Toscana: crollano i prezzi all'ingrosso per le castagne
Prima infatti bisogna vederle, le castagne, stabilire se sono buono, elaborare una percentuale di prodotto con la muffa, valutare la pezzatura e di conseguenza i prezzi.
Un giro di affari, nei periodi normali, di circa 6 milioni di euro e che ha visto negli ultimi due anni una debacle spaventosa, dovuta in parte al cinipide galligeno, al clima sfavorevole e, quest'anno, anche alle muffe della castagna, dovute al fungo Gnomoniopsis castanea, della cui diffusione e genesi si sa poco.
"Sappiamo però – spiega Lorenzo Fazzi, presidente dell'associazione castagne IGP – che è diffuso in tutti i castagneti d'Italia e che non è una presenza nuova nemmeno nei nostri. Per esempio, ce n'era in grande quantità anche l'anno scorso. Quest'anno, invece, pare diminuito, almeno in certe zone".
La situazione reale la descrive Paolo Colombini, uno dei grossisti fra i più noti d'Amiata. "Io sono stato costretto a rimandare indietro il prodotto di alcuni castanicoltori, soprattutto quelli delle zone più basse dove, pare, il fungo è più diffuso. Più sane invece le zone medio alte e alte".
"Noi dobbiamo immettere sul mercato i frutti con il nome Amiata e non possiamo permetterci di sbagliare. Nelle zone alte, su 200 frutti ce ne è uno solo attaccato dalla muffa e dunque la percentuale è irrisoria. Ma quando si comincia a scendere, su dieci castagne, come minimo due tendono a essere cattive. Noi siamo costretti a fare delle prove tutte le volte che ci viene conferito il prodotto e, in base a quel che troviamo, facciamo il prezzo".
La quotazione oscilla, per la prima scelta, fra 1,50 e 1,80 euro considerando, appunto la pezzatura, l'assenza di bacato e l'assenza di muffa. Per le castagne che hanno una percentuale di muffe più alta, il prezzo diminuisce.
Per avere un'idea del fenomeno, basti pensare che negli anni passati, quando non c'erano problemi né di cinipide né d'altro, un castanicoltore poteva arrivare a guadagnare fino a 4 euro al chilo.
Oggi, invece, alcuni produttori si sono visti pagare soltanto 0,80 euro al chilo e sono sconsolati; c'è anche chi, però, con minore incidenza di scarto, ha ottenuto 1,80 euro al chilogrammo.
"Se la percentuale di muffa è sotto il 10% – spiega Corrado Lazzeroni di Arcidosso – il prezzo è 1,80. Sopra il 10% si scende a 0,80 euro. Tutti i giorni siamo sottoposti a un esame. Speriamo bene".