Un rinnovato ottimismo si respira nel settore dell'actinidia italiano, come emerso con forza durante l'AgriLazio Expo, tenutosi a Cisterna di Latina dal 19 al 21 settembre 2025, con un'affluenza di circa 10.000 visitatori. Dopo anni di grande sofferenza, prima a causa della batteriosi e poi della devastante "Moria del Kiwi" (Kiwifruit Vine Decline), il futuro della coltura sembra oggi poggiare su due pilastri fondamentali: l'innovazione varietale, con l'introduzione di nuovi portinnesti resistenti, e una crescente tendenza all'aggregazione tra produttori. La Moria, una sindrome le cui cause sono ancora in gran parte sconosciute, ha messo in ginocchio il settore, ma la risposta si è concentrata su soluzioni operative concrete.
Bounty e Roki: le radici della ripartenza
Tra gli stand dei vivaisti, due nomi sono stati i protagonisti indiscussi: Bounty e Roki, i portinnesti che stanno cambiando le prospettive dell'actinidicoltura. Il primo, Bounty, sviluppato in Nuova Zelanda, si è affermato come la soluzione di riferimento per il kiwi a polpa gialla, in particolare per la selezione SunGold G3 di Zespri. La sua efficacia è tale che vivaisti come Francesco Maule di ExoticPlant confermano di vendere ormai tutto il loro materiale vegetale innestato su questo portinnesto, definendolo "la soluzione meno rischiosa" anche per il kiwi verde, nella prevenzione della Moria. L'impatto di questa innovazione è stato epocale; secondo i Vivai Magalotti, "se non ci fosse stato il portinnesto Bounty, probabilmente l'actinidicoltura sarebbe scomparsa in Italia".
© Giancarlo Fabbri | FreshPlaza.it Cristiana, Francesco e Anna Maule presso lo stand dell'impresa familiare, il vivaio Exoticplant. Tra i materiali in esposizione, il noto portinnesto Bounty, che tanto sta contribuendo alla ripresa del settore kiwi dopo i duri contraccolpi della cosiddetta "morìa". Exoticplant è diventato inoltre licenziatario per importanti selezioni varietali di kiwi giallo e verde (Zepri G3, Soreli, Boerica).
Se Bounty ha rappresentato la salvezza per il kiwi giallo, la grande speranza per il kiwi a polpa verde Hayward si chiama Roki, il cui nome deriva dalle prime sillabe delle parole "rootstock" e "kiwifruit" (cfr. Freshplaza del 23 dicembre 2024). Selezionato da breeder privati con prove in campo che risalgono al 2019, questo portinnesto mostra una notevole resistenza alla Moria grazie a un apparato radicale più resiliente. La sua versatilità lo rende adatto non solo all'Hayward, ma anche a tutte le varietà gialle e rosse. Già diffuso nel veronese, si sta espandendo a Latina e in Piemonte grazie alla distribuzione di vivai come Simeoni Kiwi Plant e Magalotti.
© Giancarlo Fabbri | FreshPlaza.itCorrado Arigliani e Daniela Magalotti presso lo stand allestito dagli omonimi Vivai Magalotti. Anche qui il portinnesto RoKi, selezionato da breeder italiani, è stato protagonista. L'azienda vivaistica lo distribuisce sin dal 2022-2023 negli areali piemontesi e in provincia di Latina. Dal prossimo anno si comincerà a impiantare kiwi Hayward su portinnesto RoKi anche all'estero (Francia, Spagna e Portogallo).
C'è anche chi, come la CAM Agri sta sperimentando nuove promettenti combinazioni, come testimonia l'introduzione di materiali vegetali intermedi tra nesto e postinnesto.
© Giancarlo Fabbri | FreshPlaza.it Maurizio Dal Pane mostra un innesto di kiwi verde Hayward su Bounty con intermedio Tomuri.
Prospettive e strategie per il futuro
La strada, sebbene promettente, richiede un approccio cauto e strategico. Il ricercatore Gianni Tacconi del CREA conferma la validità del Bounty per il giallo e le buone performance del Roki al Nord, ma sottolinea come, sapendo ancora "poco o nulla" sulle cause della Moria, sia saggio concentrarsi su soluzioni pratiche.
© Giancarlo Fabbri | FreshPlaza.it l ricercatore phd del CREA, Gianni Tacconi, insieme a una pianta su portinnesto RoKi).
Gli agricoltori, infatti, mostrano ancora una certa prudenza nel ripiantare il kiwi verde, memori delle ingenti perdite economiche subite. In questo contesto, secondo Davide Simeoni, è fondamentale una "sinergia tra vivaisti e ricercatori" e una maggiore "coscienza critica" da parte dei produttori, disposti a mettere in discussione le pratiche tradizionali. Riguardo alla competizione internazionale, come quella della Grecia, Simeoni invita alla cautela, sottolineando come l'esperienza e il know-how italiano restino un valore distintivo e che la capacità dei nuovi competitor di reagire a future problematiche andrà valutata sul lungo termine.
© Giancarlo Fabbri | FreshPlaza.itDavide Simeoni della Simeoni Kiwi Plant indica RoKi, un interessante portinnesto altamente compatibile con varietà di kiwi a polpa verde e la cui radice si mostra resistente alla "morìa". L'azienda vivaistica della famiglia Simeoni è attiva principalmente nel Friuli e in Veneto, dove le perdite negli actinidieti a causa della moria sono state particolarmente gravi, con punte superiori al 50%. Oggi il portinnesto RoKi (nome commerciale costruito dalle sillabe iniziali di Rootstock Kiwifruit) costituisce una risposta valida.
L'aggregazione: l'unione fa la forza
Il secondo grande trend emerso dall'Expo è che "consorziarsi funziona". Proprio il momento di difficoltà sembra aver stimolato il settore a cercare nuove forme di collaborazione. Consorzi e marchi come Kiwi Passion, Jingold, Dorì e KiKoKa stanno diventando veri e propri "centri di gravitazione" e "club" per gli imprenditori. Queste iniziative, alcune anche molto recenti come Kiwi Passion, fondata solo cinque anni fa, stanno crescendo rapidamente in termini di consenso, dimostrando che l'unione è una leva fondamentale per la competitività e per affrontare il mercato con più forza.
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In conclusione, il settore del kiwi italiano sta gettando le basi per una ripartenza solida, fondata sull'innovazione tecnica dei portinnesti e sulla forza strategica dell'aggregazione. Una doppia via che alimenta una rinnovata fiducia per il futuro di una delle colture più importanti per l'ortofrutta nazionale.