La campagna estiva 2025 restituisce un quadro complesso e variegato per le drupacee italiane. I prezzi medi di mercato hanno in generale garantito margini positivi, ma il peso dei costi di produzione resta elevato e la manodopera continua a rappresentare la voce di spesa più rilevante, condizionando la competitività delle aziende. A rivelarlo un recente documento Ismea.
Nettarine
Per le nettarine si conferma la riduzione delle superfici coltivate, che nell'ultimo decennio hanno perso quasi il 30% a livello nazionale, con punte drammatiche in Emilia-Romagna dove la superficie si è quasi dimezzata. Nonostante questo ridimensionamento, la campagna 2025 ha portato a rese soddisfacenti. In Emilia-Romagna, con impianti ad alta densità e aziende medio-grandi, il costo medio di produzione ha raggiunto i 18.082 euro per ettaro, con una resa di 31 tonnellate, pari a un costo unitario di 0,58 euro/kg a fronte di un prezzo medio di 0,95 euro (media del periodo maggio-settembre del mercato di riferimento).
Anche in Piemonte, dove le aziende presentano caratteristiche simili, i costi si attestano su valori quasi identici, circa 18.070 euro per ettaro con una resa di 30 tonnellate, che significa un costo unitario di 0,60 euro/kg e un prezzo medio di 0,98 euro. In entrambi i casi il differenziale prezzo-costo si aggira intorno al 60% e la manodopera assorbe più della metà dei costi complessivi.
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.it
Pesche
Le pesche comuni mostrano un quadro meno brillante. In Emilia-Romagna, nelle aree di Forlì e Ravenna, il costo medio di produzione è stato di 16.505 euro per ettaro con una resa di 27 tonnellate. Il costo unitario risulta pari a 0,61 euro/kg, mentre il prezzo medio si ferma a 0,83 euro, lasciando un margine più ridotto rispetto alle nettarine, circa il 40%. Anche qui la voce lavoro resta la componente più significativa della spesa, seguita dai concimi e dai costi fissi.
Albicocche
Decisamente più articolata la situazione delle albicocche, con differenze marcate tra Basilicata e Campania. Nell'areale di Matera i costi medi di produzione si attestano sui 10.256 euro per ettaro con una resa di 8,5 tonnellate. Il costo unitario è di 1,21 euro/kg, mentre il prezzo medio ha raggiunto 1,92 euro, con un margine positivo attorno al 60%. In Campania, invece, le aziende presentano costi medi più contenuti, circa 9.280 euro per ettaro, ma con rese superiori che arrivano a 13 tonnellate. In questo caso il costo unitario scende a 0,71 euro/kg, mentre il prezzo medio si ferma a 0,99 euro, determinando un differenziale più contenuto, pari al 30%. In entrambi i contesti la manodopera rappresenta la quota più rilevante dei costi, con un'incidenza che varia dal 60 al 67%, ma in Campania si osserva anche una riduzione del peso di concimi e altri input tecnici.
Per la platea di produttori, tecnici e operatori commerciali, questi numeri rappresentano molto più che una fotografia statistica: sono un richiamo a ripensare le strategie aziendali, a investire in innovazione organizzativa e a rafforzare il dialogo lungo la filiera. Solo così sarà possibile trasformare i margini positivi di oggi in basi solide per la sostenibilità economica e competitiva del settore negli anni a venire.
Scarica qui il documento Ismea.
Per maggiori informazioni:
www.ismeamercati.it