Quest'anno, l'imprenditore agricolo Giacomo Bonsaver di Sona (Verona) potrà disporre di un buon raccolto di mandorle grazie agli investimenti in un impianto antibrina, messo in funzione nei mesi precedenti e azionato per ben tre volte, scongiurando così che le basse temperature provocassero danni irreversibili a fiori e frutticini.
© Giacomo Bonsaver
"Nonostante l'inverno mite (ma piuttosto piovoso), gli eventi spiacevoli non sono tardati ad arrivati anche stavolta. C'è da aspettarsi, ogni volta in primavera, situazioni climatiche che vanno a compromettere le produzioni, come i frequenti ritorni di freddo. Rispetto agli anni passati, però, i miei tre ettari di mandorle (varietà Penta, Makako e Tuono) sono salvi e potrò raccogliere soddisfacenti volumi negli impianti messi a dimora dai 3 ai 5 anni fa. La temperatura notturna minima registrata durante questi recenti fenomeni è stata di -4°C. L'impianto antibrina è stato azionato intorno alle 19:30 e spento la mattina successiva alle 10.00. Sono 1.200 i micropulsatori installati" afferma l'agricoltore.
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Si tratta di un metodo innovativo per il controllo delle gelate primaverili basato su micropulsazioni, capace di garantire massima efficacia con un ridotto impiego di volumi idrici erogati, (da 10 a 13 metri cubi/ora/ettaro, con una pressione di esercizio di 2,0 bar), mediante i quali è possibile erogare massimo 40 litri/ora di acqua.
L'agricoltore spiega che i frutti risultano essere nella fase di ingrossamento e di sviluppo. L'avvio della raccolta è fissata a partire dalla seconda decade di agosto.
A curare e fornire consulenza all'impianto è stato l'agronomo Vito Vitelli, il quale spiega: "In una zona fortemente vocata alla peschicoltura, il cliente ha voluto scommettere mettendo a dimora mandorle, ciò però non modifica gli effetti positivi che questi sistemi di controllo e difesa dalle gelate generano sulle fruttifere".
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"Affinché il tutto sia efficace, è necessario avviare il funzionamento dell'impianto in anticipo, ovvero quando le temperature sono prossime ai +3° C – dice l'agronomo Vitelli - L'erogazione dell'acqua non deve essere interrotta fin quando la temperature non risalgono nuovamente intorno ai +3° C. I consumi ridotti limitano gli effetti di ristagno idrico nel suolo e di asfissia radicale. L'acqua crea una schermatura e quindi evita che l'energia termica accumulata dal suolo durante il giorno possa essere dispersa nell'atmosfera".
Per maggiori informazioni:
Agronomo Vito Vitelli
+39 3392511629
vitovitelli@tiscali.it
vitovitelli.blogspot.com