Alcune essenze vegetali, tra cui acero campestre, ailanto, tiglio, nocciolo, paulownia, catalpa, si sono rivelate particolarmente attrattive per la cimice asiatica (Halyomorpha halys). È uno dei primi risultati emersi dall' Azione 1 del sottoprogetto "Difesa biologica per contrastare la cimice asiatica", parte del progetto "Innovazione delle tecniche colturali e miglioramento qualitativo dei prodotti ortofrutticoli dei soci Aop Gruppo Vi.Va. – Acronimo Ricerca Viva", dedicato allo sviluppo di soluzioni innovative per la difesa e la sostenibilità delle produzioni frutticole.
Il fulcro della sperimentazione è il rilascio mirato del parassitoide autoctono Anastatus bifasciatus e la valutazione della sua efficacia contro la cimice asiatica. Le prove dell'Azione 1 sono state avviate in Romagna, suddividendo l'area di studio in due sottozone: una dedicata ai lanci del parassitoide e una mantenuta come testimone per i confronti. L'attenzione è rivolta soprattutto a capire quali essenze vegetali vengano scelte più frequentemente dalla cimice per la deposizione delle uova, come il parassitoide riesca a identificare e parassitizzare le uova di H. halys.

Perché puntare su A. bifasciatus
Dal 2020, la Regione Emilia-Romagna partecipa al Programma Nazionale di Lotta Biologica attraverso i rilasci del parassitoide esotico Trissolcus japonicus (la cosiddetta vespa samurai), oggi considerato l'antagonista più promettente della cimice asiatica. Dopo quattro anni, i risultati sono positivi, con conferme sul suo insediamento e diffusione. Tuttavia, i tempi per un pieno riequilibrio delle popolazioni della cimice asiatica attraverso l'azione dei suoi antagonisti naturali restano incerti e probabilmente lunghi, perché l'espansione e la stabilizzazione di una specie esotica nel nuovo ambiente possono richiedere diversi anni prima che la sua attività si traduca in una riduzione significativa del fitofago.
Per questo motivo, l'Azione 1 del Sottoprogetto ha scelto di affiancare al lavoro della vespa samurai un antagonista autoctono come A. bifasciatus, già presente nei nostri ecosistemi. In collaborazione con Bioplanet (CBC Biogard) sono stati realizzati rilasci mirati di migliaia di individui, distribuiti in diversi siti georeferenziati, seguiti da un monitoraggio sistematico degli effetti. Questo parassitoide, allevato da biofabbriche europee e già impiegato contro altre cimici (come la verde Nezara viridula), ha infatti già dimostrato di poter svolgere un ruolo importante nella parassitizzazione delle uova della cimice asiatica.
Il lavoro si concentra quindi su due fronti: da un lato analizzare la distribuzione delle ovature della cimice asiatica nel paesaggio agricolo e nelle diverse essenze vegetali presenti nell'ambiente, dall'altro misurare la percentuale di uova effettivamente parassitizzate dopo i lanci del bifasciatus.

"Proprio da questi monitoraggi – spiega Maria Grazia Tommasini di Ri.Nova, responsabile delle attività del progetto – stanno emergendo prime evidenze interessanti. Innanzi tutto, abbiamo visto che la distribuzione delle ovature della cimice asiatica non è casuale, ma varia in base ai fattori ambientali, come la presenza e la composizione di siepi e boschetti. Questo è un elemento importante, perché ci permette di individuare meglio le aree dove la cimice preferisce deporre e quindi di rendere più mirati gli interventi di controllo biologico. In secondo luogo, nelle zone di rilascio del parassitoide abbiamo osservato che A. bifasciatus riesce a individuare un numero maggiore di ovature rispetto alle aree dove non è stato introdotto. Questo suggerisce che il suo impiego può rappresentare una strategia concreta ed efficace per il contenimento della cimice asiatica".
"Per quanto riguarda i danni ai frutti – conclude Tommasini – al momento non è possibile trarre conclusioni definitive basandosi solo sul primo anno di sperimentazione. L'area testimone necessita infatti di ulteriori dati per garantire una rappresentatività più ampia. Inoltre, la comparazione resta complessa, perché le variabili in gioco sono molteplici e non completamente controllabili. Il progetto proseguirà fino al 31 dicembre 2026, con nuovi monitoraggi e analisi che ci permetteranno di ottenere un quadro più completo e robusto sull'efficacia di questa tecnica di controllo biologico".
Obiettivo progetto – AOP Gruppo VI.VA.
Il progetto di ricerca "Tecniche innovative di difesa biologica per il contrasto alla cimice asiatica – sotto-progetto 09" è stato presentato da AOP Gruppo VI.VA., insieme all'Op Apofruit nell'ambito del proprio Programma Operativo 2024 - Reg. 2021/2115 e successive normative attuative, Obiettivo d) Ricerca e Sviluppo.
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AOP Gruppo Vi.VA., oltre al progetto di cui sopra, ha sviluppato un corposo programma di ricerca finalizzato a perseguire in maniera finalizzata e concreta gli obiettivi di sostenibilità e competitività delle OP associate, affinché gli stessi non rappresentino solamente degli enunciati teorici, ma azioni concrete di sviluppo da trasferire alle aziende agricole associate.
Tale programma di ricerca, proposto all'interno del Progetto dal Titolo "Innovazione delle tecniche colturali e miglioramento qualitativo dei prodotti ortofrutticoli dei soci AOP gruppo VI.VA – Acronimo RICERCA VIVA", è composto da 11 sotto progetti, indispensabili per affrontare le sfide attuali del settore ortofrutticolo, a cui partecipano 13 OP socie operanti su tutto il territorio nazionale.
I soggetti coinvolti nel progetto
- Apofruit Italia è una Società Cooperativa Agricola riconosciuta dalla normativa comunitaria e nazionale di riferimento come Organizzazione di Produttori (OP) ed è una delle più importanti realtà del settore a livello nazionale ed europeo con una esperienza di oltre 50 anni. La Società opera con proprie strutture e soci produttori dal nord al sud dell'Italia, con 12 stabilimenti di lavorazione, 6 centri di conferimento prodotti e stoccaggio, oltre 100 tecnici specializzati. Per questo progetto, Apofruit ha coinvolto un elevato numero di aziende presso cui sono svolte le indagini, sia nell'area definita di lancio che in quella testimone
- Facilitazioni Agroecologiche Regionali Mobili di Gabrielli Enrico è un libero professionista specializzato nella consulenza, supporto alla ricerca, formazione e divulgazione in agroecologia.
- Ri.Nova è responsabile del coordinamento dell'attività di ricerca e realizza anche le attività di divulgazione.
Iniziativa realizzata nell'ambito dei progetti di ricerca presentati da AOP Gruppo VI.VA. nel Programma Operativo Pluriennale 2023-2029 "INNOVAZIONE DELLE TECNICHE COLTURALI E MIGLIORAMENTO QUALITATIVO DEI PRODOTTI ORTOFRUTTICOLI DEI SOCI AOP GRUPPO VI.VA. – ACRONIMO RICERCA VIVA", Reg.2021/2115 e successive normative attuative, Obiettivo d) Ricerca e Sviluppo - Sotto-progetto 09 "TECNICHE INNOVATIVE DI DIFESA BIOLOGICA PER IL CONTRASTO DELLA CIMICE ASIATICA".

