"Il melone fra tradizione e innovazione nel mercato che cambia" è il titolo dato al primo Simposio organizzato a Mantova dal Consorzio di Valorizzazione e Tutela del Melone Mantovano IGP, una tre giorni dal 22 al 24 luglio che ha avuto il clou ieri pomeriggio 23 luglio, al Palazzo Ducale, con un convegno dai contenuti di spessore e di respiro internazionale grazie alle indagini di CSO, SGMarketing e YouGov Shopper Italy.
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itL'evento ha avuto la collaborazione fattiva delle case sementiere Bayer, BASF | Nunhems, HM.CLAUSE, Syngenta e Rijk Zwaan
Salvo Garipoli, direttore di SGMarketing, ha esordito spiegando che "Si tratta del primo evento dove la filiera del melone si presenta in maniera così allargata. Ringrazio il Consorzio perché tutte le aziende hanno dimostrato voglia di fare e intraprendenza". Presenti in sala oltre 200 fra tecnici, agricoltori, buyer della Gdo, ricercatori, referenti delle case sementiere delle aziende di commercializzazione e giornalisti. Dopo il saluto del presidente della provincia di Mantova, Carlo Bottani, Garipoli ha sottolineato che il melone rappresenta il 5,6% dei volumi di acquisti dell'ortofrutta fresca, quindi circa 150mila tonnellate e 251 milioni di euro a valore. In Francia la quota dei volumi è del 6,6% e in Spagna dell'8,4%.
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itSalvo Garipoli di SGMarketing
Superfici in ripresa
Elisa Macchi, direttrice del CSO Italia, ha trattato il tema "Il melone nel contesto produttivo italiano ed europeo". In Europa gli ettari coltivati sono in calo in 10 anni, si è passati da 70 mila a 60mila ettari. Ma negli ultimi tre anni c'è una tendenza ad una lieve ripresa, dopo il calo fino a 56mila ettari di qualche anno fa. Il 28% delle superfici è coltivato in Spagna e il 27% in Italia. dati 2024. La Francia ha il 23% delle superfici europee, poi 7% Bulgaria (4000 ettari) in crescita e 6% in Grecia. Italia e Spagna concentrano da sole il 55%, e con la Francia l'83%.
"Siamo a 1,7 milioni di tonnellate l'anno prodotte - ha aggiunto - In Italia nel 2025 si contano 16.500 ettari con produzione stimata di 545mila tonnellate. Per queste stime il Cso ha usato i catasti dei soci Cso e dei soci del Consorzio del Melone Mantovano IGP. Anche in Italia, dopo un calo durato 7 anni, c'è stata una ripresa negli ultimi 3 anni.
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itElisa Macchi del CSO
"La Lombardia è una delle principali regioni con 2900 ettari e una crescita annuale del 5-6%. Nel 2025 si dovrebbero avere rese maggiori rispetto al 2024 quando la primavera era stata negativa dal punto di vista meteo. In Lombardia si producono poco meno di 100mila tonnellate. L'80% è melone retato. In Emilia Romagna nel 2025 abbiamo stimato 1300 ettari con un incremento delle rese. Il retato è il 67% e il liscio il 37%. In Veneto la superficie è stabile a 800 ettari, con circa 25mila tonnellate nel 2025.
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itPlatea affollata al Palazzo Ducale di Mantova
In Sicilia stimiamo 4400 ettari e la varietà prevalente, 70% è il gialletto e il Mundial al secondo posto. In Puglia le superfici sono in calo, a 1700 ettari e 40mila tonnellate di produzione. In Campania stimiamo 900 ettari coltivati con il 74% di retato, 24% liscio, 2% giallo e lì'88% è in serra. In Basilicata crescita a 800-900 ettari e 27mila tonnellate di produzione di cui il 60% gialletto.
La Lombardia quindi rappresenta la seconda regione in Italia, con il 18% a tutta la produzione italiana. Però in Sicilia il 65% è melone giallo, e anche in Basilicata, Puglia e Calabria prevale il gialletto, quindi il melone a polpa arancione è coltivato al 30% in Lombardia che è la prima regione in Italia su questo fronte. In consumi tengono bene il passo alla crescita produttiva italiana e i consumatori guardano molto alla provenienza" ha concluso Elisa Macchi.
