Dopo le minacce di dazi da parte degli USA, l'Unione europea si interroga su quale strategia adottare sul tavolo dei prossimi negoziati. La Commissione europea, nel recente documento "Euro exchange rate policy in the face of currency coercion threats - Economic Governance and EMU Scrutiny Unit (EGOV)" (scaricalo qui) delinea il quadro istituzionale dell'Unione europea per la definizione e l'attuazione di una politica attiva dei tassi di cambio dell'euro, nel contesto dei cambiamenti della politica USA. E tutte le scelte e le considerazioni influiscono anche sulle esportazioni del settore ortofrutticolo.
© Cristiano Riciputi | FreshPlaza.it
"È plausibile che le speculazioni su un cambiamento radicale nella politica di cambio degli Stati Uniti avanzate da Trump - esordisce l'economista Gianluca Bagnara - siano esagerate e che lo status quo venga mantenuto. Tuttavia, un naturale deprezzamento del dollaro per compensare il debito americano potrebbe rendere superflua la discussione sulla svalutazione".
"Se gli Stati Uniti adottassero una politica di svalutazione del dollaro, come plausibile, l'UE potrebbe affrontare tensioni economiche e politiche. La BCE potrebbe essere costretta a intervenire per evitare un'eccessiva rivalutazione dell'euro, mentre gli Stati Uniti potrebbero esercitare pressioni sugli Stati membri per ottenere concessioni, quali l'acquisto di titoli americani di debito in cambio dell'abbassamento dei dazi commerciali".
È quindi un test per l'architettura istituzionale dell'UE: un cambiamento radicale nella politica valutaria globale rappresenterebbe una sfida per l'attuale struttura istituzionale dell'UE, che finora ha funzionato grazie alla separazione tra competenze politiche e monetarie.
"L'UE ha l'opportunità di migliorare la posizione dell'euro come valuta internazionale. Per farlo, dovrebbe: aumentare l'emissione di debito comune; superare la frammentazione del sistema finanziario europeo; accelerare l'implementazione del progetto dell'euro digitale. Quest'ultimo punto potrebbe trovare poi supporto nell'avvio di un mercato europeo dei crediti di carbonio e di biodiversità (cosiddetti crediti di natura), cioè sottostanti di garanzia alla moneta digitale (stable-crypto)".
"Sorge il dubbio: è meglio trattare sui dazi o accettarli per evitare gli scenari alternativi?", conclude Bagnara.
Per maggiori informazioni: g.bagnara@agraria.it