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Dopo l'accreditamento ufficiale, UniTuscia presenta Phy.Dia, laboratorio multifunzionale al servizio delle piante

"Oggi abbiamo il piacere di presentare una nuova risorsa per il territorio regionale e nazionale che nasce in ambito universitario per rispondere alle esigenze fitosanitarie e di tutela dell'agroalimentare italiano, vera ricchezza produttiva e occupazionale per il nostro Paese." Così il ricercatore e docente dott. Giorgio Balestra del Dipartimento DAFNE dell'Università della Tuscia ha accolto la platea intervenuta alla presentazione ufficiale del laboratorio Phy.Dia. (da Phytoparasites Diagnostics).



Phy.Dia. nasce il 16 maggio 2013 per iniziativa di 5 soci, tutti legati a vario titolo al mondo universitario. L'attività principale consiste nell'effettuazione di analisi microbiologiche di materiale vegetale per conto sia di privati che di enti pubblici: in quest'ottica è stato richiesto alla Regione Lazio, e ottenuto lo scorso 9 maggio 2014, l'accreditamento come laboratorio diagnostico (n. G06866).

La struttura è stata realizzata secondo gli stringenti criteri dell'EPPO, il più autorevole ente Comunitario in materia di regolamentazione fitosanitaria, per poter gestire al meglio i fitoparassiti nocivi, potenzialmente presenti sui vegetali analizzati.


I saluti introduttivi di Giorgio Balestra (a sinistra). Accanto a lui, il dott. Bruno Caio Faraglia, dirigente dell'ufficio DISR 5 - Servizio fitosanitario centrale, produzioni vegetali presso il Mipaaf.

Per quanto riguarda l'ambito privato, Phy.Dia. fornisce analisi su ogni tipo di piante: ortive, fruttifere ed ornamentali. Altre attività collaterali sono la fornitura di analisi chimiche e l'assistenza nella registrazione di agrofarmaci. Coniugando questi differenti aspetti, Phy.Dia. si configura come una struttura innovativa e unica nel suo genere.


Prof. Leonardo Varvaro.

Intervenendo nell'ambito della presentazione ufficiale, il Prof. Leonardo Varvaro, direttore del Dipartimento DAFNE di UniTuscia ha sottolineato il valore della formula spin-off mediante la quale Phy.Dia. è stato costituito: "Si tratta a nostro avviso della modalità migliore per coinvolgere i giovani che operano in ambito universitario e che spesso sono precari, nonostante contribuiscano per il 50% alla ricerca nel nostro Paese. Questo è il terzo spin-off che ha preso le mosse dal nostro Dipartimento e ci auguriamo che tra qualche anno possa camminare sulle sue gambe."


Il team di Phy.Dia., insieme al dott. Faraglia. Da sinistra a destra: Serena Ciarroni, Vincenzo Tagliavento, dott. Faraglia, dott. Balestra, Angelo Mazzaglia e Marsilio Renzi.

Il nome scelto per lo spin-off è, come riconosce lo stesso Giorgio Balestra: "Importante e ambizioso, come è anche la missione che ci proponiamo. Phy.Dia. cerca infatti di soddisfare il bisogno di laboratori accreditati per la diagnostica fitosanitaria nella Regione Lazio, a vantaggio sia delle aziende che del Servizio Fitosanitario regionale. Oggi esistono infatti solo tre strutture per l'analisi degli organismi nocivi, e ciò in una Regione che è tra le principali in Italia per le produzioni agroalimentari."


Sopra e sotto: le coltivazioni di rilevanza economica per la Regione Lazio.



Ma l'orizzonte del laboratorio va molto oltre e guarda alla necessità di dare risposta alle molteplici emergenze fitosanitarie in atto nel nostro Paese, in un contesto in cui difettano ancora metodi di analisi rapidi ed efficaci e in cui, come evidenziato dalla recente discussione lanciata proprio da FreshPlaza su queste tematiche (cfr. FreshPlaza del 16/05/2014), la situazione del contrasto a patogeni e parassiti dannosi non risulta ottimale.

Che la sfida in atto sia di proporzioni enormi e che si debba agire con urgenza, è stato sottolineato dall'ampio intervento del dott. Bruno Caio Faraglia, dirigente dell'ufficio DISR 5 - Servizio fitosanitario centrale, produzioni vegetali presso il Mipaaf, il quale ha ripercorso gli aspetti salienti della storia e delle articolazioni di quello che è attualmente il Servizio Fitosanitario Nazionale nonché della normativa vigente a livello comunitario. "La maggioranza dei Paesi del mondo hanno una normativa fitosanitaria di tipo chiuso; per cui tutto è vietato finché non si abbia la certezza dell'irrilevanza del rischio. Nella UE, invece, il sistema vigente è aperto, per cui tutto transita a meno che non sia oggettivamente rischioso. Non c'è dunque da sorprendersi se, mediamente, fanno il loro ingresso sul nostro territorio nazionale 10 organismi nocivi ogni anno - ha avvisato il funzionario - Per questo risulta vitale individuare la contaminazione il prima possibile per circoscriverla e affrontarla. Così non è stato, ad esempio, né per Psa-batteriosi del kiwi né per Xylella fastidiosa."


Bruno C. Faraglia.

Oltre alla carenza di strumenti diagnostici e preventivi realmente efficaci nella fase commerciale dell'importazione delle merci, quello che manca è anche una conoscenza approfondita, costante e dettagliata del territorio: "Questo tipo di monitoraggio, tuttavia, non può essere demandato né al Servizio Fitosanitario né all'Università. Perciò stiamo lavorando alla creazione di una rete informatica online che possa consentire un rapido scambio di informazioni tra tutti gli operatori coinvolti nel settore agricolo, vivaistico e della ricerca. Parallelamente, siamo già ad un stadio avanzato nell'elaborazione di una Rete Laboratoristica Nazionale, con la partecipazione di tutte le strutture pubbliche di ricerca interessate. Al massimo per fine giugno-inizio luglio dovremmo avere una bozza definitiva della nuova normativa da discutere."



In tale ambito si definiranno e si identificheranno diversi gradi e livelli di laboratori: da quelli capaci di effettuare analisi ufficiali su organismi da quarantena - dunque sotto il diretto controllo e responsabilità del Servizio Fitosanitario Nazionale - a quelli in grado di fornire analisi al privato operatore, fino ai laboratori ordinari, aperti a chiunque. "Servirà anche individuare, a livello nazionale, dei laboratori di riferimento in grado di trasferire know how e modalità operative di riferimento alle altre tipologie di laboratorio. Non è facile individuare questi super-laboratori - ha precisato Faraglia - in quanto necessitano di expertise molto particolari, che spesso è arduo rintracciare nella medesima struttura."

Il funzionario ha terminato osservando: "Il laboratorio Phy.Dia., che nasce oggi, ha tutte le potenzialità per ricoprire diverse tra le tipologie di strutture che vogliamo inserire nella futura Rete Nazionale. Tra l'altro, la riduzione delle risorse disponibili per il Servizio Fitosanitario rende ancora più interessante l'aiuto e il sostegno che laboratori come questo possono offrire per il monitoraggio del territorio e delle sue criticità."

Contatti:
Phy.Dia Srl

Via San Camillo de Lellis, snc
01100 Viterbo
Tel./fax: +39 0761 357375
Email: [email protected]
Web: www.phydia.eu

Università degli Studi della Tuscia
Santa Maria in Gradi, 4
001100 Viterbo
Tel.: +39 0761 324687 / 325976
Fax: +39 0761 321771
Web: www.unitus.it

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