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Ripresa anche dall'Espresso la storia sui traffici illeciti nei mercati all'ingrosso

Quando la mafia entra nel business di imballaggi e trasporti

Anche un articolo di Giovanni Tizian, pubblicato il 22 settembre su l'Espresso, torna a parlare della "Operazione Box" svelando i retroscena dell'indagine condotta da Procura antimafia di Catania e detective della squadra mobile di Ragusa sul "sistema degli imballaggi" messo in piedi dalla mafia del mercato di Vittoria, in Sicilia (cfr FreshPlaza del 23/09/2015).

Secondo quanto si legge, al centro del business di Giacomo Consalvo - che vanta legami persino con Totò Riina - c'era proprio il più grande mercato del Mezzogiorno: un grande affare per i clan che, dal trasporto al packaging, impongono le loro aziende.



Ma partiamo dall'inizio. Secondo gli accordi prestabiliti, Giacomo e i due figli, Giovanni e Micheal (nelle foto sopra), avevano il monopolio delle cassette in plastica. Per l'accusa, i Consalvo hanno imposto alle ditte del mercato ortofrutticolo cassette e prodotti per l'imballaggio, commettendo anche estorsioni. Il tutto aggravato dall'articolo 7, perché si sarebbero avvalsi del metodo mafioso derivante dalla vicinanza al clan Dominante di Vittoria, una famiglia d'onore di Cosa nostra.

Sistema che, ovviamente, ha inquinato il mercato. Patti segreti tra clan imprenditoriali che, nel caso dei Consalvo, si traducono con il marchio Cosa nostra. "Il monopolio delle cassette in plastica è stato affidato a Giacomo Consalvo, nonostante la presenza delle tre fabbriche di Napoli, Palermo e Catania, anche la zona di Mazzarrone è sotto la sua fornitura e i posteggianti non si permettono di scaricare se non hanno il permesso di Consalvo".

L'imprenditore dunque ha preso in mano un pezzo di economia fondamentale, che non è solo locale, perché una distorsione in un punto della filiera ha ripercussioni sui passaggi successivi in termini di prezzo finale del prodotto. Così, se alla fine il pomodorino nei supermercati ha un prezzo più alto, dipende dalla "filiera sporca" le cui conseguenze ricadono soprattutto su consumatori, piccoli produttori agricoli e braccianti stranieri.

A questo si deve aggiungere, come hanno dimostrato numerose altre indagini antimafia, il controllo da parte delle organizzazioni mafiose delle rotte dei tir che trasportano frutta e verdura. Nell'indagine Sud Pontino del 2010 e seguenti gli investigatori della Dia hanno scoperto come Casalesi, 'ndranghetisti e mafiosi siciliani si spartivano i viaggi dei prodotti dai mercati del Sud, incluso Vittoria, fino a quello di Fondi e quelli del Nord Italia. Insomma, di punti torbidi nella lunga filiera dell'agroindustria ce ne sono diversi. Il fatto è che tutti lo sanno - associazioni di categoria, imprenditori, politici - e nessuno si muove per frenare la voracità delle cosche.

Così, nel silenzio dei più, Giacomo Consalvo - già noto alle forze dell'ordine e di cui i pentiti hanno raccontato molte cose - ha potuto agire indisturbato. Imponendo cassette di plastica a imprenditori costretti ad accettare. Il prezzo che Consalvo imponeva era di 67-70 centesimi. Più alto rispetto ai concorrenti. Ma a Vittoria e dintorni non potevano scegliere, dovevano comprare da Consalvo. Senza discutere. Perché come dice lui, intercettato, "state attenti a come vi comportate! ...non dovete far perdere la pazienza".