Lenticchie: storia, proprieta' e credenze
E così fu Catone a dettare alcune norme per cucinarle nel modo migliore; Galeno, celebre medico, ne sottolineò le virtù terapeutiche, e addirittura Esaù, si legge nella Bibbia, vendette al fratello Giacobbe il diritto di primogenitura in cambio di un fumante piatto di lenticchie.
Grazie al loro basso costo e alla facile reperibilità, furono definite "la bistecca dei poveri": contengono infatti il 25% di proteine, oltre al 53% di carboidrati e, dal punto di vista nutrizionale, 100 grammi di lenticchie equivalgono a 215 grammi di carne.
Oggi i dietologi le consigliano perché oltre ad essere molto digeribili sono totalmente prive di grassi e di colesterolo, ricche di fosforo, ferro e vitamine del gruppo B. Sono utili per riequilibrare i disturbi dello zucchero ematico e non contengono glutine, come conferma l’Associazione italiana Celiachia.
Per mantenerne intatte le virtù si consiglia di mettere in ammollo prima di cucinare solo le lenticchie a buccia spessa. Ne esistono infatti diverse varietà a seme grande e a seme piccolo, possono essere marroni, rosse (come la lenticchia egiziana) o bionde.
In Italia la coltivazione è diffusa soprattutto in altopiani dove le condizioni di clima e di terreno conferiscono un altissimo pregio qualitativo al prodotto, per esempio Castelluccio di Norcia (DOP) e Colfiorito in Umbria o Leonessa nel Lazio, ma ci sono anche quelle del Fucino e quelle di Mormanno, la verde di Altamura e quelle piccole e tenere di Ustica, che crescono sui terreni vulcanici dell’isola e sono molto rare.
Portarle in tavola per il Cenone di fine anno, secondo le credenze popolari, assicura un anno ricco di successo e denaro e la tradizione vuole che un cucchiaio di lenticchie venga mangiato prima di brindare e all’ultimo rintocco della mezzanotte, quando sta per scoccare l’anno nuovo. Una credenza che potrebbe derivare dalla loro forma appiattita e tondeggiante, che ricorda le monete.