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Il commento di un operatore

Oggi una monocoltura non sarebbe più sostenibile

"La frutta è diventata una cosa che non si consuma più come prima". Questa l'affermazione di un operatore del settore ortofrutticolo nel fornire la sua prospettiva circa le dinamiche attuali, dalle quali si evidenziano le complessità che i produttori e i confezionatori italiani affrontano.

L'imprenditore, specializzato principalmente in agrumi, quest'anno ha introdotto anche angurie, meloni gialli e meloni retati attraverso collaborazioni con agenzie per la fornitura alla grande distribuzione, tra cui importanti catene tedesche. Sebbene una parte del lavoro sia destinata al mercato italiano, l'attività è prevalentemente orientata all'estero.

Prodotti estivi in sofferenza
Analizzando le recenti campagne estive, l'operatore descrive quella delle angurie come "un disastro vero e proprio, per i produttori". Spiega che, mentre i commercianti e i confezionatori riescono a mantenere un seppur minimo guadagno, i produttori hanno subito perdite significative. A suo avviso, ciò è dovuto a due anni di profitti eccezionali, che hanno spinto a un aumento degli ettari coltivati, portando a una sovrapproduzione in un anno in cui le temperature non sono state particolarmente elevate, soprattutto nel Nord Europa. Per le angurie, infatti, "le vendite partono solo quando si alzano le temperature; questo è uno dei pochi prodotti su cui ho visto, nella mia piccola esperienza, che le temperature condizionano almeno il 70% della vendita, se non l'80". Anche per le pesche si è osservato un rallentamento inaspettato dopo metà agosto, portando molti operatori ad avere celle piene di merce invenduta.

© AI

Al contrario, le prospettive per gli agrumi sembrano più positive, con un potenziale aumento della domanda estera, in particolare a causa di carenze segnalate in Spagna. Per quanto riguarda le clementine, la pezzatura attuale è buona, smentendo le preoccupazioni per le sottodimensioni dovute a ondate di calore, a differenza dell'anno precedente.

Da parte sua, l'uva ha registrato un rallentamento, dopo un avvio positivo, ma sul finire della campagna potrebbe recuperare.

Mutamenti e differenze nei consumi
Un tema da analizzare riguarda il cambiamento delle abitudini di consumo. L'operatore osserva una diminuzione generale del consumo di frutta. Questo fenomeno è attribuito a diversi fattori, tra cui il fatto che la generazione attuale non attribuisce più lo stesso valore al "made in Italy". Inoltre c'è da considerare l'aumento delle donne lavoratrici che prediligono piatti freddi e veloci. Le mode alimentari, influenzate anche dalle diete e dai nutrizionisti che spesso limitano la frutta a causa degli zuccheri, favoriscono prodotti come l'avocado, le verdure o la frutta già tagliata e confezionata. Tuttavia, l'arancia rappresenta un'eccezione, avendo visto un aumento del consumo durante la pandemia per il suo apporto di vitamina C e per la sua versatilità d'uso anche in estate.

Secondo il commerciante, esiste una netta distinzione tra il mercato estero e quello italiano nelle preferenze dei consumatori: "Il mercato estero mangia molto con gli occhi, non tanto con il sapore". I parametri di dolcezza (grado Brix) sono invece più stringenti, in Italia. Per le angurie, ad esempio, il mercato italiano predilige ancora quelle grandi e zuccherine, mentre all'estero sono più richieste le dimensioni di massimo 5-7 kg.

Le debolezze strutturali della filiera ortofrutticola italiana
"Le imprese ortofrutticole estere la fanno da padrone, rispetto a noi - commenta - All'estero sono più organizzati e bisogna riconoscerne i meriti. Giustamente non si può paragonare alcuna regione italiana rispetto a una Spagna, per esempio, paese dove il più piccolo produttore possiede 100 ettari. Loro hanno delle organizzazioni commerciali che noi ce le sogniamo". La mancanza di gruppi commerciali forti e uniti in Italia, a differenza della Spagna dove i piccoli produttori si aggregano a grandi consorzi, porta a una sofferenza sui prezzi.

Un altro punto critico è pure la politica dei prezzi della Grande Distribuzione Organizzata (GDO), non sempre alla portata di tutti, aggravata dalla concorrenza da parte di merce estera, come per esempio quella dalla Grecia, che arriva sul mercato italiano a costi inferiori grazie a minori oneri di manodopera e minori regolamentazioni. "Alle volte, fatti due conti, penso che mi converrebbe acquistare merce all'estero!", ironizza il commerciante.

Per contrastare queste difficoltà: "Serve una maggiore valorizzazione del prodotto italiano e una regolamentazione che dia priorità ai prodotti nazionali, prima dell'importazione di quelli esteri. "Bisognerebbe fare una legge ad hoc in tal senso, anche se mi rendo conto che sia molto arduo, essendo tutti noi parte di un libero mercato. Di sicuro, oggi una monocoltura come quelle che fino agli anni Novanta consentivano di fare reddito, non sarebbe più sostenibile".

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