Cambiare alimentazione può sembrare un gesto personale, ma in realtà è anche un potente atto collettivo. Mettere più frutta e verdura nel piatto non è solo un regalo alla nostra salute, aiutando a prevenire malattie come obesità, diabete e problemi cardiovascolari, ma è anche una delle scelte più sostenibili che possiamo fare per il pianeta.
L'industria globale dell'ortofrutta ha un ruolo chiave: fornisce cibo sano con un impatto ambientale contenuto. E i dati della seconda nota informativa della serie "Fruits and Vegetables - Global Value Chains Explained (Frutta e verdura - Le catene globali del valore spiegate, ndr)", incentrata sull'impronta ambientale dell'ortofrutta, e rilasciata dalla Global Coalition of Fresh Produce, parlano chiaro.
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Emissioni di gas serra: frutta e verdura vincono a mani basse
Produrre alimenti vegetali genera molte meno emissioni rispetto ai cibi di origine animale. Quanto meno? Da 10 a 50 volte in meno. Per intenderci:
- 1 kg di arance = 0,4 kg di CO2 equivalenti
- 1 kg di banane = 0,9 kg CO2 eq
- 1 kg di carne bovina = 99,5 kg CO2 eq
- 1 kg di formaggio = 23,9 kg CO2 eq
Una differenza enorme, dovuta soprattutto all'inefficienza nel passaggio energetico tra piante e animali e al metano prodotto dagli animali ruminanti. Inoltre, frutta e verdura vengono consumate spesso crude o poco lavorate, riducendone ulteriormente l'impatto.
Uso del suolo: più spazio per la natura
Anche la terra necessaria per produrre frutta e verdura è molto inferiore. Per fare un esempio, per ottenere un solo chilogrammo di manzo servono ben 326 metri quadrati di terra, mentre per 1 kg di formaggio ne occorrono 87. Se invece guardiamo alla frutta, le cifre cambiano radicalmente: per 1 kg di mele bastano appena 0,6 metri quadrati, e per le banane ne servono meno di 2.
Uso dell'acqua: un risparmio che vale oro
L'acqua è una risorsa preziosa, sempre più al centro dell'attenzione quando si parla di sostenibilità. Da questo punto di vista, l'ortofrutta ha un impatto decisamente più contenuto rispetto ad altri alimenti. Per produrre 1 kg di carne di maiale, ad esempio, servono ben 1.796 litri d'acqua. Se invece consideriamo 1 kg di mele, ne bastano 180 litri. E per cipolle o porri la quantità si riduce ulteriormente: appena 14 litri.
Sfatiamo un mito: "km zero" non vuol dire "impatto zero"
Mangiare locale è utile, ma non sempre è la scelta più sostenibile. Il trasporto incide in media per meno del 10% delle emissioni di un alimento. Un pomodoro coltivato in serra riscaldata in inverno può inquinare più di uno coltivato al sole e trasportato con efficienza. Inoltre, molte importazioni di frutta e verdura sostengono le economie locali nei Paesi in via di sviluppo, dove una riduzione della domanda può causare danni economici e sociali.
Esempi virtuosi nel mondo: l'industria ortofrutticola si muove
Molte realtà internazionali stanno già facendo la differenza. In Canada, Lufa Farms coltiva verdura su tetti con serre idroponiche e Highline Mushrooms riduce sprechi e consumi di risorse. In Africa, aziende in Tanzania e Kenya usano irrigazione intelligente e proteggono la biodiversità. In America Latina, nello specifico in Brasile, Agrícola Famosa usa biostimolanti naturali e pratica agricoltura rigenerativa. In Messico, l'industria dell'avocado punta a zero emissioni entro il 2035. In Nuova Zelanda, Zespri vuole diventare "carbon positive" entro il 2035 e l'Auckland usa scarti alimentari per produrre energia e riscaldare serre.
Ogni pasto conta
Scegliere più frutta e verdura fa bene alla salute, ma anche al clima, all'acqua, al suolo e alla biodiversità. L'industria ortofrutticola sta facendo la sua parte, con impegno e innovazione. Ma anche la spesa quotidiana dei consumatori può diventare un atto di responsabilità ecologica. Frutta e verdura non sono solo buone da mangiare. Sono i veri supereroi dell'ambiente. E ogni volta che si scelgono, si sta dando una mano al futuro del pianeta.
Per maggiori informazioni:
Global Coalition of Fresh Produce
info@producecoalition.net
www.producecoalition.net