Visitando impianti di pere, al di là delle differenze varietali, si notano carenze sconcertanti. Abate e William in primo luogo, ma anche pere estive e varietà di nuova introduzione: sembrano davvero pochi i frutteti che nel 2025 avranno una produzione se non piena, quantomeno accettabile.
"Fare pericoltura al giorno d'oggi è davvero eroico - afferma l'imprenditore Albano Bergami della zona di Ferrara - in quanto è chiaro che i costi di produzione superano i ricavi. Nella mia zona vi sono grandi aziende che stanno estirpando decine di ettari di pere, perché si sono resi conto, ancora una volta, che se adesso portano avanti la produzione, poi a settembre raccoglieranno meno di quanto potranno comunque guadagnare per coprire le spese".
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.itAlbano Bergami
"È una situazione davvero triste e più che preoccupante, sembra quasi senza ritorno. Oppure serviranno anni e anni di investimenti per rinascere, ma investimenti per la base produttiva, per la ricerca, per gli agricoltori".
Le condizioni meteo primaverili hanno ostacolato l'allegagione dei fiori: piogge, umidità e quindi meno ore di luce non hanno favorito la produttività. Ma a quanto ammonta il calo di quest'anno? "Io posso esprimere un'opinione solo per le zone che conosco. Prima di tutto, non si può più fare un paragone rispetto a un'annata normale, in quanto sono 6-7 anni che non abbiamo più una stagione cosiddetta nella norma. A ogni modo, se anni fa si avevano almeno 30 tonnellate di abate per ettaro, ora si è scesi a 10 tonnellate, una quantità che non permette di coprire i costi".
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In Romagna, rispetto all'Emilia, le cose sembrano andare leggermente (ma solo leggermente...) meglio, anche perché in Romagna c'è un maggior numero di impianti su franco o autoradicato, rispetto al cotogno che, se da un lato garantisce qualità migliore, dall'altro sta dimostrando limiti rispetto alle mutate condizioni ambientali.