Basilico genovese, meloni di Cavaillon, kaki della Ribera del Xúquer e patate Opperdoezer Ronde: questi quattro noti prodotti regionali vantano qualcosa in più. Sono infatti titolari di un marchio di indicazione geografica riconosciuto. L'Unione europea ha registrato 305 frutti e ortaggi non trasformati con Denominazione d'origine protetta (DOP) o Indicazione geografica protetta (IGP), e altri 14 sono in attesa. Non sorprende che due terzi di questi prodotti vengano coltivati nell'Europa meridionale.
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L'Ue utilizza le indicazioni geografiche per proteggere i prodotti regionali all'interno del proprio territorio da imitazioni e contraffazioni. Le caratteristiche uniche di questi prodotti sono legate al luogo di coltivazione o produzione e, in alcuni casi, al sapere tradizionale. "Per registrare il nome di un prodotto, un produttore o un gruppo di produttori dell'Ue deve descriverne le caratteristiche e, se del caso, il legame con l'area geografica", si legge sul sito della Commissione europea – Direzione generale agricoltura e sviluppo rurale. "La domanda viene presentata alle autorità nazionali e poi trasmessa alla Commissione Europea, che ne valuta i contenuti".
Banca dati eAmbrosia
La Commissione europea distingue tra DOP e IGP per prodotti alimentari e agricoli. Questo articolo si concentra su frutta e verdura, incluse patate e frutta secca, ma esclude legumi e frutti tropicali. Un quinto delle 1.506 indicazioni geografiche per prodotti alimentari (che includono formaggi, preparazioni a base di carne, prodotti da forno e oli, ma escludono i vini) riguarda prodotti ortofrutticoli freschi. Per un quadro completo, è possibile consultare online la banca dati eAmbrosia.
Il marketing non garantisce sempre il successo
I consumatori possono fidarsi della qualità dei prodotti DOP e IGP, mentre coltivatori e produttori possono valorizzarli meglio sul mercato. Questi marchi di qualità hanno una funzione promozionale, ma il valore aggiunto varia da prodotto a prodotto. Nel 2013, la Commissione europea ha incaricato l'agenzia di ricerche di mercato Areté di condurre uno studio. È emerso che i prodotti con indicazione geografica spuntano in media prezzi di mercato più alti rispetto a prodotti analoghi standard. Tuttavia, questo sovrapprezzo è risultato inferiore per frutta e verdura fresche rispetto ai prodotti trasformati. Inoltre, solo la metà dei prodotti ortofrutticoli freschi con indicazione geografica si è rivelata più redditizia delle versioni standard.
Anche diversi Paesi extra-Ue tutelano i propri prodotti regionali. L'Ue riconosce attualmente l'indicazione geografica di 223 prodotti alimentari provenienti da Stati terzi, tra cui Cina, Turchia e Sudafrica. Sono 50 i prodotti extra-Ue in lista d'attesa. Viceversa, alcuni Paesi terzi riconoscono indicazioni geografiche europee: il Giappone, ad esempio, ne ha già riconosciute 305.
DOP vs IGP
I prodotti ortofrutticoli registrati come DOP sono più strettamente legati alla zona di coltivazione rispetto a quelli IGP. Il basilico genovese, i kaki della Ribera del Xúquer e le patate Opperdoezer Ronde, ad esempio, sono coltivati in aree rigorosamente delimitate (DOP). I meloni di Cavaillon, invece, che hanno ottenuto il riconoscimento IGP solo di recente, sono meloni gialli tipo Charentais legati al patrimonio della città francese di Cavaillon, ma vengono coltivati anche in aree più estese, come il Vaucluse e le Alpi dell'Alta Provenza. Un terzo (105) dei prodotti ortofrutticoli freschi ha una denominazione di origine protetta, gli altri (200) un'indicazione geografica protetta.
In Francia, la DOP si chiama AOP (Appellation d'Origine Protégée), nei Paesi Bassi BOB (beschermde oorsprongsbenaming), in Germania g.U. (geschützte Ursprungsbezeichnung), e in Italia, Spagna e Portogallo DOP (Denominazione di Origine Protetta). Le corrispondenti IGP sono BGA (Paesi Bassi), IGP (Francia, Italia, Spagna, Portogallo) e g.g.A. (Germania).
Pere Rincón de Soto
Ogni DOP e IGP prevede un disciplinare di produzione. È il caso della prima pera con denominazione d'origine protetta, riconosciuta nel 2004. La pera Rincón de Soto viene coltivata nella Valle dell'Ebro, nella regione di La Rioja, nel nord della Spagna, dove le pere crescono da oltre quattro secoli. La DOP riguarda due varietà (Blanquilla, citata per la prima volta in documenti storici nel 1747, e Conference, selezionata in Inghilterra nel 1860). Vengono coltivate in 28 comuni, per un totale di 1.200 ettari. Il consorzio comprende 290 membri (tra produttori, magazzini e aziende di commercio), ma è aperto ad accogliere nuovi soci e ad aumentare la superficie coltivata.
Un comitato di vigilanza promuove il prodotto, ne garantisce la tracciabilità e controlla il rispetto dei requisiti qualitativi. Per quanto riguarda le pere Rincón de Soto, il disciplinare le descrive come più allungate, grandi, dolci e leggermente più verdi rispetto ad altre Conference, con buccia unpo' più ruvida. Il clima e le caratteristiche geografiche della zona, nonché l'esperienza dei coltivatori, influenzano queste peculiarità, incluso il sapore.
