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Il parere del produttore pugliese Lorenzo Gassi

Reinvestimenti massicci rischiano di ipotecare il futuro del settore viticolo

La stagione 2025 dell'uva da tavola si rivela pesante, sia per la gestione in campo che per le dinamiche sugli scaffali. La strategia prevalente tra i produttori in questo momento è quella dell'attesa: si cerca di mantenere l'uva sotto i tendoni, sperando in una ripresa del mercato.

Lorenzo Gassi, produttore del sudest barese, sottolinea come il settore stia affrontando notevoli distorsioni. "Nonostante il quadro complesso, la prospettiva è di prolungare l'offerta di uve da tavola fino a dicembre inoltrato, con buoni volumi, a condizione che il clima sia clemente e che i produttori proseguano con i trattamenti necessari. I prezzi in campo sono molto bassi, intorno ai 0,40-0,60 €/kg, e nessuna varietà riesce a distinguersi sulle altre".

Chi ha l'uva sulle piante, spera che almeno l'ultima parte della campagna sia comunque soddisfacente. Tuttavia, l'attesa comporta inevitabilmente un aumento dei costi di gestione. "Pur trattandosi di un onere aggiuntivo, non rimangono altre alternative, se non la trasformazione. L'opzione del conferimento in cantina, infatti, offre prezzi drasticamente inferiori, attestandosi intorno ai 0,13-0,15 €/kg. Ma è una scelta che anche io ho dovuto adottare per una parte delle mie uve di varietà Regal".

© Lorenzo Gassi

A complicare il quadro strutturale, si aggiunge la preoccupazione legata agli investimenti eccessivi e non sempre meditati. Molti agricoltori, illusi dal successo percepito durante la stagione precedente - che l'imprenditore Gassi definisce in realtà solo normale e non eccezionale - hanno reinvestito massicciamente. "Questo ha portato alla piantumazione di centinaia di migliaia di nuove piante di varietà specifiche, come l'Autumn Crisp, che entreranno in produzione già dal prossimo anno. Si tratta di reinvestimenti avvenuti senza valutarne adeguatamente la convenienza, specialmente considerando che provenivano da due annate precedenti disastrose per l'uva da tavola".

Questa situazione di mercato distorta genera una condizione in cui gli effetti negativi si scaricano a valle, coinvolgendo sia il produttore che il consumatore. Difatti, il divario tra i prezzi in campo e quelli al consumo rimane significativo. Rispetto alla stesso periodo dello scorso anno, i prezzi per il produttore sono mediamente inferiori del 40%, mentre sugli scaffali dei supermercati l'uva raggiungere facilmente i 4 €/kg, o 2,50 euro per 500 g. Tali prezzi al dettaglio non stimolano il consumo, portando la clientela a preferire prodotti alternativi. In particolare, quando si avvicina il clou della stagione per i frutti autunnali e invernali, come le clementine, i loro prezzi tendono a scendere e diventano più allettanti, al contrario dell'uva da tavola, le cui quotazioni inevitabilmente aumentano con l'avvicinarsi al termine della campagna".

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