"L'iter è stato avviato già da diverso tempo e aspettiamo a breve una risposta: si tratta dell'istanza per l'ottenimento del riconoscimento IGP per le mele dell'Emilia Romagna". Lo ha ribadito Matteo Mazzoni, presidente Consorzio MelaPiù, durante la giornata di presentazione della nuova annata di commercializzazione.
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"Credo che l'Emilia Romagna abbia le carte in regola per ottenere l'Igp. La coltivazione delle mele è tradizionale in questi areali, ed è ormai caratteristica. Le varietà indicate sono quelle più diffuse e che potranno trarre beneficio dal marchio. La filiera è controllata, le aziende sono strutturate: credo che abbiamo tutte le carte in regola per avere, in un tempo piuttosto ravvicinato, la Mela IGP dell'Emilia Romagna", ha precisato Mazzoni.
L'Indicazione Geografica Protetta non è, in automatico, una certezza di successo ma, se ben gestita, è un marchio che dà un valore aggiunto perché il consumatore, specie quello italiano, lo riconosce. Da una recente statistica (cfr. Freshplaza del 2/07/2025) emerge che le pomacee sono in cima alla lista con 35 registrazioni (28 mele e 7 pere).
Nel 1996, ben l'80% dei prodotti riconosciuti proveniva dall'Europa meridionale, da Paesi come Grecia, Italia, Spagna e Portogallo. Questo trend è proseguito fino a oggi: dei 305 prodotti ortofrutticoli DOP o IGP dell'Ue, 198 provengono da sud dei Balcani, delle Alpi o dei Pirenei. L'Italia è in testa con 103 prodotti, pari a un terzo di tutti i riconoscimenti di qualità legati alla regione e alla tradizione.
Il marketing non garantisce sempre il successo
I consumatori possono fidarsi della qualità dei prodotti DOP e IGP, mentre coltivatori e produttori possono valorizzarli meglio sul mercato. Questi marchi di qualità hanno una funzione promozionale, ma il valore aggiunto varia da prodotto a prodotto. Alcuni anni fa, la Commissione europea ha incaricato l'agenzia di ricerche di mercato Areté di condurre uno studio. È emerso che i prodotti con indicazione geografica spuntano in media prezzi di mercato più alti rispetto a prodotti analoghi standard. Tuttavia, questo sovrapprezzo è risultato inferiore per frutta e verdura fresche rispetto ai prodotti trasformati. Inoltre, solo la metà dei prodotti ortofrutticoli freschi con indicazione geografica si è rivelata più redditizia delle versioni standard.