Export italiano di ortofrutta fresca in decisa crescita nei primi nove mesi del 2025. In base ai dati ISTAT elaborati da Fruitimprese, le esportazioni in volume sono aumentate del 7,8%, mentre il valore esportato è cresciuto del 13,2% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Non altrettanto positivi di dati della bilancia commerciale che, seppur migliorando leggermente in termini di quantità (di circa 7.000 tonnellate), torna dopo molti trimestri in area negativa: le importazioni hanno superato le esportazioni di circa 39 milioni di euro.
Fatte salve le esportazioni di frutta tropicale, che si riducono del 14,5% in quantità e del 5,6% in valore, tutti i principali comparti segnano numeri positivi. La frutta fresca registra un aumento dell'export del 11,9% in volume e del 17,5% in valore, gli agrumi del 14% in quantità e del 20,7% in valore, la frutta secca del 29,3% in volume e del 37,5% in valore; pressoché costanti le esportazioni di tuberi, legumi e ortaggi che crescono dell'1% in quantità e del 2,8% in valore rispetto ai primi 3 trimestri dell'anno precedente.
© Fruitimprese
Sono in netta crescita anche le importazioni, in particolare quelle della frutta secca che segnano un +18,8% in volume e del 53,1% in valore, degli agrumi +8,8% in quantità e +30,3% in valore.
In leggera controtendenza l'import di frutta fresca che diminuisce in quantità dell'1,8% e cresce in valore del 7,9%. In risalita anche nel periodo estivo l'import di frutta tropicale in volume (+5,3%) e in valore (+7,4%) e quello degli ortaggi che è aumentato soprattutto in termini di volume (+9,1%).
Per quanto riguarda i prodotti più esportati, molto bene le mele con numeri prossimi al +20% sia in quantità che in valore, i kiwi con +19,34% in quantità e un ottimo +31,9% in valore, grazie all'apporto delle varietà gialle e rosse.
Per quanto riguarda gli agrumi, bene le arance le cui esportazioni salgono del 4,58% in quantità e del 10,64% in valore e soprattutto i limoni che segnano un export in crescita del 37,65% in volume e del 43,31% in valore.
Non benissimo l'uva da tavola che già nei primi mesi di commercializzazione dava segnali di una campagna che si sarebbe dimostrata difficile, con un export costante in termini di valore, ma in discesa del 7,45% rispetto allo stesso periodo del 2024. Discorso analogo per pesche e nettarine che perdono l'8,2% in volume e del 19,68% in valore.
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Non devono ingannare i numeri in crescita dell'export di pere (+31,77% in volume e +53,05% in valore) perché vengono confrontati con un'annata, quella del 2024, che ha segnato il record negativo.
Per quanto riguarda i prodotti più importati, le banane segnano numeri analoghi a quelli dello scorso anno, l'ananas è in leggera flessione in termini di quantità (-6,49% rispetto ai tre trimestri del 2024), mentre continua la corsa dell'import di avocado che però cresce di più in volume (+16,82%) che in valore (8,43%).
Per il presidente di Fruitimprese Marco Salvi, "sono incoraggianti le prospettive per l'export ortofrutticolo italiano che nel 2025 si candida a registrare un nuovo record in termini di valore esportato, nonostante il rallentamento dell'inflazione in tutta Europa. Tra i fattori che stanno influendo su questi numeri, ci sono sicuramente le gelate primaverili in alcune importanti zone di produzione della Turchia che hanno ridotto drasticamente l'afflusso di frutta estiva sui mercati del Nord Europa. Una situazione che si sta ripetendo anche per il nostro campione dell'export, le mele, con la Polonia in grande difficoltà, mentre si stanno aprendo ottime prospettive per il nostro prodotto nel Sud-Est Asiatico, in particolare in India e Brasile. Per questo auspichiamo una veloce riapertura del Canale di Suez dove far transitare mele e kiwi diretti al mercato arabo, ma anche verso il resto dell'Asia".
© FruitimpreseMarco Salvi, presidente di Fruitimprese
"Non sarà sempre così, purtroppo, per il futuro abbiamo bisogno di aprire nuovi mercati, come il Messico, il Sud America e la Cina dove permangono barriere fitosanitarie – continua Salvi – Al Commissario europeo Sefcovic, recentemente incontrato a Roma, abbiamo chiesto che l'Europa pretenda reciprocità negli accordi commerciali e si presenti come unico interlocutore per i dossier fitosanitari, oggi ne risultano aperti oltre 500 perché ogni paese europeo è costretto a negoziare singolarmente le condizioni. Per quanto riguarda la situazione produttiva, la campagna dell'uva da tavola non sta ripetendo, purtroppo, gli ottimi risultati dello scorso anno, tanto prodotto ancora sulle piante che, a causa del clima umido e delle abbondanti piogge autunnali, non presenta sempre una qualità ottimale. Prosegue la debàcle delle pere, con un volume di prodotto giunto ormai ai minimi storici e da anni flagellate da fitopatie e attacchi di insetti. Ottime prospettive invece per gli agrumi con un'annata che si annuncia positiva in termini di qualità generale e volumi di vendita grazie alla situazione generale di calo produttivo in Spagna e in Italia".
"Parlando degli ortaggi – continua Salvi – le statistiche sono impietose, negli ultimi 5 anni nel periodo estivo l'Italia ha aumentato del 50% le importazioni. Si tratta di un comparto dove la distanza in termini di costi di produzione con gli altri paesi produttori, in particolare Spagna e Nord Africa sta facendo la differenza. Prodotti per cui un tempo eravamo leader come pomodoro, cipolle, carote e insalate, oggi sono raccolti sempre più a sud, dove i costi sono minori e la manodopera è facilmente reperibile".
"Sul fronte Ue – conclude Salvi – continuano a ridursi le alternative a disposizione degli agricoltori per contrastare il cambiamento climatico e le fitopatie. Anche il prossimo anno una decina di principi attivi molto importanti sono candidati a essere ridotti o addirittura eliminati; per fortuna arrivano buone notizie per le nuove Tecniche di Evoluzione Assistita-TEA: dopo oltre due anni Parlamento europeo, Consiglio e Commissione hanno trovato un accordo; in Italia siamo pronti, i tempi sono lunghi, ma l'importante era stabilire le regole del gioco".