Dopo l'intervento di Giancarlo Amitrano sul tema dei rapporti fra Gdo e fornitori (cfr. Freshplaza del 16/07/2025) ospitiamo la replica dell'avvocato Gualtiero Roveda, dal quale fra l'altro era partito il dibattito (cfr. Freshplaza del 15/07/2025). Ricordiamo che il dibattito è aperto a interventi, in maniera costruttiva, da parte di tutti gli operatori della filiera scrivendo a: info@freshplaza.it
Ho letto, come sempre con attenzione e interesse, l'intervento di Giancarlo Amitrano sull'articolo-denuncia di Stefano Liberti, pubblicato da Internazionale e da lui ritenuto generico e generalista. Non sono un operatore del settore, tuttavia, facendo l'avvocato, mi capita spesso di ascoltare – in camera caritatis – fornitori che raccontano pratiche contrattuali della GDO vissute come fortemente vessatorie.
È pur vero che si tratta di testimonianze di parte, prive di contraddittorio. Ma sono numerose, ricorrenti, e tra loro sorprendentemente concordanti. Per questo – e per l'onestà intellettuale che tutti riconoscono all'autore di "Parole d'ortofrutta" – chiedo, come si farebbe con una "persona informata sui fatti", di prendere posizione su alcune circostanze ben precise.
Ecco le domande:
1. Devo considerare vero che il governo Monti, poi l'Unione Europea e infine il legislatore italiano siano dovuti intervenire per arginare gli effetti distorsivi del buyer power nella filiera agroalimentare?
2. Devo considerare vero che i danni economici causati dal buyer power, che hanno indotto l'UE a intervenire, siano stati stimati in almeno 350 milioni di euro all'anno solo in Italia?
3. Devo considerare vero che, secondo ISMEA, solo 7 euro su 100 della spesa alimentare arrivano nelle tasche degli agricoltori?
4. Devo considerare vero che in Emilia-Romagna abbiamo perso il 70% delle superfici coltivate e il 69% della produzione, e che in Veneto le percentuali siano persino peggiori (73% e 62%)?
5. Devo considerare vero che, secondo un'indagine di Agri 2000 Net, ci sarebbero fino a 30.000 aziende agricole a rischio chiusura nella sola Emilia-Romagna?
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.it
6. Devo considerare vero che la causa principale di questi dati drammatici sarebbe l'impossibilità, per molte imprese agricole, di spuntare prezzi sostenibili, tanto da indurle all'espianto?
7. Devo considerare vero che la pratica dei ristorni sia ampiamente diffusa, e che i fornitori – se potessero – farebbero volentieri a meno di contribuire a spese per volantini, pubblicità, logistica e aperture di nuovi punti vendita?
8. Devo considerare vero che, anche se la media si aggira intorno al 10%, alcune insegne chiedano il 12, il 13 o perfino il 14%, a seconda del potere contrattuale del fornitore?
9. Devo considerare vero che il sistema si regga su sconti imposti, percentuali di scarto fissate unilateralmente, trattative online al ribasso, consegne in orari penalizzanti, verifiche che possono rimandare indietro intere partite per difetti marginali?
10. Devo considerare vero che la formula "lo sconto non si discute" sia una regola di fatto?
11. Devo considerare vero che, in genere, gli sconti praticati dai buyer non si traducano in prezzi più bassi per i consumatori, ma rappresentino un margine aggiuntivo per la distribuzione?
12. Devo considerare vero che, se una pesca si vende a 2 euro al chilo al supermercato, al produttore resti 1 euro lordo, da cui deve sottrarre lavorazione, confezionamento, trasporto, ristorni, e che – quando va bene – gli restino 30 centesimi netti?
13. Devo considerare vero che, anche a prezzo concordato, possa arrivare la chiamata del buyer che annuncia che in Spagna o in Grecia vendono a meno, lasciando intendere che o si accetta il ribasso o si resta fuori dagli scaffali?
14. Devo considerare vero che le promozioni – nate per smaltire eccedenze – siano diventate una leva imposta unilateralmente dalla distribuzione, che stabilisce il prezzo promozionale e lascia al fornitore il compito di "starci dentro", anche vendendo sottocosto?
15. Devo considerare vero che spesso i fornitori non possano nemmeno scegliere i propri imballaggi e debbano rivolgersi a ditte indicate dall'insegna – anche se più care – e che parte di quei costi, a detta di molti, finisca direttamente o indirettamente nelle casse della GDO?
Ovviamente, l'ottimo Amitrano ha "facoltà di non rispondere".
Gualtiero Roveda