"La campagna dell'aglio bianco polesano a marchio Dop si è conclusa con l'essiccazione dei bulbi. La produzione ha sofferto grandi difficoltà legate al clima, che è stato davvero inclemente. In generale, abbiamo fatto i conti con una primavera piovosa che, se da un lato ci ha consentito di non dover mai ricorrere all'irrigazione di soccorso, dall'altro lato ha favorito le fitopatie fungine e la ruggine dell'aglio, una problematica che negli ultimi anni si sta rivelando in crescita. Temporali e pioggia hanno penalizzato i volumi, che registrano globalmente un -20% mentre in alcune zone specifiche è andato perso anche il 40% di prodotto". Così Claudio Salvan, presidente della cooperativa Il Polesine, una delle realtà più importanti per la produzione di Aglio Bianco Polesano DOP, con circa 20 associati e una produzione intorno a 250 tonnellate l'anno.
Il percorso verso la Dop (Denominazione d'origine protetta) è iniziato da circa 10 anni, con una crescita ed evoluzione del comparto straordinari. Il marchio Dop è infatti riconoscibile e dunque il cliente lo acquista a ragion veduta. Negli ultimi anni, le vendite sono state costanti, con circa 600 tonnellate totali di prodotto certificato venduto. Crescita sostenuta grazie a una governance di filiera ben organizzata, supportata dall'azione delle singole imprese produttrici, che offrono un prodotto estremamente curato e di qualità che parla del nostro territorio, dell'esperienza dei produttori e della natura specifica dei terreni.
L'Aglio bianco polesano Dop si distingue per il profilo aromatico e l'ottima serbevolezza. I bulbi si presentano di colore bianco brillante uniforme.
"L'attuale campagna commerciale, in virtù dei minori volumi, vede un incremento del 10% per il prezzo in campagna. In generale, in Italia le quantità disponibili di aglio certificato sul mercato sono ancora ridotte, come dimostrano i dati ISMEA, che hanno rilevato la forte dipendenza del mercato nazionale dalle importazioni dall'estero, molto massicce e che pesano per un 52% del fabbisogno totale. Le quotazioni dell'aglio estero, in particolare da filiera spagnola, rispetto alla scorsa campagna sono aumentate del 25%. Probabilmente con le riserve di magazzino che abbiamo sarà complicato arrivare a giugno 2025 con la nuova produzione".
"È innegabile - conclude Claudio Salvan - che il nostro prodotto sia molto richiesto dai consumatori attenti alla filiera e a un prodotto salutare. In merito alla competizione estera, certamente non possiamo e non dobbiamo competere con le 13 mila tonnellate di prodotto che arriva dalla Cina, che è più bianco e più grosso del nostro, ma non ha sapore e si conserva solo grazie all'invenzione delle celle frigo. E neppure possiamo competere sul prezzo con Corea del Sud ed Egitto, perché hanno bassissimi costi di produzione. Possiamo difenderci dalla concorrenza solo se riusciremo a vendere non solo l'aglio, ma anche tutto il racconto del territorio, della tradizione e delle condizioni di coltivazione che lo rappresentano. In tale direzione è fondamentale implementare le superfici investite e accrescere i volumi di aglio nazionale, dato che al momento siamo del tutto deficitari rispetto al nostro stesso fabbisogno interno".
Per maggiori informazioni:
Società Cooperativa Il Polesine
Claudio Salvan
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Rovigo (Italy)
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