La cipolla bianca di Castrovillari sta entrando in una fase decisiva per la sua valorizzazione sul mercato ortofrutticolo, grazie all'attivazione del Presidio Slow Food (cfr. FreshPlaza dell'1/12/2025), che consolida un percorso nato dal recupero di una varietà locale rimasta a lungo confinata in un ambito quasi domestico. Oggi sei produttori, destinati ad aumentare in numero per il futuro, stanno strutturando una filiera che punta alla qualità certificata, alla riconoscibilità e a un posizionamento di nicchia capace di rispondere a una domanda crescente per prodotti identitari a forte valore territoriale.
I sei produttori sono: Pasquale Stabile (Bastùnu), Francesco Trapani (Cavoli Miei), Carmine Barletta (Azienda agricola Barletta), Carlo Pontevolpe (L'aroma del Benessere), Gaetano Di Vasto (Natura & Delizia) e Leonardo Bonifati (Azienda agricola Bio).
© Vincenzo Alvaro
Il ciclo colturale della cipolla conserva una forte impronta tradizionale, con semina a settembre e trapianti a novembre, secondo pratiche storicamente adottate nell'area. La raccolta, con inizio nel mese di marzo, si estende fino all'autunno e comprende anche la parte riproduttiva della pianta destinata alla formazione del seme, oggi commercializzata come prodotto fresco grazie all'interesse gastronomico che sta riscontrando.
"L'elevata capacità di accumulo idrico e la particolare dolcezza derivante dal basso contenuto di acido piruvico, confermato dagli studi dell'Arsac e del Crea di Pontecagnano, posizionano questa cipolla in una fascia qualitativa superiore – sostiene Carlo Pontevolpe, referente dei produttori che aderiscono al Presidio Slow Food – I bulbi raggiungono spesso pezzature importanti, anche fino a 2 kg".
Le potenzialità di mercato della cipolla bianca di Castrovillari restano tuttavia legate alle quantità disponibili. "L'intera produzione non supera le 10 tonnellate. Questo limite impone un modello commerciale selettivo, che privilegia la vendita diretta, l'e-commerce e canali a margine più elevato, mentre risulta complesso soddisfare richieste da parte dell'ingrosso o delle industrie di trasformazione su larga scala – continua Pontevolpe – Anche le prime attenzioni da parte di aziende del Nord Italia e di operatori specializzati non possono essere pienamente assecondate, perché i produttori preferiscono mantenere un'identità di alta gamma, evitando pressioni al ribasso sui prezzi. La forbice tra prezzo al pubblico e un ipotetico valore all'ingrosso non permetterebbe infatti di sostenere un modello produttivo basato su disciplinari stringenti e tecniche a prevalenza biologica".
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Sul fronte agronomico, le principali criticità continuano a essere marciumi e infestazioni da tripide e cimice asiatica: problemi che richiedono interventi limitati e programmati nel rispetto dei disciplinari richiesti sia dal Presidio sia dalla DeCo comunale. "Proprio la presenza di due regolamenti a forte impronta agroecologica allontana la coltivazione da modelli estensivi e la rende maggiormente compatibile con piccole superfici, dove la gestione manuale e il controllo diretto del campo sono più efficaci. I sei agricoltori, infatti, lavorano seguendo disciplinari rigorosi, che privilegiano metodi biologici o comunque rispettosi dell'ambiente, ricorrendo a trattamenti più incisivi solo in casi eccezionali".
Il segmento dei trasformati rappresenta una delle aree di crescita più dinamiche. I produttori stanno lavorando con laboratori locali per proporre versioni in agrodolce, caramellate e conserve gastronomiche, mentre una parte della filiera sta investendo in disidratazione per ottenere chips e polveri, richieste sia da gastronomie di qualità sia da laboratori artigianali. "Questo comparto, cresciuto rapidamente nell'ultimo anno, potrebbe diventare un asset strategico per consolidare la presenza del prodotto al di fuori dei confini regionali, soprattutto considerando che la resa della trasformazione richiede volumi non ancora disponibili per garantire continuità verso l'industria", sottolinea Pontevolpe.
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La filiera è coordinata dall'Associazione dei produttori della cipolla bianca di Castrovillari, nata per strutturare eventi, attività promozionali e partecipazioni fieristiche. Dopo il lavoro svolto dall'Arsac per la caratterizzazione dell'ecotipo e del Comune di Castrovillari nello sviluppo della De.Co in concerto con il Gal territoriale, per la realizzazione del Presidio è stato determinante l'intervento di Slow Food Calabria, grazie al progetto "Presidiamo la Calabria", finanziato dall'Assessorato all'agricoltura della Regione. "Inoltre – aggiunge Pontevolpe – la partecipazione a eventi, come Terra Madre a Torino, Slow Cheese a Bra, DeGusto a Catanzaro, ha contribuito ad aprire contatti commerciali, pur restando chiaro che l'obiettivo non è l'espansione intensiva, ma la costruzione di un mercato premium orientato alla qualità territoriale".
Nel territorio, intanto, cresce l'interesse per la coltivazione e sono già numerosi i giovani laureati che hanno scelto di tornare all'agricoltura, investendo su questa varietà autoctona. "Un elemento che le istituzioni regionali sottolineano spesso, perché testimonia una nuova generazione consapevole e motivata, che sta ridando vita a un'eccellenza locale rimasta per anni custodita solo grazie alla conservazione delle sementi", conclude Pontevolpe.
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La cipolla bianca di Castrovillari si presenta oggi come un prodotto a disponibilità limitata ma ad alto valore aggiunto, con una filiera in fase di consolidamento e con una strategia chiaramente orientata verso mercati specializzati, gastronomia evoluta e trasformazione artigianale. L'avvio del Presidio Slow Food rappresenta per l'intero territorio un'occasione per rafforzare identità, qualità e competitività, confermando la centralità dei piccoli areali agricoli nella costruzione di modelli sostenibili e performanti nel settore ortofrutticolo.