Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Di Rossella Gigli

Claim salutistici su frutta e verdura: l'UE deve cambiare rotta al piu' presto

Mentre sovrappeso e obesità continuano a dilagare tra la popolazione, gettando le premesse per l'escalation delle spese sanitarie e per un conseguente tracollo dei sistemi europei di welfare, la possibilità di promuovere in modo più incisivo l'introduzione nella dieta di frutta e verdura in quanto alimenti dotati di proprietà salutari si scontra con l'attuale impianto normativo che l'UE stessa si è data. In particolare, con la stringente regolamentazione riguardante l'impiego, a fini commerciali e/o pubblicitari, dei cosiddetti "health claim" o claim salutistici, cioè di affermazioni sui benefici derivanti alla salute dal consumo di un determinato alimento.

Lo scopo della regolamentazione da parte dell'UE sui claim è di salvaguardare i consumatori da false affermazioni salutistiche. Tutti gli health claim vengono pertanto valutati attraverso un rigoroso controllo scientifico e richiedono documentazioni di alta qualità basate sulla buona prassi scientifica concordata a livello internazionale.

Se tale impianto normativo può avere un senso nei confronti dell'industria degli alimenti altamente trasformati, che dispone spesso di risorse economiche ingenti da destinare a capillari iniziative di marketing, esso diventa un incomprensibile freno per il settore dei prodotti ortofrutticoli. Con conseguenze che sfiorano il ridicolo.

Impiegare sei anni (!) di studi approfonditi per dimostrare che mangiare prugne secche è benefico per la salute dell'apparato digerente - cosa nota sin dai tempi della nonna - non rappresenta né un progresso né una tutela per il consumatore. E' soltanto un lampante esempio di pessima burocrazia.

Situazione paradossale
Alzando indiscriminatamente i paletti per le affermazioni salutistiche relative ad ogni tipo di alimento, l'Unione Europea sembra ignorare tutte le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO) sulla necessità di aumentare il consumo di frutta e verdura. In un contesto in cui, tra l'altro, nella maggioranza degli Stati membri non si riesce a raggiungere nemmeno il quantitativo minimo di consumo ortofrutticolo procapite (400 grammi al giorno), raccomandato dall'OMS.

Siamo arrivati al paradosso per cui, mentre negli Stati Uniti - patria del fast-food e del junk-food - la sollecitazione al consumo di frutta e verdura come alimenti dotati di proprietà salutari può prendere le mosse dai più alti livelli governativi (addirittura dalla First Lady in persona!) senza trovare particolari ostacoli (se non da parte delle lobby del food), nell'Unione Europea - patria di alcune delle più nobili tradizioni culinarie e alimentari del mondo (nonché della Dieta mediterranea) - siamo riusciti a neutralizzare qualunque assunto salutistico riguardante frutta e ortaggi, anche quelli universalmente noti!

Rovesciare le procedure per frutta e verdura
La regolamentazione UE sui claim salutistici necessita dunque di una rapida revisione, con l'apertura di una corsia preferenziale per i prodotti ortofrutticoli. Servirebbe ad esempio un completo rovesciamento delle procedure per quanto attiene le proprietà salutari note e collettivamente riconosciute derivanti dal consumo di frutta e verdura.

In questi casi, le diciture salutistiche si dovrebbero poter applicare immediatamente, salvo eventuale revisione a seguito della presentazione di studi scientifici oggettivamente fondati che ne dimostrino la falsità. Facciamo in modo che l'autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) spenda anni di tempo non per convalidare i claim salutistici concernenti frutta e verdura, bensì per smentirli!

Riteniamo che i rappresentanti del settore ortofrutticolo, congiuntamente con i Ministeri europei alla sanità e all'agricoltura, possano conseguire questo piccolo (grande) obiettivo in tempi ragionevolmente brevi, con ciò contribuendo ad un primo fondamentale passo nella necessaria e urgente lotta a sovrappeso e obesità.