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Pavia: allo studio un chip che riconosce gli alimenti contaminati

Un microchip da portarsi in tasca o nella borsa per riconoscere gli alimenti contaminati. A questo sta lavorando una ricerca nata presso l'Università degli Studi di Pavia, che ha vinto uno dei finanziamenti da 30.000 euro di "Working Capital-Premio nazionale Innovazione" assegnati da Telecom Italia.

La ricercatrice titolare del progetto si chiama Lucia Fornasari, ha 29 anni, la sua idea si chiama "Safefood" ed è già parzialmente sviluppata. Il risultato finale punta alla realizzazione di un sensore tascabile ed economico, che permetta una rapida analisi della qualità degli alimenti, individuando mediante una singola misurazione la presenza di agenti contaminanti.

I destinatari di questo misuratore "di sicurezza" sono industrie e produttori, per favorire un migliore e più rapido controllo della qualità degli alimenti immessi nel mercato, e gli organi pubblici di controllo, per migliorare la qualità dei test di controllo degli alimenti e ridurre i costi delle analisi. Ma anche l'utente finale e i piccoli distributori, per verificare quotidianamente la qualità degli alimenti. La tecnologia alla base del chip utile a individuare la presenza di biomolecole specifiche negli alimenti indagati è sviluppata da uno "spin-off" dell'European Commission Joint Research Center e dell'Università degli Studi di Pavia.
Data di pubblicazione: