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Da scarti a risorsa: come i sottoprodotti di agrumi e kiwi possono essere impiegati per generare bioplastica

In un contesto in cui la sostenibilità ambientale è diventata una priorità globale, l'economia circolare rappresenta un modello sempre più centrale nelle strategie industriali e scientifiche. Tra i settori più interessati dalla transizione verso modelli produttivi sostenibili vi è quello agroalimentare, che genera ogni anno ingenti quantità di prodotti "fuori calibro" o con standard qualitativi fuori mercato, spesso destinati all'alimentazione animale, al compostaggio o smaltimento.

Gli agrumi e i kiwi, in particolare, producono grandi volumi di scarti ricchi di composti bioattivi e zuccheri fermentescibili: questi componenti, oltre a essere facilmente accessibili e a basso costo, rappresentano substrati ideali per la crescita di batteri acetici come Komagataeibacter xylinus, uno dei principali produttori industriali di biocellulosa. La possibilità di produrre la biocellulosa a partire da sottoprodotti agricoli non solo riduce l'impatto ambientale dei rifiuti agroalimentari, ma offre nuove prospettive per la produzione di ottime bioplastiche.

Sfruttando le basi e i risultati raggiunti nei progetti "Re-Wave" e "Onfoods", nell'ambito delle attività congiunte tra la OP Melodia di Battipaglia (SA) e il DAFE dell'Università degli Studi della Basilicata (UNIBAS) sono state esplorate e ottimizzate le condizioni per lo sviluppo di un protocollo industriale per la conversione degli scarti di kiwi e arancia in biocellulosa, utilizzando substrati con diverse concentrazioni di scarti e inoculati con un ceppo di Komagataeibacter xylinus, isolato da kombucha.

Tradizionalmente, la coltivazione di questi ceppi richiede mezzi relativamente costosi, vale a dire substrati sintetici con composizione nutrizionale definita e bilanciata. L'utilizzo di estratti ottenuti da scarti vegetali permette, invece, di sostituire gran parte delle costose fonti di carbonio e nutrienti con materiali quasi a costo zero. Questo approccio ha un duplice vantaggio: abbassa il costo di produzione della biocellulosa e permette di valorizzare residui che altrimenti finirebbero come rifiuti.

© UNIBAS
Dischetti di biocellulosa prodotta da differenti protocolli (Fonte: UNIBAS, 2025)

La caratterizzazione fisico meccanica della biocellulosa batterica è in corso, ma dai primi risultati è emersa un'elevata resistenza meccanica e una buona plasticità, variabile in funzione della formulazione di tipologia e quantità di scarti impiegati. Il prodotto ottenuto risulta essere un materiale molto promettente dal punto di vista dell'impiego poiché è resistente, chimicamente puro e può trattenere acqua e formare gel, caratteristiche che la rendono versatile e potenzialmente utilizzabile per essere adattato in diverse forme, risultando un'alternativa ai polimeri tradizionali.

I film di biocellulosa potrebbero essere impiegati per la produzione di packaging biodegradabile, materiale per la pacciamatura, sacchetti alimentari, rivestimenti protettivi o componenti da impiegare in campo biomedico e cosmetico.

© OP Melodia

Foto di apertura: © UNIBAS

Data di pubblicazione:

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