L'intensità degli eventi estremi di precipitazione è destinata ad aumentare nei prossimi decenni: eventi di inondazione più frequenti ed estremi potrebbero esporre fino a 484mila persone alle inondazioni fluviali e fino a 2,2 milioni alle inondazioni costiere in Europa ogni anno, entro la fine del secolo. Le evidenze scientifiche e le ricerche recenti sottolineano l'urgente necessità di interventi di prevenzione.
Il CMCC-Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, attraverso l'analisi di dati e osservazioni, mira a migliorare la comprensione degli eventi estremi di inondazione, degli scenari futuri e delle soluzioni, avvalendosi di modelli di simulazione climatica, di capacità predittive ottimizzate e di un collegamento tra le conoscenze locali e le soluzioni globali.
Alcuni dati:
- il 12% delle persone che vivono in Europa risiede in aree che possono essere soggette a inondazioni fluviali;
- le precipitazioni estreme sono aumentate dagli anni '50, soprattutto nell'Europa settentrionale e centrale. Tra il 1980 e il 2022, in Europa sono stati registrati 5.582 decessi legati alle inondazioni;
- le inondazioni in Europa nel 2023 hanno colpito 1,6 milioni di persone e causato circa l'81% dei danni economici in quell'anno, dovuti agli impatti climatici nella regione;
- in Emilia-Romagna, a metà maggio 2023, sono caduti 6 mesi di pioggia in soli 1,5 giorni, portando 23 fiumi a rompere gli argini;
- secondo gli esperti del CMCC, le temperature più calde sono, almeno in parte, responsabili dell'aumento delle precipitazioni, poiché ogni aumento di grado Celsius della temperatura atmosferica porta a un 7% in più di vapore acqueo contenuto nell'atmosfera, che viene poi rilasciato sotto forma di precipitazioni.
Poiché si prevede che i cambiamenti climatici aumenteranno il rischio di inondazioni costiere e fluviali in Europa, la delocalizzazione pianificata è sempre più considerata una misura preventiva per ridurre l'esposizione delle persone ai disastri e ai cambiamenti ambientali, aiutandole ad allontanarsi definitivamente dalle aree ad alto rischio. Considerati gli impatti potenzialmente negativi che può avere sulle comunità trasferite e i suoi alti costi finanziari, la delocalizzazione è spesso considerata un'opzione di ultima istanza, quando la protezione dei sistemi socio-ecologici non sembra più possibile né dal punto di vista tecnico, né da quello sociale, né da quello economico.
Una questione locale e di disuguaglianza
"Il cambiamento climatico non è solo una questione globale, ma anche profondamente locale", spiega Johannes Emmerling, senior scientist del CMCC e coautore di uno studio sugli impatti del cambiamento climatico che si concentra specificamente sulla disuguaglianza all'interno dei Paesi.
"Abbiamo scoperto che il potenziale impatto degli eventi meteorologici estremi sul PIL è in media quasi nullo per il 10% più ricco dei Paesi. Questo perché le assicurazioni e le diverse opzioni di adattamento sono più facilmente disponibili e accessibili per le famiglie più abbienti", afferma Emmerling, il cui studio mostra che per ogni 1% in più di reddito, i danni climatici diminuiscono di circa lo 0,4%.
"Il cambiamento climatico non solo aumenta la disuguaglianza, ma l'aumento della disuguaglianza aggrava molti degli impatti sulla società indotti dal cambiamento climatico attraverso una maggiore esposizione e vulnerabilità", afferma l'autore principale dello studio e scienziato del CMCC Shouro Dasgupta, la cui ricerca sostiene l'importanza di indagare gli effetti distributivi del cambiamento climatico a livello locale.
Per maggiori informazioni:
Fondazione CMCC - Centro Euro Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici
www.cmcc.it