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Intervista all'avvocato Gualtiero Roveda

"Crediti di natura", quando l'agricoltore può trarre reddito salvaguardando l'ambiente

Durante l'assemblea di Fruitimprese Emilia-Romagna del 29 maggio 2025, l'economista Gian Luca Bagnara ha affrontato temi di grande attualità legati al sistema finanziario globale e al ruolo strategico delle materie prime nel cambiamento climatico. In particolare, ha approfondito il concetto dei "crediti di natura" legati a CO₂ e biodiversità, considerati strumenti chiave per il futuro dell'economia mondiale.

Su questo tema interviene l'avvocato Gualtiero Roveda, consulente di Fruitimprese, per capire quali prospettive e opportunità questi crediti potrebbero offrire al settore agricolo italiano.

Freshplaza (FP): In cosa consistono i "crediti di natura" e perché paiono diventare così centrali nel dibattito economico e agricolo?
Gualtiero Roveda (GR): I crediti di natura sono strumenti che quantificano e certificano i benefici ambientali legati alla riduzione delle emissioni di CO₂ o alla tutela della biodiversità. In pratica, un'azienda agricola o forestale che adotta pratiche sostenibili può generare questi crediti e venderli a soggetti che vogliono o devono compensare il proprio impatto ambientale. Il tema è diventato di grande interesse perché questi crediti non riguardano solo l'ambiente, ma si inseriscono in un mercato internazionale in forte crescita, che coinvolge finanza, agricoltura e persino la costruzione delle monete digitali future. Per il settore agricolo italiano rappresentano quindi un'opportunità e una sfida: bisogna capire come generare valore da pratiche sostenibili senza farsi schiacciare dalla complessità normativa.

© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.it

FP: Ma come funzionerebbe concretamente questo mercato dei crediti di CO₂ e biodiversità?
GR: Se ben regolato, un'azienda agricola che adotta pratiche sostenibili, come piantare alberi, rigenerare il suolo o proteggere aree naturali, potrebbe generare un beneficio ambientale misurabile. Questo beneficio verrebbe trasformato in crediti certificati, da vendere a imprese o enti interessati a compensare le proprie emissioni o migliorare il proprio profilo ambientale. Perché questo mercato si sviluppi davvero, servono regole chiare su chi misura, chi certifica e chi garantisce il valore dei crediti, altrimenti rischia di rimanere un'opportunità poco accessibile per le aziende agricole.

FP: È corretto affermare che in futuro potrebbe essere sviluppato un euro-cripto, cioè una stablecoin ancorata ai crediti di natura?
GR: Sì, è un'ipotesi su cui stanno lavorando diversi esperti e istituzioni. L'idea è che i crediti ambientali legati a CO₂ e biodiversità, avendo un valore misurabile e certificato, potrebbero diventare asset sottostanti per una stable-crypto, cioè una valuta digitale stabile ancorata a riserve reali. In prospettiva, potrebbero anche contribuire a rafforzare la dimensione sostenibile di una futura moneta digitale europea. Questo permetterebbe di unire innovazione finanziaria e sostenibilità, ma al momento si tratta ancora di scenari in fase di studio: servono regole precise, standard condivisi e un forte coordinamento europeo per evitare rischi di speculazione e garantire la solidità del sistema.

© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.it

FP: In questo scenario si delineerebbe, pertanto, un nuovo ruolo dell'agricoltura centrale nella sostenibilità aziendale e finanziaria dell'economia?
GR: L'agricoltura non sarebbe più solo un settore produttivo, ma potrebbe recuperare il suo antico primato come base fondante della società e dell'economia, tornando a essere custode della terra e dell'ambiente. Il suolo, l'acqua, il paesaggio, gli ecosistemi e la biodiversità tornerebbero al centro delle strategie economiche e sociali: le aziende agricole, adottando pratiche sostenibili, diventerebbero protagoniste della cura del territorio, contribuendo concretamente alla riduzione delle emissioni e alla tutela delle risorse naturali. Queste azioni si trasformerebbero in veri e propri asset economici, capaci di generare valore sia per le imprese sia per la collettività. In questo modo, l'agricoltura si affermerebbe sempre più come pilastro delle strategie di sostenibilità, non solo per garantire cibo, ma anche per rafforzare la stabilità ambientale e finanziaria dell'intero sistema economico. Così facendo, l'agricoltura riaffermerebbe il suo ruolo essenziale non solo per il presente, ma come eredità viva e responsabile per le generazioni future, custodendo il legame profondo tra uomo e natura.