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"Fare l'imprenditrice agricola in Italia: "Non raccontateci favole"

Anche se il settore agricolo, come noto, è uno dei più sostenuti finanziariamente dal budget dell'Unione europea, in Italia esistono Regioni più o meno attente a questo comparto; a dimostrarlo ci sono le differenti tempistiche di approvazione, nonché le diverse modalità di ideazione e di attuazione dei relativi PSR-Piani di Sviluppo Rurale.

Alcune organizzazioni agricole italiane sono poi al lavoro per siglare accordi con gli Istituti di credito, al fine di agevolare le imprese. Eppure, in Italia aprire una nuova attività agricola da zero è ancora molto dura - specie se a farlo sono donne, per di più single.

In base ai dati Eurostat, il settore agricolo italiano ha una componente di forza lavoro femminile numericamente superiore rispetto agli altri Paesi: in Italia sono impiegate in agricoltura 1,3 milioni di donne, mentre in Spagna sono 660mila, e in Francia e Germania sono circa 340mila. Inoltre, secondo un'analisi di Donne Impresa Coldiretti presentata a Expo, nel nostro Paese 215mila imprese agricole sono guidate da imprenditrici, su un totale di 740mila. Quasi un terzo (29%).

Una crescita quantitativa e qualitativa a detta di Confagricoltura: più donne sono imprenditrici agricole, più donne conducono aziende di grandi dimensioni, più donne svolgono da dipendenti mansioni organizzative nelle aziende agricole (dirigenti e impiegate), meno donne lavorano in agricoltura in quanto mogli dell'imprenditore.


(Foto: blogbiologico.it)

Ma le imprenditrici che tutti i giorni si scontrano con la situazione reale lamentano la mancanza di aiuto concreto, che permetterebbe loro di far fronte a diverse problematiche. Chiedono più fatti e meno parole. Soprattutto, chiedono meno favole. Resta ancora difficile, per esempio, ottenere credito da parte delle banche, agevolazioni o tassi convenienti.

"Fare impresa - racconta un'imprenditrice a FreshPlaza - vuol dire per esempio prendere in affitto strutture, dimostrando di saper lavorare bene, maanche sostenere costi in termini di produzione, materie prime e manodopera, solo per citarne alcuni. Non è la stessa cosa riuscire a pagare, per esempio, teloni o piantine in anticipo, rispetto a un saldo effettuato a 90 o 120 giorni: in questo secondo caso, non si hanno possibilità di avere sconti e di conseguenza il risparmio è minimo".

"Chi va a fare la spesa non immagina quanto lavoro e quanta fatica ci siano dietro a un determinato prodotto presente sullo scaffale. Per questo, tutti coloro che offrono posti di lavoro e fanno girare l'economia in maniera onesta andrebbero aiutati e tutelati".

E' sulla bocca di tutti che bisogna investire sui giovani e sul comparto agricolo. Molto dipende però dalla forza di volontà e dalla tenacia del singolo imprenditore; infatti le procedure burocratiche e i costi che ancora gravano sulle imprese agricole non sono cosa da poco (cfr. del FreshPlaza del 08/09/2015).

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