Il disciplinare descrive nel dettaglio queste caratteristiche locali. Ad esempio, la ruvidità della buccia viene così spiegata: "A causa dell'altitudine della valle e della vicinanza dei fiumi, le mattine sono spesso nebbiose, ma poi lascia spazio a un sole splendente. L'umidità presente sulle pere Conference evapora rapidamente, generando la tipica rugginosità in modo del tutto naturale. Non è necessario l'uso di agenti chimici per ottenere l'effetto".
Per essere commercializzate come Peras de Rincón de Soto, le pere non devono superare una durezza di 6,12 kg/cm² e devono raggiungere un valore Brix minimo di 13. Inoltre, non possono avere un diametro inferiore a 58 mm per le Blanquilla e a 60 mm per le Conference. Durante la gestione colturale, non si possono usare prodotti chimici né nel diradamento né in fase di raccolta, e devono trascorrere al massimo sei ore tra la raccolta e l'arrivo al magazzino di confezionamento.
Il comitato di controllo stabilisce l'area di coltivazione. Le pere Rincón de Soto sono attualmente coltivate su 1.200 ettari distribuiti in 28 comuni (erano solo quattro al momento del riconoscimento), ma vi sono DOP con criteri molto più restrittivi. Le patate Opperdoezer Ronde, disponibili da fine maggio a fine ottobre, "possono essere coltivate solo su 100 ettari di terreno limoso attorno alla chiesa di Opperdoes, nei Paesi Bassi".
Il dominio dell'Europa meridionale
La prima IGP è stata riconosciuta nel 1996, e riguardava 51 prodotti ortofrutticoli regionali. Tra i pionieri vi sono l'uva spagnola del Vinalopó, le arance rosse siciliane, le mandorle del Douro portoghese, l'aglio rosa di Lautrec in Francia e le patate olandesi Opperdoezer Ronde. Le ultime aggiunte (2024 e 2025) includono il rafano Ludbreski dalla Croazia, le albicocche delle Baronnies e i già citati meloni di Cavaillon dalla Francia, le mele Wedzone dalla Polonia, gli asparagi verdi di Guadalajara in Spagna, i cavolfiori della Piana del Sele in Italia e le patate dolci di Madeira in Portogallo.
Nel 1996, ben l'80% dei prodotti riconosciuti proveniva dall'Europa meridionale, da Paesi come Grecia, Italia, Spagna e Portogallo. Questo trend è proseguito fino ad oggi: dei 305 prodotti ortofrutticoli DOP o IGP dell'Ue, 198 provengono da sud dei Balcani, delle Alpi o dei Pirenei. L'Italia è in testa con 103 prodotti, pari a un terzo di tutti i riconoscimenti di qualità legati alla regione e alla tradizione.
Se includiamo anche la Francia, dove la maggior parte dei 44 prodotti riconosciuti è coltivata nel sud, il totale nei Paesi mediterranei sale a 242. Germania e Ungheria tengono testa con rispettivamente 18 e 15 prodotti. Il Nord e l'Est Europa, invece, sono sottorappresentati: Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Romania e Slovacchia non compaiono affatto.
I Paesi Bassi vantano due DOP (patate Opperdoezer Ronde e asparagi Brabantse Wal) e due IGP (uva Westland e patate De Meerlander). Il Belgio ha un prodotto in meno: l'uva da tavola del Brabante Fiammingo è DOP, mentre cicoria di Bruxelles e patate Plate de Florenville hanno il marchio IGP.
Pomacee, agrumi e patate in testa
Le pomacee sono in cima alla lista con 35 registrazioni (28 mele e 7 pere). Curiosamente, né il Belgio né i Paesi Bassi sono rappresentati. Agrumi e patate contano ciascuno 23 registrazioni. Nazioni come Paesi Bassi e Belgio producono in totale circa tre volte più patate rispetto a Spagna e Italia. Secondo i dati Faostat 2023, si tratta di 10,5 milioni di tonnellate contro 3,2 milioni.
Anche qui, però, le patate olandesi e belghe hanno meno indicazioni geografiche rispetto ai Paesi del Sud Europa: il rapporto è simile (3 contro 8). Quindi i volumi produttivi non sempre si riflettono nel numero di riconoscimenti. Lo stesso vale per le cipolle: i Paesi Bassi ne raccolgono più di Spagna e Italia messe insieme (dati Faostat 2023), ma non vantano nemmeno una DOP o IGP, mentre l'Italia ne ha quattro e la Spagna tre.
Neppure la Spagna fa eccezione: basti pensare alle fragole, di cui detiene il primato produttivo europeo, soprattutto nella provincia di Huelva. Eppure, non risulta alcuna indicazione geografica richiesta o concessa. Solo Francia (2), Polonia (1) e Finlandia (1) hanno prodotti riconosciuti nel segmento fragole.
Sebbene la Spagna raccolga quasi il doppio degli agrumi dell'Italia, conta solo due indicazioni geografiche, contro le 13 italiane. E nei Paesi Bassi e in Belgio, contro ogni proporzione produttiva, ci sono due riconoscimenti nel segmento uva, mentre i "big three" (Francia, Spagna e Italia) ne hanno in tutto solo sei.
Infine, è curioso notare come prodotti "minori" (castagne, frutta secca, carciofi e aglio) superino per numero di registrazioni prodotti molto più diffusi come pomodori o uva. Il settore delle castagne conta 21 registrazioni, quello dei pomodori solo sei. Le indicazioni geografiche, inoltre, si riferiscono quasi sempre a coltivazioni in pieno campo.
Questo articolo è stato pubblicato su Primeur di maggio 2025. Clicca qui per il link all'intera edizione.