Giuliacci: fate i laghetti contro la siccità
E' stata poi la volta del meteorologo Andrea Giuliacci intervenuto sul tema della situazione clima. "Negli anni '70 tutti conoscevano il colonnello Bernacca e il clima di 40-50 anni fa lo ricordiamo ben diverso da oggi. Quando in estate Bernacca annunciava per il giorno successivo i 30°, tutti si preoccupavano per il caldo, oggi se si annunciano i 30° siamo tutti contenti. Ma che il clima sia cambiato è anche una certezza scientifica, lo dicono i termometri anno dopo anno: dal 1880 in avanti le temperature sono cresciute senza dubbio, ma in modo né costante né uniforme. In alcuni periodi si sono fermate, in altri sono cresciute più velocemente e alcune zone si sono scaldate di più di altre, come ad esempio l'area del Mediterraneo, e l'impennata è arrivata negli ultimi decenni".
"L'anno più caldo di sempre al mondo è stato il 2024 e gli ultimi 10 anni sono stati i più caldi da quando si rilevano le temperature. All'interno dell'atmosfera c'è una maggiore quantità di calore che rappresenta un carburante per i fenomeni atmosferici estremi".
E in Italia? E' considerata una di quelle regioni dove il calore è aumentato di più rispetto alla media planetaria. Dall'inizio del 1800 (che abbiamo già da allora), quindi due secoli di dati, le temperature medie sono salite di oltre 2°C.
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itAndrea Giuliacci, divulgatore scientifico
Nel nord est dagli anni '60 ad oggi l'aumento è stato di 1,5°C. I ghiacciai sono in rapida ritirata, circa 5-20 metri l'anno con una perdita del 30% in 50 anni. Le piogge sono diventate irregolari e con eventi estremizzati. Non è che cade meno pioggia, ma cade in maniera più concentrata e violenta.
Che clima ci sarà fra 20 o 30 anni? Non si può sapere, si possono solo fare simulazioni. Ad ogni modo il cambiamento climatico in buona parte è causato dai gas che abbiamo prodotto e immesso nell'atmosfera e la tendenza perciò è verso l'aumento delle temperature. C'è il rischio di avere periodi più lunghi di siccità. E' quindi indispensabile intercettare le piogge, accumulare acqua (laghetti, ndr) per l'utilizzo in agricoltura".
La sfiducia dei consumatori europei
Valeria Giachino di YouGov Shopper Italy ha fatto un'analisi dei consumi. "Noi siamo un istituto inglese con presenza internazionale e abbiamo un panel di 16.500 famiglie. Nei consumi a valore, Polonia, Romania e Croazia crescono dall'8,3 al 6,8 %. L'Italia aumenta del 3,2%, mentre calano in Europa Paesi Bassi dell'1,5% e in Danimarca del 3,3%. I consumatori europei sono, in prospettiva, sfiduciati e preoccupati. E' sempre più attento ai prezzi, cerca le promozioni e guarda la battuta finale dello scontrino, quindi fa più visite nel punto di vendita e prende meno prodotti ogni volta.
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itValeria Giachino di YouGov Shopper Italy
In Italia è forte la tendenza nello scegliere le produzioni nazionali (83%) e locali (75%). Il mondo dell'ortofrutta. Nel 60% degli scontrini è presente almeno un prodotto a peso variabili (quindi anche ortofrutta). Il 28% del carrello in valore è generato dal peso variabile e l'ortofrutta pesa il 21% in questo 28%. All'interno del paniere ortofrutta, l'86% delle famiglie ha comprato un IGP o DOP. Il 97% delle famiglie acquista ortofrutta, in media in 38 atti all'anno e spende mediamente 150 euro all'anno. Il melone è acquistato da 16 milioni di famiglie su 26 milioni totali.
