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Il commento di alcuni operatori

Crollo del raccolto di ciliegie pugliesi fa impennare i prezzi in tutta Italia

In Puglia, la produzione di ciliegie registra un calo compreso fra il 70 e il 100% negli areali del sud‑est barese, conseguenza delle gelate di marzo e aprile. Le cultivar precoci Georgia e Bigarreau sono state duramente colpite, ma il danno maggiore riguarda la varietà Ferrovia, con il rischio di maggiore incidenza di prodotto estero sugli scaffali. Coldiretti Puglia, dopo i sopralluoghi in campo, chiede la dichiarazione dello stato di calamità e controlli più rigorosi sull'origine delle partite in vendita: a Milano si rilevano quotazioni fino a 23,30 euro/kg.

© Dott. Nicola Coniglio SURL

"Quest'anno, la produzione ha subito un crollo: si stima una perdita di almeno il 70% del raccolto, un vuoto che ha spinto le quotazioni alle stelle. I prezzi alla produzione oscillano oggi (si legga 19 maggio 2025, ndr) tra 6 e 10 euro/kg. Di conseguenza, il costo di partenza del prodotto si attesta fra 10 e 15 euro, un livello che mette sotto pressione l'intera filiera e sposta il peso dei rincari fino al consumatore finale", dichiara Nicola Coniglio, titolare dell'azienda Coniglio di Adelfia, in provincia di Bari. "Dopo la fioritura, le piante hanno perso circa l'80% del potenziale produttivo. Siamo partiti con volumi scarsi e prezzi alla produzione molto alti, ma la merce presentava difetti: frutti gemelli, segni di vento, spaccature. Nei magazzini abbiamo dovuto scartare quasi il 30%".

© Dott. Nicola Coniglio SURL

"I problemi, però, erano iniziati già con le gelate di inizio marzo, che avevano bruciato i fiori: in certe zone fredde non si parla di -90%, ma proprio di produzione azzerata. Non è un'esagerazione: è davvero una calamità naturale, che ha colpito tutte le varietà, in tutto l'areale pugliese – aggiunge Coniglio – Venerdì scorso (si legga 16 maggio 2025, ndr) sono caduti altri 20-30 mm di pioggia: sui frutti già maturi o quasi maturi il danno aggiuntivo è stato del 50-60%. Leggo quotazioni di 25-30 euro/kg, ma al produttore arrivano solo 9 euro, e metà di quelle partite sono di seconda scelta".

© Dott. Nicola Coniglio SURL

Anche altri produttori confermano che con le ciliegie sono ormai tre anni che si va sempre peggiorando. Che sia un prodotto delicato, in tutte le sue fasi - dall'allegagione alla raccolta, conservazione e trasporto a destinazione - è cosa risaputa, ma riducendosi via via i quantitativi, anche i prezzi maggiorati non riescono comunque a coprire i costi che i produttori affrontano per far sì che vengano tutelati sulle perdite. "Nei banchi dell'ortofrutta al nord Italia i prezzi sono davvero elevati", sostengono i produttori, che inoltre sottolineano: "I moderni impianti dotati di protezioni richiedono un investimento iniziale molto elevato, tanto che la coltivazione delle ciliegie finisce per essere alla portata solo dei grandi gruppi strutturati, in grado di sostenerne i costi nel medio periodo".

Anche confrontandosi con aziende del nord barese, il quadro emerso viene confermato. "Il calo produttivo c'è ed è significativo – spiega Alessio Baldini, key account sales manager de La Vera di Bisceglie – Forse la stima del 70% in meno è leggermente esagerata, ma il crollo della produzione resta evidente. Dal punto di vista qualitativo, i problemi fisiologici del frutto sono pochi, il vero nodo è la scarsità di prodotto". A testimonianza della difficoltà generale del momento, Baldini aggiunge: "La settimana scorsa siamo stati in Grecia, e anche lì la situazione non è molto diversa: ci parlano di un calo produttivo attorno al 30%".

© Maurizio Di Pierro © Maurizio Di Pierro

Maurizio Di Pierro, dottore agronomo e titolare dell'omonima azienda agricola sita a Bisceglie (Barletta-Andria-Trani), invece spiega: "La ciliegia è purtroppo un articolo molto suscettibile a diverse variabili climatiche e ambientali. La carenza di prodotto è da attribuire anche alle continue estirpazioni degli impianti in atto negli ultimi anni in Puglia, nonché alla vetustà dei ceraseti intensivi locali. La maggior parte di queste coltivazioni risale a oltre 15 anni fa. Si è preferito estirpare e si preferisce tuttora farlo, senza mostrare interesse a rinnovare e sostituire queste coltivazioni con nuove varietà e impianti moderni, magari protetti. Gli agricoltori tendono a portare avanti la coltivazione fino a quando sarà possibile, ma si prevede che nei prossimi anni le rese tenderanno a diminuire ancora".

"Già all'esordio della stagione, sulle piante quest'anno si intravedevano pochi frutti (anche a causa delle gelate tardive), molti di questi gemellati, specie per la cultivar Bigarreau. Successivamente, le grandinate di inizio maggio e le abbondanti precipitazioni della scorsa settimana hanno compromesso ancora le ciliegie, provocando spaccature sui frutti. Danni che si sommano a quelli provocati dai pappagalli e che generano una ulteriore flessione dei quantitativi disponibili per quest'anno".

Articolo redatto da Maria Luigia Brusco e Vincenzo Iannuzziello