"Eccellenze ortofrutticole siciliane: mercati, valore, identità" è stato il tema del workshop a seguito della conferenza stampa di presentazione di Macfrut 2026, che si è tenuta al Romano Palace Hotel della Playa di Catania. L'incontro ha messo al centro il peso crescente dell'Isola nel panorama ortofrutticolo italiano ed europeo, alternando dati, analisi e le voci dei protagonisti della filiera, dai produttori ai distributori.
Alla tavola rotonda hanno partecipato: Alfio Mancuso (gruppo Arena), Germano Fabiani (Coop Italia), Domenico Lo Re (Eurogroup), Nicolò Sparacino (Biofruit), Jan Giovanni Ghisalberti (Jaghi Trade), Alessandro Simone (Lulu Supermarket).
© Biagio Tinghino
Ad aprire i lavori è stato Mario Schiano lo Moriello, analista di mercato del settore agricolo ed agroalimentare di Ismea, che nella sua relazione ha fotografato con chiarezza la leadership della Sicilia nel settore ortofrutticolo nazionale, non solo in termini quantitativi, ma soprattutto per l'identità e la qualità dell'offerta.
"Nel 2024, la superficie coltivata a ortofrutta ha superato i 263 mila ettari, pari al 22% del totale nazionale – ha dichiarato Mario Schiano – Il primato riguarda diversi comparti: agrumi (58% della produzione italiana), frutta a guscio (29%), uva da tavola (40%), ma anche ortaggi in campo aperto (35%) e coltura protetta (17%). La produzione raccolta ha toccato i 4,6 milioni di tonnellate, circa il 19% del totale nazionale. La Sicilia guida anche la classifica del biologico: con 413 mila ettari a SAU (Superficie Agricola Utilizzata) bio, rappresenta il 17% del totale italiano e un terzo della superficie agricola regionale. Nell'ortofrutta bio l'Isola è prima con 47 mila ettari, quasi un quarto del totale nazionale. Un primato condiviso solo con Puglia e Lazio, che insieme coprono metà della superficie bio italiana".
© Biagio TinghinoAlessandro Simone, Jan Giovanni Ghisalberti, Nicolò Sparacino, Domenico Lo Re, Germano Fabiani, Alfio Mancuso e il moderatore Mario Schiano lo Moriello
"La Sicilia primeggia non soltanto per numeri e fatturato, ma soprattutto per le caratteristiche distintive della sua offerta - ha sottolineato l'esperto -, ricordando prodotti simbolo come agrumi, uva da tavola, pistacchi, mandorle e ficodindia. Sul fronte economico, il valore complessivo della produzione agricola siciliana nel 2024 è stato di 6,08 miliardi di euro, pari al 9% del totale nazionale. Nel comparto ortofrutticolo, l'isola ha generato 2,98 miliardi, cioè il 16% del valore italiano. Negli ultimi dieci anni la crescita media annua è stata del 4,4%, a fronte di un +4,8% nazionale. Complessivamente, l'ortofrutta siciliana vale circa 3 miliardi: la prima regione italiana per valore, seguita da Puglia e Campania".
"L'offerta ortofrutticola siciliana si sta distinguendo per un'elevata capacità di innovazione, favorita anche dalle mutate condizioni climatiche che consentono l'introduzione e la coltivazione di specie tropicali e subtropicali – ha concluso Mario Schiano – Tale evoluzione permette alle aziende agricole di diversificare il calendario produttivo, realizzando raccolti in controstagione e garantendo così una presenza continuativa sui mercati nazionali e internazionali. Parallelamente, si sta consolidando il comparto della trasformazione delle materie prime ortofrutticole, che consente di valorizzare le produzioni locali attraverso la creazione di prodotti a più alto valore aggiunto".
Dalla tavola rotonda, benché la Sicilia resti un pilastro dell'ortofrutta italiana, sono emersi nodi strutturali ma anche leve di sviluppo. Sul fronte critico pesano la frammentazione produttiva, i deficit infrastrutturali, il ritardo sull'innovazione varietale e la difficoltà a garantire redditività stabile. Sul fronte delle opportunità spiccano invece il biologico, la distintività delle produzioni, il marketing territoriale e la possibilità di nuove colture da valorizzare. Eccone un breve resoconto.
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"I prodotti siciliani hanno caratteristiche organolettiche uniche, frutto di clima e tradizione – ha detto Alfio Mancuso – Ma occorre pensare ad aggregazioni tra piccoli produttori per migliorare processi e competitività".
"La qualità delle produzioni siciliane è altissima – ha detto dal canto suo Germano Fabiani – così come l'imprenditorialità. Tuttavia occorre specializzarsi perché non si può presidiare tutta la filiera, dalla produzione alla commercializzazione. Serve organizzare i mestieri per ampliare gli sbocchi commerciali".
"Il 50% della nostra produzione bio arriva dalla Sicilia – ha rimarcato Domenico Lo Re -. Paghiamo le carenze infrastrutturali, ma grazie alla qualità arriviamo ovunque. Siamo però in ritardo sull'innovazione varietale, come nell'uva senza semi, che è la base della competitività. Senza reddito non riusciremo a trattenere i giovani in agricoltura".
Esperienza internazionale per Nicolò Sparacino di Biofruit, che da Berlino promuove le arance siciliane e che ha aperto un punto vendita e un ristorante per ridurre la filiera e raccontare direttamente le peculiarità dei prodotti siciliani attraverso uno storytelling territoriale.
Da parte di Jan Giovanni Ghisalberti, operatore danese, arriva la richiesta di continuità. "Alcune produzioni come il pomodoro stanno calando – ha sottolineato l'imprenditore – ma con i migliori produttori siciliani, specie nel bio, non registriamo criticità".
"Servono investimenti in conservazione, altrimenti l'export resta penalizzato – ha specificato Alessandro Simone – Il marketing territoriale è un'opportunità proprio perché il marchio Sicilia è conosciuto all'estero e può facilitare la promozione. Tra le colture emergenti, il melograno potrebbe diventare un asset strategico".
Autore: Biagio Tinghino per FreshPlaza.IT