"Il consumatore non rinuncia all'ortofrutta – ha concluso - ma va a centellinare quello che acquista, quindi è responsabile perché decide di non buttare nulla così qualifica il proprio processo d'acquisto e compra quello che conosce di più".
I consumatori di melone in Italia, Francia e Spagna
Roberto Rainò di SG Marketing ha analizzato l'andamento del melone. "Abbiamo raggiunto 2600 consumatori di meloni in Italia, Spagna e Francia. La penetrazione del melone negli ultimi 12 mesi è del 73% in Spagna, 77 in Francia e 80% in Italia. In Italia il polpa arancione rappresenta il 95%, in Francia l'87% e in Spagna il verde è pari al 94%.
La stagionalità è forte, ma più di 1/5 dei consumatori acquista melone anche fuori dall'estate, solo il 7% invece in Francia lo consuma fuori stagione. Il prodotto tagliato a metà o in cubetti è in crescita ma resta una nicchia. Chi compra solo l'intero è il 78% in Italia, 90% in Francia e 61% in Spagna.
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itRoberto Rainò di SG Marketing
Le garanzie conferite dalle aree vocale sono importanti per i consumatori. Ma in Italia al consumatore solo il 36% sa di aree vocate, e parla di Sicilia, Emilia Romagna e Puglia. E l'IGP rappresenta, per il 42%, un valore aggiunto di fiducia e qualità, perché il tema dell'origine è importante per il 40% dei consumatori.
Solo che nei punti vendita questa comunicazione sulla provenienza è scarsa, secondo i consumatori in tutti e tre i Paesi. Quindi è un consumatore in cerca di aiuto che vorrebbe essere guidato nella scelta del prodotto migliore, unendo il fisico (personale nel pdv e informazione sugli scaffali) e digitali. La generazione Z, consumatori del domani? Vogliono supporto più digitale che fisico, più informazioni online".
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itFondamentale l'impegno delle aziende consorziate: OP Sermide Ortofruit, OP Francescon e Agricola Don Camillo
Voce al Consorzio
La parola è poi passata ai protagonisti del Consorzio. Mauro Aguzzi, presidente del Consorzio del Melone Mantovano IGP ha ricordato che "Il 47% dei consumatori conosce questo prodotto e il 34% lo acquista, ma il 54% non lo conosce. Il 42% dei consumatori ritiene l'IGP un elemento di valore e solo il 18% non lo considera importante. Come Consorzio abbiamo circa 1000 ettari in produzione e una produzione totale nel 2024 di 11.728 tonnellate. Ma dobbiamo lavorare di più per raggiungere tutti quei consumatori che non ci conoscono".
Francesca Nadalini, una dei "motori" del Consorzio con la Op Sermide Ortofruit, ha ricordato che "Il percorso di tutela è nato nel 2004, mentre l'ufficialità del Consorzio è arrivata nel 2014. Noi non abbiamo un marchio commerciale, non decidiamo un prezzo unico per tutti, perché il Consorzio ha ruolo solo di valorizzazione. Facciano controlli sulla qualità del prodotto direttamente nei pdv, con rilievi effettuati da Sata. Puntiamo quindi in maniera preponderante sull'autocontrollo".
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itDa sinistra Andrea Benelli, Mauro Aguzzi, Francesca Nadalini e Bruno Francescon
Andrea Benelli, AD della "Don Camillo" ha affermato che "Per noi il melone è una categoria, non un prodotto. Quindi abbiamo investito parecchio e la categoria è trainata dal Melone Mantovano IGP. La territorialità è un driver fondamentale e il melone è il simbolo di questa area produttiva".
Bruno Francescon della OP Francescon ha sottolineato che "Ci dicono che siamo bravi, ma forse è perché come IGP abbiamo evitato di fare errori compiuti prima da altri Consorzi. A Mantova abbiamo le migliori aziende produttrici d'Italia e questo è una ragione del nostro successo. Però oltre la metà degli italiani ancora non ci conosce, allora dobbiamo investire di più nella comunicazione. Dobbiamo parlare più di noi. Siamo abbastanza famosi nel nord d'Italia, ma al sud poco", ha concluso.