L'imposizione di una tariffa del 10% sulle esportazioni agricole peruviane non tradizionali dirette verso gli Stati Uniti, che potrebbe salire al 20%, ha costretto il settore a ripensare le proprie strategie.
Mario Salazar, agroesportatore con oltre 27 anni di esperienza e autore del "Framework de evaluación estratégica para exportadores peruanos (Quadro di valutazione strategica per gli esportatori peruviani, ndt)", propone un approccio chiaro per affrontare questa nuova fase commerciale.
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Secondo Salazar, queste tariffe hanno un impatto disomogeneo: alcune aziende sono riuscite a trasferire il costo sugli importatori, altre lo stanno assorbendo completamente e molte non hanno ancora deciso come rispondere. Di fronte a questa incertezza, Salazar raccomanda di applicare un quadro di riferimento in sei fasi che inizia con l'analisi del prodotto e la valutazione della tariffa specifica. Tale fase permette di identificare se il dazio spiazza i concorrenti (come il Vietnam nel caso del mango surgelato) o se concede vantaggi ai rivali, come il Messico, che mantiene una tariffa zero.
Un altro punto critico è la mappatura della concorrenza internazionale. "La torta se la divideranno due o tre player. Se non si è competitivi, si è fuori", dichiara Salazar. È quindi fondamentale ridurre i costi operativi, ad esempio attraverso l'automazione. "Se si perdono 0,20 euro/kg a causa della tariffa, per restare nei giochi bisogna tagliare lo stesso margine internamente".
Le informazioni commerciali e di mercato sono un altro passo fondamentale. Il consumatore americano è cambiato: potere d'acquisto inferiore, imballaggi più piccoli e canali di vendita non tradizionali. "Potremo tornare con le stesse confezioni su un mercato che non è più lo stesso?", si chiede Salazar, suggerendo agli esportatori di ripensare la presentazione dei prodotti e i canali di distribuzione.
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Il Quadro promuove anche la diversificazione geografica per evitare di concentrare i rischi in un unico mercato. Ad esempio, dopo oltre un decennio di accordo di libero scambio con la Cina, il Perù potrà esportare mango fresco e surgelato in quel Paese nella stagione 2025/26. "Non sappiamo quanto mango acquisteranno gli Stati Uniti l'anno prossimo, ma dobbiamo essere pronti a spostare il nostro prodotto in Asia", continua Salazar, che parteciperà a fiere in Vietnam, Corea e Cina per aprire nuove opportunità.
La diagnosi è chiara: le aziende con una solida struttura finanziaria saranno in grado di resistere e adattarsi. Le più fragili, invece, rischiano di rimanere fuori dal gioco. Il futuro successo degli agroesportatori peruviani dipenderà dal "pensare strategicamente e agire rapidamente - conclude l'operatore - Non è il momento di improvvisare. È il momento di riordinare le idee, prendere decisioni basate sui dati e costruire la resilienza attraverso la conoscenza".
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