
Morrissey sottolinea: "Questa generalizzazione è del tutto fuori luogo. Da quando la FDA ha avviato un registro dei casi di contaminazione, nessun problema di sicurezza alimentare è stato mai provocato dalle angurie. Ciononostante, la FDA non ha alcuna intenzione di ridefinire la categoria, in quanto essa considera l'anguria un melone".
In effetti, i dati in possesso della FDA darebbero ragione a Morrissey: tra il 1996 e il 2008, 13 casi di intossicazione su 86, associati al consumo di ortofrutta negli USA, sono stati collegati a meloni. Il melone Cantalupo è risultato la causa di intossicazione alimentare in 10 dei 13 casi; i restanti tre casi sono stati ricollegati a meloni gialletti e ad una tipologia di melone di IV gamma, di varietà non specificata. In nessun caso, dunque, le angurie sono mai salite sul banco degli imputati.
Morrissey osserva che, mentre l'USDA (dipartimento americano dell'agricoltura) ha precisi standard distintivi per ogni singola varietà e tipologia di melone e di anguria, la FDA considera la categoria "meloni" come qualcosa di indistinto, penalizzando, in questo caso, i produttori americani di angurie che, se già sono pochi, certo non troveranno vita facile nell'inclusione del loro prodotto come merce ad elevato rischio potenziale per la salute dei consumatori.
In conclusione, Morrissey si rammarica anche per il fatto che: "La nostra associazione è una delle poche nel settore ortofrutticolo statunitense ad aver creato specifiche linee guida per le buone pratiche agricole, proprio per rendersi parte attiva nell'obiettivo di conseguire una sempre maggiore sicurezza alimentare. Ogni anno, per giunta, proseguiamo nei nostri sforzi di ricerca, in collaborazione con la nostra consociata (la National Watermelon Promotion Board), al fine di rendere il nostro prodotto sicuro".
Il rischio ora, è quello che molti produttori americani abbandonino la coltivazione di angurie.