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Dati statistici e pareri a confronto fra i due colossi produttivi del Mediterraneo

Italia-Spagna: occorre collaborare, non farsi guerre commerciali

Fra Spagna e Italia i rapporti commerciali del settore ortofrutticolo sono sempre più stretti. Lo confermano anche i dati di Fruitimprese, l'associazione nazionale italiana che rappresenta circa 300 operatori tra imprese private, aziende agricole, consorzi, organizzazioni di produttori distribuiti su tutto il territorio nazionale, per un totale di circa 8 miliardi di euro di fatturato.
"Sulla base dei dati in nostro possesso – afferma il direttore Pietro Mauro – notiamo che i rapporti commerciali fra Italia e Spagna sono sempre più intensi. In termini assoluti, l'Italia importa dalla Spagna molto più di quanto esporta, ma vediamo anche una tendenza di crescita dell'export da parte dei nostri associati".

© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.it

Gli ultimi dati disponibili sono quelli relativi ai primi 5 mesi del 2025. Dal primo gennaio al 31 maggio 2025 l'Italia ha esportato in Spagna 86.069 tonnellate di ortofrutta, per un valore di circa 133,7 milioni di euro. Nello stesso periodo, l'Italia ha importato dalla Spagna 333.604 tonnellate per un controvalore di circa 625 milioni di euro.

Analizzando i principali prodotti italiani esportati in Spagna, spiccano le mele (58.174 tonnellate, valore 68,6 milioni di euro), seguite da kiwi (13mila tonnellate per un valore di circa 35 milioni di euro) e poi 1.492 tonnellate di patate (608.000 euro di valore).

Se invece si analizza il flusso inverso, vale a dire l'ortofrutta importata in Italia dalla Spagna nei primi 5 mesi del 2025, si nota che l'articolo principale è dato dalle arance, con oltre 45mila tonnellate (oltre 35 milioni di euro in valore), seguite dai peperoni (22.345 tonnellate e un valore di circa 38 milioni di euro) e circa 21mila tonnellate di lattughe per un valore di quasi 22 milioni di euro.

Fra i prodotti con maggior valore importato in Italia, da annotare le fragole (55 milioni di euro in valore per circa 19.000 tonnellate) e soprattutto le mandorle (67 milioni di euro per 10.741 tonnellate).

Confronto 2024 rispetto al 2023
Quando si parla di ortofrutta in Europa, due Paesi emergono sempre come protagonisti: Italia e Spagna. Con oltre 20 milioni di tonnellate di frutta e ortaggi prodotte ogni anno, Madrid e Roma rappresentano i pilastri dell'offerta mediterranea sui mercati comunitari e internazionali. Eppure, pur condividendo condizioni climatiche favorevoli e una lunga tradizione agricola, i due modelli di internazionalizzazione appaiono molto diversi.

© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.it

Se si analizzano i dati Fruitimprese dei rapporti commerciali fra Italia e Spagna, emerge che nel 2024 l'Italia ha esportato di meno e importato di più. Nel dettaglio, nel 2023 l'Italia aveva esportato in Spagna 191.600 tonnellate di ortofrutta (valore circa 277 milioni di euro); valore sceso a 187.499 tonnellate nel 2024, segnando un calo di poco superiore alle 4000 tonnellate. E infatti nel 2024 l'Italia ha di più per importare, circa 292 milioni di euro.

Sul fronte delle importazioni dalla Spagna, nel 2023 gli operatori italiani avevano importato 753.410 tonnellate, salite a 843.297 nel 2024, con un incremento di circa 90.000 tonnellate. In valore, si è passati da 1,23 miliardi di euro a 1,38 miliardi di euro.

Un esempio su tutti: nel 2023 l'Italia aveva importato 20.334 tonnellate di mandorle, per un valore di 94 milioni di euro; nel 2024 l'importazione è salita a 27.226 tonnellate per un valore pari a circa 132 milioni di euro. Sul fronte delle esportazioni italiane in Spagna, da registrare il buon incremento delle mele: nel 2023 l'Italia aveva spedito agli operatori spagnoli 96.688 tonnellate di mele (105 milioni di euro in valore), salite a 106.885 tonnellate e quasi 117 milioni di euro in valore.

La crescita esponenziale della Spagna come esportatore ortofrutticolo non è frutto del caso. Negli anni '80 e '90, il Paese ha investito con decisione nelle infrastrutture di trasporto: porti come Algeciras e Valencia, snodi ferroviari e autostradali moderni, piattaforme logistiche integrate al servizio dell'agroalimentare. Questo ha consentito alla Spagna di diventare un partner ideale per la distribuzione europea, con tempi di consegna rapidi e volumi affidabili.

Italia e Spagna devono collaborare
"Sono passati gli anni della lotta a colpi di ribassi di prezzo: al giorno d'oggi gli operatori italiani e spagnoli devono pensare a collaborare, perché la vera concorrenza non è più fra questi due Paesi, ma arriva da altre zone produttive". È questo il punto di vista di Gabriele Ferri, direttore generale di Naturitalia (oltre 200 milioni di euro di fatturato e 38 stabilimenti di lavorazione) secondo il quale la parola d'ordine deve essere 'pianificazione'. "Già ci sono alcune collaborazioni in atto per varietà a club e questo è un buon inizio. Anche se la Spagna è una realtà produttiva di prim'ordine, specie sulla continuità di forniture, i clienti di tutta Europa non possono fare a meno dell'Italia. Lo dimostrano gli eventi meteo negativi che ormai colpiscono tutto il bacino del Mediterraneo: avere fornitori su più zone di produzione garantisce ai clienti di avere, comunque, prodotto per i consumatori".

© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.it

Secondo Ferri, le imprese italiane e spagnole potrebbero collaborare di più anche sul fronte delle stime produttive. "Dove gli enti pubblici non riescono, possono essere le imprese a realizzare un catasto frutticolo preciso ed esplicativo sulle potenzialità produttive dei due Paesi. Conoscere la produzione presunta in maniera attendibile e con anticipo, è fondamentale per la programmazione con le catene distributive europee ma anche di altri continenti".

E se la parola d'ordine è pianificazione, secondo Ferri dovrebbe aumentare la gestione a club delle migliori varietà. "È chiaro che lo scopo primario, per tutti, è quello di garantire il reddito agli agricoltori. Solo partendo da questo fatto possiamo pensare a tutto il resto. E la gestione a club sta dando risposte positive in questo senso, perché gli ettari sono calcolati anche in base ad accordi di massima con i clienti, così da non avere mai invenduto".

Italia e Spagna restano i due giganti dell'ortofrutta mediterranea
In molte annate, come questa 2025 ad esempio, le produzioni dei due Paesi si alternano e si completano, garantendo all'Europa un approvvigionamento continuo e variegato durante tutto l'anno. Ma la competizione esiste, e si gioca soprattutto sugli scaffali dei supermercati tedeschi, francesi, olandesi e britannici. Qui la Spagna vince in organizzazione e continuità, mentre l'Italia conquista con qualità e identità.

"Rispetto al passato – sottolinea Ferri – la Spagna sfrutta ancora dei costi produttivi più bassi: penso all'energia, alla maggior efficienza logistica, ai vantaggi dati da una superficie aziendale maggiore rispetto all'Italia. Però le differenze si sono assottigliate rispetto al passato: come in Italia, anche in Spagna le aziende devono fare i conti con difficoltà nel trovare personale ed eventi meteo sempre più estremi. Per questo ritengo che sia indispensabile una maggiore integrazione e collaborazione".

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