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L'opinione dell'economista Gianluca Bagnara

"Quella dei dazi in realtà è una grande partita a scacchi per scopi politici"

Da pochi giorni è stato riconfermato vice presidente del gruppo di lavoro della FAO per la valutazione della biodiversità del suolo: è l'economista Gianluca Bagnara, che vanta una lunga esperienza internazionale in campo di agro-economia. "Quella sui possibili dazi la vedo come una partita a scacchi - esordisce - e non è una cosa nuova. Con meno clamore mediatico ne avevano parlato già i predecessori dell'attuale presidente degli Stati Uniti (USA) Trump. Lo spettro dei dazi viene usato più come una minaccia per fare pressione politica".

Gianluca Bagnara

"Ma nel caso in cui andassero in porto - prosegue - il comparto ortofrutticolo europeo sarebbe toccato in minima parte: negli Stati Uniti l'Italia esporta per lo più kiwi, mele e trasformati, non in quantità enormi a dire il vero".

E, fra l'altro, essendo prodotti di alta gamma per una fascia di popolazione alto spendente, probabilmente pagare un frutto 10 dollari al kg o 12,5 non gli cambierebbe molto. "Quella dei dazi è una pressione affinché l'Unione Europa (UE) sia più autonoma dagli USA rispetto alle spese militari, ad esempio. E, in Ucraina, sia impegnata in prima persona nella ricostruzione, con i relativi investimenti. Gli USA hanno fortissimi interessi economici nella UE, perciò non possono neppure permettersi uno scontro frontale".

Bagnara è vice presidente alla Fao del gruppo per la biodiversità. "Di recente è stato annunciato l'accordo dei Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) per 200 miliardi di dollari da investire fino al 2030 per la biodiversità, con supervisione della FAO. Ecco di cosa si tratta: un Paese sostiene il miglioramento della biodiversità, (specie del suolo in tema di fertilità, microorganismi e sostanza organica, ndr) e tale miglioramento diventa uno strumento finanziario, un derivato a favore del raking del debito pubblico. C'è anche la partita della cattura del carbonio: anche in questo caso siamo di fronte a un bene finanziario su cui intervengono fondi di investimento. Ma non dimentichiamo che ormai la terra non è più solo in mano agli agricoltori, specie in certi continenti".

Conclude Bagnara: "Credo quindi che gli interessi in ballo siano molteplici e la minaccia dei dazi vada ben oltre le apparenze. Nessun mass media ha finora parlato dello strumento finanziario dettato dalla biodiversità e difficilmente qualcuno lo farà. Così come l'Unione Europea deve decidere cosa farà da grande: se vorrà essere l'ago della bilancia a livello mondiale dovrà accentrare le decisioni in merito di fisco, difesa e politica estera e non lasciare che ogni Paese coltivi il proprio orticello".