Il settore ortofrutticolo si trova sempre più di frequente a confrontarsi con la sfida della gestione di impianti agricoli a fine ciclo, in particolare i vigneti. La tendenza attuale rende difficile impiantare un nuovo vigneto sulla superficie preesistente, per effetto della "stanchezza" del suolo legata all'accumulo di essudati radicali fitotossici e di organismi nocivi delle radici, spingendo gli agricoltori verso la ricerca di terreni freschi. Questo comporta costi significativi non solo per l'acquisizione di nuovi suoli, ma anche per la dismissione delle strutture esistenti, come pali, fili e cemento utilizzati nel vecchio impianto: un'operazione che può generare un costo enorme per lo smaltimento, con un recupero minimo di materiale.
© Vitelli Vito DomenicoMessa a dimora di un pereto a gennaio 2024
La soluzione innovativa dell'agronomo Vito Vitelli
Di fronte a questa problematica, l'agronomo Vito Vitelli propone una soluzione vantaggiosa e a basso costo d'investimento, volta a riadattare il materiale della vecchia struttura per ospitare nuove coltivazioni. Questo approccio si contrappone alla necessità di demolire completamente l'impianto preesistente, evitando gli oneri economici e ambientali associati allo smaltimento.
"Tra le nuove coltivazioni che mostrano un ottimo successo nel riadattamento delle strutture, troviamo il kaki, che può essere impiantato a file alterne, ma anche quella del pero, che può occupare tutte le file disponibili. Questa flessibilità permette di valorizzare l'investimento infrastrutturale già presente", spiega Vitelli.
© Vitelli Vito DomenicoEvoluzione a 6 mesi dal trapianto
Un pereto pedonale ad alta densit
Per la coltura del pero, le distanze tra le file ereditate dal vigneto (2,5 metri) vengono mantenute, ma la densità sulla fila viene notevolmente aumentata: "Quello che prima era 2,5 m sulla fila viene trasformato in piante messe a dimora a 60-80 cm l'una dall'altra e allevate con la tecnica del monoasse. Questo sesto d'impianto permette di realizzare coltivazioni ad alta densità. Data la ridotta larghezza tra le file, l'altezza delle piante è contenuta, e non si superano i 2 m. Con la tecnica di inarcamento della cima, si riesce a contenerle nei 2 metri, creando un pereto pedonale e dunque gestibile dal basso, senza dover ricorrere a dei carri per la raccolta", precisa l'agronomo Vitelli.
© Vitelli Vito DomenicoInarcamento: una tecnica per contenere lo sviluppo in altezza del monoasse
La tecnica di inarcare la cima è fondamentale per il contenimento dello sviluppo vegetativo. "La potenza dell'arco è fortissima, perché si va a ridurre l'azione di spinta della punta che potrebbe raggiungere oltre i 3 m. In questo modo, viene contenuta lungo l'arco, dove comunque attraverso delle speronature andremo a costituire delle ramificazioni a frutto. Le ramificazioni fruttifere, caratterizzate da uno sviluppo molto contenuto, si formano non solo lungo l'asse, ma anche sull'arco. Questa conformazione crea due pareti produttive, una a destra e una a sinistra, che beneficiano di un'ottimale illuminazione grazie all'altezza contenuta della pianta".
Recupero integrale delle strutture e risparmio sui costi iniziali
Un vantaggio significativo di questa metodologia risiede nel recupero delle componenti strutturali del vigneto. I fili di ferro del tendone, precedentemente disposti orizzontalmente, vengono riposizionati verticalmente per guidare le piante di pero. I pali esistenti vengono lasciati al loro posto, e tra un palo e l'altro vengono inserite semplici canne tutori per supportare la guida monoassiale delle nuove piantine di pero. Fondamentale è anche la possibilità di recuperare l'impianto di irrigazione, evitando ulteriori costi iniziali di investimento. (In foto sotto, stato attuale del pereto)
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L'esperienza di un agricoltore siciliano
Un esempio pratico di questa riconversione è offerto da Mirian Modica, giovane agricoltore siciliano della provincia di Catania, che ha deciso di diversificare una parte della propria produzione estirpando un vigneto decennale con rese insufficienti. "La scelta è caduta sul pero varietà Coscia, motivata dagli ottimi prezzi di questa cultivar e dalla riduzione degli ettari generalizzati a essa dedicati. Il pereto, messo a dimora a gennaio del 2024, è ad alta densità, dunque super intensivo, con 2200 piante/ettaro e un sesto d'impianto di 2,80 m x 60 cm".
Si ritiene soddisfatto della sua decisione di piantare pero anziché drupacee, come spesso accade dopo l'estirpazione di vigneti. "Ho recuperato integralmente la struttura preesistente, inclusi pali di ferro, tiranti, testate e l'impianto di irrigazione. Si prevede che la prima raccolta possa avvenire dopo circa 30 mesi dal trapianto. Il prossimo anno, dunque, sia l'asse che gli archi saranno pieni dei primi frutti".
Questa strategia di riqualificazione delle strutture esistenti, attraverso tecniche di impianto e gestione innovative, offre al settore ortofrutticolo una via efficiente e sostenibile per la diversificazione produttiva e il rilancio di superfici agricole già infrastrutturate.
Per maggiori informazioni:
Agronomo Vito Vitelli
+39 3392511629
vitovitelli@tiscali.it
vitovitelli.blogspot.com