La "Cima di cola", storica varietà locale di cavolfiore (Brassica oleracea L. var. botrytis), strettamente legata alla tradizione agricola di Bari, ha ottenuto il riconoscimento ufficiale che ne permetterà la conservazione e la valorizzazione anche a livello commerciale. Dal 24 settembre, sotto la supervisione del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell'Università di Bari (Di.S.S.P.A.), sarà possibile produrre e diffondere il seme di questa varietà a rischio di estinzione.
© Università degli Studi di Bari Aldo Moro
Con Decreto Ministeriale del 9 settembre 2025, pubblicato in G.U. n. 216 del 17 settembre 2025, il Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste ha iscritto la "Cima di cola" nei registri nazionali delle specie agrarie come varietà da conservazione, in conformità a quanto previsto dall'art. 52 del decreto legislativo 2 febbraio 2021, n. 20. Si tratta di un traguardo importante per la tutela della biodiversità orticola e per la salvaguardia del patrimonio agroalimentare tradizionale pugliese.
Per la "Cima di cola" l'iscrizione nel registro delle varietà da conservazione rappresenta la tappa finale di un lungo percorso di recupero e salvaguardia che ha coinvolto agricoltori custodi, associazioni e istituzioni. Questa varietà locale di cavolfiore era infatti già stata riconosciuta in precedenza come Prodotto Agroalimentare Tradizionale (PAT) pugliese nel 2015, nonché tutelata nel 2020 con l'iscrizione nel Registro Regionale delle Risorse Genetiche Autoctone a rischio di estinzione (L.R. 39/2013) e nell'Anagrafe nazionale della biodiversità di interesse agricolo e alimentare (Legge 194/2015). Nel 2024, inoltre, è stata protagonista di un progetto di scienza partecipata (cd. Citizen science), promosso dal Di.S.S.P.A. nell'ambito del progetto Biodiversità delle Specie Orticole pugliesi non da frutto – BiodiverSO Veg finanziato dalla Regione Puglia (PSR 2014-2022).
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Grazie all'iscrizione nel registro nazionale, la "Cima di cola" potrà essere coltivata e diffusa nel rispetto delle regole di conservazione in situ ed ex situ, garantendo alle future generazioni la continuità di un patrimonio genetico e gastronomico unico.
L'ingresso della "Cima di cola" tra le varietà da conservazione non è solo un risultato normativo: è anche un atto di riconoscenza verso la memoria agricola del territorio e verso quanti hanno custodito negli anni i semi e la tradizione. Questa tappa apre inoltre nuove opportunità di promozione scientifica, divulgativa e gastronomica, rafforzando ulteriormente il legame tra agricoltura, cultura e sostenibilità.
Contatti:
Pietro Santamaria - [email protected]
Massimiliano Renna - [email protected]
Adriano Didonna - [email protected]
Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti
Università degli Studi di Bari Aldo Moro