problema generale è che non ci sono abbastanza consumi, la domanda è al minimo e gli esportatori sono preoccupati per il fatto che a breve finirà l'export d'oltremare. Da aprile, infatti, il prodotto non è più in grado di sopportare lunghi periodi di trasporto e il rischio di un non ritiro della merce sarebbe troppo elevato: "Pertanto - osserva Pietro - tutti riverseranno il prodotto sul mercato europeo, che comunque sarà congestionato non solo per l'eccesso di produzione italiana e greca, ma anche per la chiusura del mercato russo".
La produzione greca continua ad aumentare: "Per il momento non sono ancora molto attrezzati come magazzini di condizionamento, per cui non rappresentano un grosso problema per i nostri mercati d'oltremare, al contrario lo sono per il mercato europeo. Infatti già a ottobre, novembre e dicembre troviamo kiwi greco proposto a qualsiasi prezzo, in quanto hanno il problema di gestire il prodotto velocemente".
Per quanto riguarda il kiwi giallo, stanno aumentando i consumatori che preferiscono la frutta dolce, per cui il kiwi giallo sta prendendo piede in Europa ma anche in Italia.
"Noi - spiega l'imprenditore - abbiamo una società di sperimentazione e fra 2-3 anni disporremo di varietà nuove di kiwi giallo. Al momento, infatti, i problemi di kiwi giallo sono legati 1) alla sua limitata conservazione, che implica un veloce smaltimento del prodotto che generalmente termina a fine dicembre e 2) alla produzione. Non è pensabile produrre 60 ton/ha di kiwi giallo senza compromettere la qualità organolettica e commerciale del frutto. Questi due aspetti sono correlati, poiché produrre un frutto di qualità in termini di pezzatura, calibro, colore e °Brix (tenore zuccherino) significa anche avere un prodotto che si conserva meglio".
Per quanto riguarda la commercializzazione d'oltremare, Pietro Quaranta riferisce che i prezzi sono stati bassi, ma compensati da importanti volumi esportati in USA, Canada, Brasile, Argentina, India e Australia: "Il Nord Africa, in particolare l'Egitto, da sempre un mercato importante per gli esportatori piemontesi, si sta fermando per eccesso di prodotto: non è più una questione di prezzo, ma di surplus di offerta. Si stanno aprendo nuovi mercati, come Corea e India, anche se si tratta di mercati di difficile gestione in termini di burocrazia, protocolli e controlli".
L'imprenditore osserva che, quest'anno, la qualità del kiwi è risultata superiore per le produzioni italiane settentrionali rispetto a quelle meridionali a causa delle condizioni climatiche, che sono state più favorevoli al Nord. D'altra parte, le elevate temperature hanno portato a una resa altissima: a Latina si sono raggiunte anche 70 ton/ha! Il che ha non solo prolungato la raccolta, ma ha soprattutto compromesso la qualità dei frutti, con grande incidenza di calibri piccoli. "Fortunatamente, in generale, i kiwi indipendentemente dalla zona di produzione si stanno conservando bene", chiosa Pietro.
"Generalmente le giacenze terminavano nel mese di aprile, quest'anno si spera di svuotare i magazzini entro maggio, i più pessimisti pensano addirittura a giugno. L'unico vantaggio pare che quest'anno ci sia meno produzione dal Cile, dove la raccolta inizierà ad aprile e arriverà sul mercato europeo aggiungendosi a quello italiano e greco!"
I prezzi sono sicuramente più bassi rispetto alla campagna 2014/15, anche se il prezzo dipende molto dal calibro: la frutta di calibro medio buono spunta prezzi ragionevoli, mentre per le partite con calibri piccoli, i prezzi coprono appena i costi di trasporto e magazzino.
Pietro Quaranta conclude: "L'unica soluzione per far riprendere il mercato del kiwi italiano è quello di mettere delle regole ferree per l'esportazione del kiwi precoce. Ci sono state annate in cui ci siamo bruciati perché il kiwi veniva già raccolto e commercializzato a settembre. Chi acquistava quel prodotto, sicuramente non lo comprava più nemmeno dopo, quando sarebbe stato finalmente buono! In questo modo abbiamo perso dei mercati e ci siamo compromessi.
"Il kiwi francese, che non ha nulla da invidiare rispetto al nostro, spunta prezzi più alti poiché i produttori e i distributori rispettano date di raccolta e partenze: è inutile mettere i gradi Brix! Ci vogliono delle date! Tanto, prima del prodotto italiano c'è quello della Nuova Zelanda, è inutile immettere anticipatamente sul mercato un prodotto non buono, per poi compromettere la campagna commerciale".
"Se il kiwi è buono, i consumi ci sono, ma ci vuole serietà e buon senso. Fissare delle date sull'epoca di raccolta e di spedizione, naturalmente con controlli ferrei, potrebbe essere un buon inizio; il passo successivo è poi regolare la produzione in termini di rese: non si possono fare 60 ton/ha e pensare di avere un frutto di qualità, mentre una resa di 40-45 ton/ha potrebbe costituire il giusto equilibrio tra produzione e qualità. Senza dimenticare che, regolare la produzione significa qualità, prezzo ed equilibrio tra domanda e offerta".

Pietro Quaranta
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