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Osservatorio Waste Watcher International

Sprechi alimentari, l'ortofrutta ancora in vetta alla classifica

Se c'è una conseguenza positiva determinata dalla spinta inflattiva di questi mesi è proprio la maggiore attenzione alle pratiche di riciclo e quindi anche allo spreco alimentare.

Infatti, per via del caroprezzi, i consumatori hanno tagliato gli acquisti al supermercato, diventando anche più consapevoli verso l'importanza delle azioni di contrasto allo spreco di cibo.

Presentazione dei dati dell'Osservatorio Waste Watcher International durante il IV International Day of Awareness of Food Loss and Waste di Roma (28 settembre 2023).

Nella classica degli alimenti più sprecati in Italia troviamo al primo posto, seppur in lieve riduzione, ancora la frutta fresca (33%), seguita da insalata (24%), cipolle, aglio, tuberi, e infine le verdure. Se è vero che gli sprechi di frutta e verdura sono diminuiti rispetto al 2022, è anche vero che questa flessione non è legata tanto alla maggiore attenzione da parte degli acquirenti, quanto piuttosto alla notevole e generalizzata riduzione dei consumi di ortofrutta.

L'osservatorio Waste Watcher International ha recentemente analizzando il profilo delle famiglie italiane che sprecano maggiori quantità di cibo, facendo emergere che le fasce più deboli della popolazione tendono a sprecare di più, probabilmente perché i beni alimentari acquistati risultano spesso di qualità inferiore e quindi maggiormente soggetti a un deterioramento più rapido.

Di seguito si riporta la differenza percentuale delle quantità di alimenti sprecati negli ultimi sette giorni, rispetto alla media nazionale: Isole +7%, nuclei senza figli +13%, ceto medio-basso +12%, ceto popolare +12%. Sono più attenti agli sprechi invece le famiglie con figli (-13%) e il ceto medio (-10%). Nel complesso, i prodotti ortofrutticoli sono tra quelli più sprecati: questo sia dovuto allo spreco domestico sia alle perdite causate dalle barriere di mercato europee, che spesso creano problematiche nell'ottimale gestione degli articoli freschi.

Le motivazioni che portano allo spreco sono molteplici, come la mancanza di capacità di conservazione o la difficoltà nella lettura delle etichette, ma anche le tempistiche troppo lunghe tra una spesa e l'altra (specie se l'approvvigionamento diventa settimanale), o i cibi venduti già vecchi e la tentazione di acquistare prodotti che non piacciono o non necessari in quel momento.

Lo spreco di denaro, l'impatto diseducativo sulle giovani generazioni e le conseguenze ambientali ed etico-sociali sono solo alcuni degli effetti negativi dello spreco. Invece, tra i provvedimenti pubblici e le azioni delle imprese illustrati per stimolare i consumatori a sprecare meno alimenti si cerca di:

  • puntare sulla sensibilizzazione e istruzione nelle scuole;
  • far conoscere ai cittadini i danni sull'ambiente;
  • far conoscere ai cittadini l'impatto negativo sull'economia;
  • realizzare confezioni più piccole;
  • migliorare le etichette sulle modalità di consumo.