L'Italia è tradizionalmente uno dei più importanti produttori di pesche, con l'Emilia-Romagna in posizione di leadership. Tuttavia, fattori come l'embargo russo, i cambiamenti climatici e l'aumento dei costi hanno spostato parte di questa produzione verso altre regioni con costi di manodopera più bassi e condizioni climatiche migliori. In ogni caso, il consumo di pesche in Italia è tre volte superiore rispetto alla Spagna, il che garantisce una solida domanda interna.
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In un contesto così competitivo, è fondamentale migliorare l'efficienza produttiva, puntando sulla riduzione dei costi e sull'aumento della qualità. La proposta di utilizzare il portinnesto Rootpac®40 e le forme bidimensionali (2D) emerge come una strategia efficace. Entrambi gli strumenti consentono un rapido ingresso in produzione, una meccanizzazione efficiente, la riduzione dei costi e il miglioramento della qualità dei frutti.
La situazione dei portinnesti e dei sistemi di allevamento in Italia
"In Italia, il portinnesto più diffuso è il GF-677, che ha vigoria medio-alta ed è ben adattato ai terreni calcarei, ma presenta difficoltà nei terreni pesanti, con nematodi o in reimpianto. Inoltre, ritarda la maturazione e può influire negativamente sulla qualità dei frutti nelle varietà precoci. La sua elevata vigoria rende necessario ricorrere a sistemi colturali più complessi, come il bi-asse o il triplo asse, poiché l'uso di regolatori come Cultar è limitato", spiega Ignasi Iglesias di Agromillora.
"Il secondo portinnesto più importante è l'Adesoto-101, originario della Spagna. Ha il 25-35% di vigoria in meno rispetto al GF-677; migliora la qualità dei frutti, si adatta bene a condizioni di asfissia radicale ed è immune ai nematodi, ma è sensibile ai ricacci nei terreni sabbiosi. Rootpac40 si presenta come un'alternativa innovativa, con un miglior controllo della vigoria, qualità dei frutti e adattabilità a diverse condizioni".
Per quanto riguarda i sistemi di allevamento, in Emilia-Romagna sono stati utilizzati l'assiale, la palmetta e il triplo asse, mentre al sud (ad esempio a Bari) prevale il vaso spagnolo, ben adattato alla vigoria del GF-677.
"La meccanizzazione delle operazioni chiave (diradamento, potatura, raccolta) sta diventando sempre più importante a causa dell'aumento dei costi e della carenza di manodopera".
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Il portinnesto Rootpac40
Rootpac40 è un ibrido mandorlo x pesco, sviluppato da Jorge Pinochet presso Agromillora. Ha una vigoria più contenuta (25-30% in meno rispetto al GF-677), non emette ricacci, offre buona compatibilità varietale e tolleranza ai nematodi. Si adatta bene ai terreni calcarei e alle condizioni di freddo invernale, sebbene necessiti di terreni ben drenati e di una gestione adeguata (irrigazione, potatura, sostanza organica).
"È ideale per impianti intensivi ad asse centrale, doppio asse o a vaso di ridotto volume", afferma Iglesias.
Esperienze in Spagna e risultati
"In Spagna, dopo oltre un decennio di utilizzo, Rootpac40 ha dimostrato di migliorare i calibri, consentendo una maturazione più precoce rispetto a Garnem o GF-677. Nel comune di Carlet, con la varietà Pamela si è ottenuta una quota maggiore di frutti di calibro A e AA, e il valore economico della produzione è aumentato del 30%".
"In una prova di 9 anni a Lleida con le varietà Noracila e Luciana, Rootpac40 ci ha permesso di anticipare la produzione nei primi due anni e ottenere oltre 100 tonnellate aggiuntive per ettaro rispetto al GF-677 in un sistema a vaso. Questa maggiore produzione compensa l'investimento supplementare degli impianti intensivi (+10.000 euro/ha)".
Le analisi dei costi mostrano che la manodopera rappresenta quasi la metà dei costi totali, in particolare per il diradamento e la raccolta. "Con Rootpac40, la struttura ad asse centrale consente di meccanizzare queste operazioni, riducendo il costo di 0,14 euro/kg, oltre a diminuire le ore di lavoro per tonnellata di frutti".
Le chiome bidimensionali permettono una migliore visibilità e accessibilità ai frutti, facilitando la raccolta manuale senza scale e consentendo l'uso di piattaforme. Questo avrà un ruolo essenziale anche nella futura implementazione della raccolta robotizzata, come mostrano i sistemi di Tevel (Israele) o Advanced Farm (USA).
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Modello di produzione proposto per lo standard Rootpac40
- Asse centrale. Prevede una struttura con filo superiore e pali da 2 metri. È il sistema più economico e semplice da realizzare nei primi due anni, consente una meccanizzazione efficiente e un rapido ingresso in produzione. È consigliabile lasciare 3-3,5 metri tra le file e 0,8-1,2 metri tra le piante, a seconda della vigoria varietale e della fertilità del suolo.
- Doppio asse o bi-asse. Richiede una formazione iniziale maggiore, ma dal secondo anno i costi si allineano a quelli dell'asse centrale. Raddoppia il numero di assi per ettaro e appiattisce la chioma, facilitando ulteriormente la meccanizzazione. Sesti consigliati: 3-3,5 metri tra le file e 1,0-1,3 metri tra le piante.
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"La necessità di ridurre i costi, ottimizzare la manodopera e garantire la qualità richiede cambiamenti"
In Italia i portinnesti GF-677 e Adesoto-101 sono ancora i più diffusi, ma presentano limiti nelle attuali condizioni. "La necessità di ridurre i costi, ottimizzare la manodopera e garantire la qualità richiede cambiamenti - afferma Iglesias - L'uso di portinnesti come Rootpac40, in sistemi ad asse centrale o bi-asse, consente una produzione intensiva ed efficiente, più facilmente meccanizzabile e senza bisogno di regolatori di crescita. Ciò offre un'alternativa valida e sostenibile per il futuro della peschicoltura, in linea con digitalizzazione, automazione e frutticoltura di precisione".
Per maggiori informazioni:
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