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Prezzi diminuiti fino al 40 per cento rispetto allo scorso anno

Inefficienze strutturali spingono la filiera dell’uva da tavola verso l’incertezza

L'attuale annata per la filiera dell'uva da tavola ha evidenziato con forza una serie di problematiche e inefficienze strutturali, queste ultime complici in parte anche dello stallo commerciale ampiamente riportato nei nostri precedenti articoli.

Donato Fanelli, imprenditore agricolo e figura di rilievo nel settore, ha ammesso di aver visto e vissuto momenti migliori di quelli che si stanno attraversando.

"La questione fondamentale risiede nella completa mancanza di collegamento tra il mondo della produzione e quello commerciale – precisa l'operatore pugliese - Sebbene la produzione sia in rapida e continua evoluzione verso uve senza semi, regolamentate da brevetti e licenze, non si riscontra una programmazione adeguata. Le inefficienze passate emergono con chiarezza e nuovamente soprattutto durante la fase di raccolta, non in fase di trapianto. Le difficoltà sono amplificate dalla mancanza di condivisione, sul fronte commerciale, tra buyer e produttori. A complicare ulteriormente il quadro è il sentiment commerciale, con interscambi che procedono lentamente a causa della sovrapproduzione generalizzata in Europa. Infatti, i tre principali areali di produzione del continente (Italia, Grecia e Spagna) producono quest'anno quantità adeguate, in netto incremento rispetto all'anno precedente, quando si registrava appena un terzo delle attuali produzioni, specie in Italia".

© Donato Fanelli I prezzi attuali, se paragonati a quelli della precedente stagione, risultano diminuiti tra il 30 e il 40%. "Le uve seedless con brevetti e licenze vengono acquistate sulla pianta a prezzi che, paradossalmente, erano in precedenza tipici dell'uva Italia con semi. Se lo scorso anno vendevamo ad alcune catene della GDO un cestino da 500 g a € 1,50, per poi vederlo finire sui bancali dei supermercati a 2,99 euro, adesso lo stiamo consegnando a € 1,10. Il problema è che in molte di queste insegne dei supermercati il prezzo al consumatore è rimasto uguale, il che non fa altro che scoraggiare gli acquisti".

Il settore continua a impiantare sempre nuovi ettari; una tendenza che genera però molta preoccupazione per il futuro, dopo la campagna passata in cui, seppure i margini e guadagni fossero stati accettabili, si era prodotto un terzo rispetto al normale.

© Donato Fanelli

"Una natura apparentemente autodistruttiva – evidenzia Fanelli - Se l'anno scorso abbiamo guadagnato quattro soldi producendo un terzo del normale, perché continuiamo a mettere a dimora nuovi ettari? Perché farci ancora del male? Le previsioni indicano che il prossimo anno le superfici in produzione raddoppieranno, e triplicheranno entro due anni. In questa congiuntura, gli unici a guadagnare non sono i produttori e, a dirla tutta, e nemmeno i commercianti".

Tuttavia, ci si aspetta che nelle prossime settimane l'offerta diminuisca, in quanto il grosso dei volumi sono già stati tagliati. Questa riduzione potrebbe portare a una successiva ripresa dei prezzi sia sulla pianta sia in distribuzione.

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