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La ricerca scientifica lavora alle mele anallergiche

Le mele non sono generalmente tra i cibi più comunemente associati alle allergie. Tuttavia, il 75% delle persone che soffrono di un'allergia relativamente comune, quella al polline di betulla, sono allergiche anche alle mele. In Europa centrale e settentrionale si tratta di un problema comune.

Questo tipo di allergie non è facile da identificare. "Alcune persone che sono allergiche possono semplicemente dire che non gli piacciono le mele, dal momento che hanno una reazione molto lieve averne mangiate", spiega Eric Van de Weg, scienziato presso la Wageningen University, in Olanda, "ma altri accusano vesciche, gonfiore a labbra, lingua e gola".

Van de Weg fa parte di un team di ricercatori che in Europa sta lavorando per sviluppare nuovi frutti anallergici. "Volevamo da una parte aumentare la disponibilità di frutti anallergici, ma anche arrivare ad una migliore comprensione dei geni e delle proteine ​​coinvolte nei fenomeni di allergia", spiega Van de Weg. Una soluzione, sperimentata in un precedente progetto europeo denominato ISAFRUIT, è stata quella di modificare geneticamente le mele, "silenziando" alcuni dei geni responsabili delle proteine che provocano le reazioni allergiche.

Anche se Van de Weg ha inizialmente utilizzato del materiale genetico fungino per gli esperimenti sulle mele, ritiene che i geni potrebbero essere silenziati anche utilizzando solo materiali genetici propri delle mele, senza coinvolgere altre specie nel processo di bio-ingegneria. "Quando disattivi un gene e non gli fai produrre nessuna nuova proteina, il risultato è un abbassamento del rischio di allergia", aggiunge Van de Weg.

Il problema con questo progetto è lo stesso che hanno fin qui incontrato altri studi sugli OGM: gran parte del pubblico - spesso disinformato da un vero e proprio terrorismo mediatico - non è, in questa fase storica, disposto a mangiare cibi geneticamente modificati.

Tuttavia, la riduzione degli allergeni nella catena alimentare rimane estremamente importante, dice Lynn Frewer, esperta di comunicazione del rischio presso la Newcastle University, nel Regno Unito, la quale precisa che l'introduzione di mele anallergiche non aprirà le porte dei supermercati a frutti geneticamente modificati. "Pur se i consumatori - e in particolare quelli che soffrono di allergie alimentari - si sono dimostrati ben disposti verso una mela geneticamente modificata, continuano a preferire, se possibile, frutti che derivino da metodi classici di ibridazione volti al conseguimento dello stesso fine."

La natura stessa può far ulteriormente luce su questo argomento. "Ci sono centinaia di varietà di mele già disponibili", osserva Alessandro Botton, genetista vegetale presso l'Università di Padova, in Italia, e alcune di queste possono contenere altre risposte. Per esempio, è noto che le varietà di mele come le "Golden Delicious" e le "Granny Smith" fanno parte del gruppo ad alto contenuto di agenti allergenici, al contrario delle "Jonagold" e "Gloster", che invece inducono reazioni allergiche molto basse.

Botton, che ha lavorato nel progetto sulla genetica degli allergeni della frutta, dice che è possibile concentrarsi sulle varietà già disponibili in natura per selezionare delle varietà a basso contenuto di allergeni, e dice anche che il tempo non è ancora maturo per pensare di introdurre tecniche di silenziamento genico. In primo luogo "dobbiamo comprendere meglio le funzioni biologiche di queste proteine", dice, aggiungendo che non si è certi di quali effetti possa avere sulla pianta un silenziamento genetico.

Per ora, Van de Weg non ha intenzione di coltivare mele anallergiche in Europa, ma ora c'è la possibilità di usare l'ingegneria genetica per la produzione di questi frutti. Abbiamo sufficienti conoscenze di base, dice, ma che la società nel suo complesso voglia andare in questa direzione o meno è un'altra questione.

Fonte: cordis.europa.eu

Traduzione FreshPlaza Italia. Tutti i diritti riservati.

Data di pubblicazione: