
Nel corso della mattinata è stato fatto il punto sulle attuali conoscenze relative al genoma delle piante da frutto. Ricercatori del Parco scientifico e tecnologico di Udine, della Fondazione Edmund Mach (Trento), del Dipartimento di colture arboree (DCA) dell'Università di Bologna e del Dipartimento di scienze agrarie e ambientali dell'Università di Udine hanno aggiornato i presenti riguardo lo stato dell’arte per il genoma degli agrumi, del melo, del pesco e della vite.

La slide conclusiva della presentazione di Stefano Tartarini, del DCA dell'Università di Bologna, riepiloga l'importanza del sequenziamento del genoma.
Stefano Borrini della Società italiana brevetti di Roma ha affrontato da un punto di vista brevettuale sia la tematica della selezione assistita attraverso l'uso di marcatori molecolari, sia in generale alcuni sviluppi legati alla protezione dei geni e delle piante, intese come individui tassonomicamente superiori alle varietà e per le quali è possibile una protezione con brevetto per invenzione industriale.
Idee e work in progress, dalla genesi all’utilizzatore finale (l’agricoltore), anche per l’organizzazione del breeding. Alvaro Crociani del CRPV di Cesena ha presentato una proposta per ottimizzare le sinergie tra i vari protagonisti del processo di innovazione varietale e le risorse economiche pubbliche e private, mediante vere e proprie filiere del breeding. Alla base del modello, il sistema produttivo.
Silviero Sansavini (nella foto sotto), professore emerito dell’Università di Bologna e tra i primi studiosi italiani a credere e lavorare nell’applicazione delle biotecnologie nella frutticoltura specializzata, ha sottolineato come la ricerca italiana sia riuscita a raggiungere, attraverso network internazionali, importanti risultati nella ricerca genetica che aprono enormi scenari per la selezione di nuove tipologie varietali (senza ricorrere agli organismi geneticamente modificati). Sansavini ha quindi ricordato come gli interventi agronomici attivino determinati geni e quindi specifiche reazioni delle piante, il che comporta la possibilità di correggere, grazie alla genetica, eventuali errori gestionali e migliorare l’efficienza produttiva delle piante.

Nella foto, da sinistra, il prof. Silviero Sansavini, DCA di Bologna, Alvaro Crociani e Giampiero Reggidori, rispettivamente direttore e presidente del CRPV.
Nel pomeriggio ha introdotto i lavori il professor Daniele Bassi dell’Università di Milano, responsabile del progetto MASPES, coordinato dal CRPV in collaborazione con il Dipartimento di Produzione vegetale dell’Università di Milano e il Dipartimento di colture arboree di Bologna e il finanziamento delle Fondazioni bancarie romagnole e delle OP ApoConerpo, Apofruit, Orogel Fresco e Pempa-Corer.
Le relazioni hanno riguardato gli strumenti genomici per la selezione assistita finalizzata: al contenuto in zuccheri e acidi del frutto di pesco e albicocco (DCA, Università di Bologna), alla resistenza al marciume bruno e all’oidio del pesco (Università di Milano), alla valutazione dei composti volatili del frutto di pesco (Parco tecnologico padano di Lodi) e alla pezzatura del frutto di pesco (Università di Milano). Obiettivo finale: un prodotto buono e di qualità che soddisfi sia chi lo coltiva, sia chi lo consuma.