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Con tecniche colturali innovative

Esempi di meridionalizzazione della pericoltora italiana

Il panorama della pericoltura italiana sta vivendo una fase di profonda trasformazione. Le aree tradizionalmente specializzate del Nord Italia registrano un'offerta in calo a causa di problematiche fitosanitarie sempre più pressanti. Tuttavia, in controtendenza, il Sud Italia emerge come un nuovo polo di sviluppo e innovazione, attirando investimenti significativi grazie a condizioni pedoclimatiche favorevoli e all'adozione di tecniche colturali all'avanguardia.

© Vitelli Vito Domenico

L'agronomo Vito Vitelli sottolinea. "L'offerta di pere italiane si è drasticamente ridotta per gli effetti fitosanitari avversi al nord. Maculatura bruna e cimice asiatica sono i due principali organismi nocivi che hanno prosperato nei territori finora fortemente vocati. Queste problematiche, seppur in diffusione anche al Centro-Sud, con segnalazioni a Caserta e in Sicilia, con anche alcune batteriosi che riducono le rese, trovano però nel meridione d'Italia un ambiente meno favorevole alla loro aggressività. Infatti, le regioni meridionali offrono comunque un contesto pedoclimatico ideale, caratterizzato da lunghi periodi di siccità e scarsa umidità ambientale, che facilitano la gestione degli organismi nocivi. L'acqua, risorsa preziosa, viene inoltre razionalizzata attraverso sistemi di distribuzione localizzata".

© Vitelli Vito Domenico

Le tecniche colturali innovative giocano poi un ruolo cruciale in questa meridionalizzazione della pericoltura. Si fa riferimento all'adozione del monoasse ad alta densità di impianto, con oltre 4.000 piante/ettaro, un'evoluzione rispetto ai sistemi già presenti nel nord. "La gestione degli organismi nocivi avviene anche più facilmente, perché si tratta di gestire una parete anziché una forma di allevamento in volume – precisa l'agronomo – L'efficienza si estende anche all'uso delle risorse, con una massimizzazione dell'assorbimento fino al 95%, un'ottimale intercettazione della luminosità, una più facile gestione degli organismi nocivi e una più razionale somministrazione dei fertilizzanti. I vantaggi dunque sono enormi, perché si hanno impianti che entrano in produzione già a partire dal terzo anno".

A testimonianza di queste potenzialità, alcuni produttori riportano la loro concreta esperienza colturale, per sottolineare come i benefici in termini di resa, qualità e prezzo siano già tangibili fin dai primi anni di produzione, supportati da una buona disponibilità idrica locale e con prospettive di espansione.

© Vitelli Vito Domenico

"Annata comunque soddisfacente, se consideriamo che è il primo anno di produzione – dice Fabio di Marco da Castronovo di Sicilia (Palermo) - In un ettaro abbiamo raccolto 26 tonnellate di pere Abate, frutti aventi una bel colore e pezzatura, conferiti a un commerciante locale con quotazioni di 1,20 €/kg. In azienda non si segnalano problemi di carenza idrica e l'idea di mettere a dimora altre superfici non manca, ma il mio primo lavoro lo rende complicato".

Invece, dalla Campania, Antonio e Rosario Cipolletta della società agricola New Apple, con 5 ettari dedicati alla pera Abate messi a dimora tre anni fa e altri riservati alla varietà Coscia, commentano: "Già terminata la nostra raccolta iniziata a fine agosto. Le operazioni sono durate circa una settimana, proprio perché i quantitativi sono ridotti. La campagna permette prezzi vivaci, dato che le disponibilità sono in netta diminuzione per via delle problematiche fitosanitarie. I frutti, con pezzature variabili tra 250 e 400 grammi, sono stati venduti a una cooperativa locale con quotazioni tra 1,20 e 1,30 €/kg, con volumi raccolti di oltre 25 tonnellate per ettaro. I costi di gestione non sono tanto alti (6-8 mila euro/ettaro tra raccolta, potatura, trattamenti e irrigazione)".

© Vitelli Vito Domenico

Questi esempi concreti sottolineano come i benefici in termini di resa, qualità e prezzo siano già tangibili fin dai primi anni di produzione, supportati da una buona disponibilità idrica locale e con prospettive di espansione.

A supporto di queste tecniche, l'impiego di strutture di copertura contribuisce a mitigare i rischi derivanti da eventi climatici avversi come piogge intense, venti forti e grandine.

Dal punto di vista economico, il settore offre stimoli importanti. Queste produzioni elevate, pari a oltre 30.000 kg per ettaro, unite a tempi rapidi di entrata in produzione degli impianti, già dal terzo anno, garantiscono un ammortamento veloce dei costi di investimento.

Le opportunità per la pericoltura al Sud Italia sono dunque concrete e significative, offrendo un orizzonte promettente per gli operatori del settore.

Per maggiori informazioni:
Agronomo Vito Vitelli
+39 3392511629
[email protected]
vitovitelli.blogspot.com

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