La Programmazione Agricola Comune (PAC) per il periodo 2028-2034 è al centro di una dura mobilitazione da parte delle associazioni agricole europee e italiane, che denunciano le proposte della Commissione come una minaccia esistenziale per il settore.
Il fronte della protesta: tagli, armamenti e il "Fondo Unico"
La principale causa delle proteste è la proposta di riduzione della dotazione finanziaria complessiva della PAC di circa il 22% (da 386,6 a circa 300 miliardi di euro), il che si tradurrebbe in un taglio stimato di 9 miliardi di euro solo per l'Italia.
© CIA
Le associazioni, tra cui Coldiretti e Cia, accusano la Commissione guidata da Ursula von der Leyen di voler "togliere risorse alle imprese agricole e al cibo sano per finanziare i carri armati" e denunciano la "deriva autocratica" di Bruxelles. La protesta è motivata dalla rabbia e dal desiderio di essere ascoltati, come ha dichiarato il presidente di Legacoop Agroalimentare, Cristian Maretti: "Siamo arrabbiati e vogliamo essere ascoltati. Non vogliamo essere presi in giro".
Il rischio principale, secondo le stime, è che la proposta di tagli e il temuto "Fondo Unico" (che fonderebbe fondi agricoli, coesione e pesca) possano mettere a rischio la sopravvivenza di 270.000 aziende agricole italiane. In termini di impatto, le stime di Cia prevedono conseguenze "devastanti", con la sopravvivenza delle aziende minacciata per il -64% nel comparto seminativi e fino al -51% nelle regioni del Sud Italia.
Burocrazia, concorrenza e sovranità alimentare
Il settore lamenta che l'eccessiva burocrazia e la rigidità delle direttive "green" si sommino alla concorrenza sleale derivante da accordi commerciali internazionali (come il Mercosur) che non garantiscono la reciprocità degli standard ambientali, sociali o sanitari imposti in Europa. Coldiretti chiede che l'accordo Mercosur sia approvato solo con l'introduzione reale e vincolante dei principi di salvaguardia e piena reciprocità. Questo quadro, denunciano le associazioni, mina le fondamenta della sovranità alimentare dell'intero continente.
© Coldiretti
Un'ulteriore preoccupazione è che il "Fondo Unico" possa compromettere il ruolo dei Gruppi di Azione Locale (GAL) e del programma LEADER, strumenti strategici per lo sviluppo delle aree rurali, la coesione territoriale e la partecipazione delle comunità locali.
L'altra faccia: semplificazione e sostegno (fino al 2028)
Nonostante la visione critica sul futuro, il Parlamento Europeo ha approvato in via definitiva modifiche all'attuale PAC (valida fino al 2028) con l'obiettivo di introdurre miglioramenti concreti e quotidiani e ridurre la burocrazia.
Tra le misure di semplificazione approvate ci sono:
- Meno controlli: viene confermato il principio del "una volta sola" per le ispezioni in loco, riducendo il tempo sottratto al lavoro agricolo.
- Eliminazione burocratica: è stata eliminata la "verifica annuale delle performance," un meccanismo valutativo giudicato oneroso sul piano amministrativo.
- •Biologico semplificato: gli agricoltori certificati biologici sono ora considerati automaticamente conformi a specifici requisiti ambientali (GAEC) per le parti certificate della loro azienda
Le modifiche prevedono anche un sostegno finanziario rafforzato: il tetto massimo dei pagamenti forfettari annuali per i piccoli agricoltori è stato innalzato fino a 3.000 euro, e i giovani imprenditori possono accedere a un pagamento una tantum fino a 75.000 euro per l'avvio di nuove attività e il ricambio generazionale.
Il futuro: innovazione e pragmatismo
Guardando al periodo 2028-2034, il dibattito verte sulla necessità di una PAC più pragmatica, meno "ideologica", che sostenga l'innovazione e la transizione digitale e climatica, ad esempio rafforzando i sistemi di conoscenza e innovazione (AKIS e Eip-Agri). La sfida per la prossima PAC è bilanciare l'ambizione di un approccio "verde" con l'esigenza di garantire stabilità economica e competitività. Gli operatori del settore chiedono che la politica abbia il coraggio di semplificare davvero, con "meno micro-controlli, più responsabilità", per guidare la transizione in corso senza ricreare una burocrazia pesante o rischiare una "rinazionalizzazione" che crei divari tra gli Stati membri.